La storia delle mie tette: breve intervista a Micol Beltramini
- Scritto da Giorgio Parma
- Pubblicato in Interviste
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
Dopo avervi segnalato il graphic novel La storia delle mie tette di Jennifer Hayden come una delle uscite più interessanti, tra quelle già annunciate, di Edizioni BD, e dopo avervi anche mostrato alcune tavole in anteprima esclusiva, abbiamo contattato la curatrice della collana Psycho Pop, nonché traduttrice del volume, Micol Beltramini, per apprendere qualche informazione in più riguardo a quest'opera. Trovate il resoconto della nostra breve chiacchierata con Micol nell'intervista qui di seguito.
Bentornata su Comicus!
È uscito in libreria in questi giorni un nuovo nato di casa Psycho Pop: La storia delle mie tette di Hayden Jennifer. Un titolo che è tutto un programma. Eppure nasconde sotto un'apparenza così diretta e quasi divertente, una realtà molto profonda e dolorosa. Puoi parlarcene più nel dettaglio?
Di recente ho detto di questo fumetto che è il cavallo di troia definitivo: dietro a un titolo che si fa notare, e che mantiene comunque tutto ciò che promette, nasconde una storia tra le più necessarie e profondamente umane che mi sia mai capitato di leggere. Una storia d'amore, di sesso, di tenerezza, di malattia e di guarigione. Di una vita, anzi, di tante vite: quella della protagonista e quelle di tutte le persone che le stanno accanto. Fa ridere davvero; fa piangere davvero; fa pensare davvero. Ogni donna sulla terra dovrebbe leggerlo, e probabilmente anche ogni uomo.
Questo volume, sebbene sia uscito da poco negli States, è stato considerato sin da subito uno dei migliori volumi in uscita quest'anno da riviste e testate giornalistiche come The New York Times, Library Journal, GQ, Comic Book Resources e Forbes, solo per citarne alcune. Quale credi che sia il maggior punto di forza di quest'opera e a che pubblico è rivolto?
Il suo maggior punto di forza? Il coraggio e la bravura con cui Jennifer ha raccontato la sua storia, di una schiettezza davvero disarmante. A me ha fatto lo stesso effetto di Blankets: l'ho preso in mano pensando che ne avrei letto una ventina di pagine, invece l'ho letto tutto d'un fiato, ridendo e piangendo, come dicevo prima. In effetti ora che mi ci fai pensare credo sia rivolto a un pubblico parecchio simile a quello di Blankets. Molto, molto trasversale: basta avere un cuore.
Come hai scelto questo volume, che a tratti ricorda molto il Marbles di Ellen Forney? Hai avuto contatti direttamente con l'autrice?
Ci siamo incappati durante lo scouting per Psycho Pop, e ce ne siamo subito innamorati. Jennifer l'ho conosciuta dopo, quando l'ho contattata su Facebook. È stato divertentissimo: dal nome credeva fossi un maschio!
Infine, una piccola domanda che non possiamo non farti: cosa secondo te è Psycho e cosa è Pop in questo volume?
La parte psycho è più o meno la stessa di Marbles, che citavi prima: il modo in cui Jennifer ha raccontato la sua storia e il suo percorso di malattia e di guarigione. La parte pop non ho davvero bisogno di spiegartela: basta aprire il libro a una pagina qualsiasi per farsi un'idea di quanto sia graffiante, fresco e fuori dagli schemi.