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Animation History #17: Alice nel paese delle meraviglie

Come abbiamo visto nell'analisi di Cenerentola, la storia della umile ragazza che diventa principessa nella versione animata era inframezzata con le sequenze dei topolini, una sorta di cortometraggi nel lungometraggio che possiamo considerare uno strascico dei film antologici che avevano spopolato nella filmografia Disney degli anni '40. Questa struttura è ancor più evidente nel film successivo, che adatta in animazione i due romanzi più celebri di Lewis Carrol, già in origine dotati di una narrazione episodica nella quale la protagonista affronta situazione abbastanza indipendenti l'una dall'altra; sullo schermo questo si traduce in una Alice che opera come filo conduttore tra le diverse scene, una sorta di avatar dello spettatore nel corso del viaggio attraverso il mondo delle meraviglie. Walt Disney aveva già usato il personaggio di Alice in modo simile negli anni '20, in una cinquantina di cortometraggi a tecnica mista nei quali una giovane attrice interagiva con personaggi animati; a mezzo secolo di distanza il personaggio viene ripescato per farne un lungometraggio animato, sulla scia delle opere che avevano fatto conoscere il nome Disney ad un pubblico ancor più ampio.

Adattare i romanzi di Carrol in un film non era opera facile, a causa dell'umorismo surreale prettamente britannico poco adatto per essere incanalato in una vera e propria vicenda; inoltre c'erano numerose ambientazioni e più di 80 personaggi da presentare al pubblico, operazione impossibile senza effettuare una selezione. Ma il problema principale era la protagonista, priva di alcunché elemento caratteriale o obiettivo che la motivasse nel suo viaggio: questa povertà di caratterizzazione la faceva impallidire al cospetto di tutti i personaggi bizzarri che popolano il mondo delle meraviglie, per cui Walt pensò di introdurre una storia d'amore tra Alice e il Cavaliere Bianco incontrando però la disapprovazione dei suoi collaboratori che la ritenevano una modifica troppo drastica allo spirito del testo originale. L'unica soluzione era trasformare la protagonista in una sorta di "figura di reazione" a quanto le si para davanti di volta in volta, nella maggior parte dei casi con una costante espressione di stupore e smarrimento.
La difficoltà nell'inquadrare il modo giusto per affrontare il progetto ne rallentò la produzione, con pause e ripetuti cambiamenti in corsa: i primi studi sulla storia risalgono agli anni '30 (Alice nel paese delle meraviglie ha rischiato addirittura di essere il primo Classico animato Disney) e a metà degli anni '40 si considerò addirittura una realizzazione in tecnica mista, che avrebbe avuto per protagonista Ginger Rogers o Laura Pattern.

Lo stile visivo del film si discosta molto dalle illustrazioni che accompagnano il testo nei due romanzi di Carroll, optando per un tratto meno sofisticato e più vicino ai disegni delle precedenti opere Disney, con molte similitudini in particolare col precedente Cenerentola. Alice nel paese delle meraviglie è il primo titolo della filmografia Disney ad aver preso ispirazione in modo rilevante dai doppiatori nella costruzione dei personaggi: oltre ad Alice (la cui interprete ha anche posato per riprese usate poi come modello per le animazioni grazie alla tecnica del rotoscope), in particolare il Cappellaio Matto e la Leprotto Bisestile hanno un design derivato chiaramente dall'aspetto degli attori che hanno prestato loro la voce. Per quanto riguarda le ambientazioni si può notare un approccio grafico ispirato all'espressionismo tedesco e alla corrente surrealista: le architetture traboccano di linee forti e gradini che si incastrano senza una rigida aderenza alla realtà, con sequenze che sfociano in una vena onirica-visionaria come il finale scontro dell'esercito di carte.
La pellicola detiene anche un record, ovvero il maggior numero di canzoni presenti in un film Disney: i brani non sono però concepiti come in un classico musical, dato che alcuni durano solo qualche manciata di secondi, ma sono uno stratagemma per riportare la metrica e i versi strampalati di Carrol in una forma coerente con le produzioni dello studio d'animazione.

Il film uscì nelle sale nel maggio 1951 e fu un grande flop al botteghino, generando una perdita di un milione di dollari nelle tasche degli studi Disney: nonostante questo, oggi Alice nel paese delle meraviglie è tra i film più apprezzati grazie a personaggi memorabili come il Cappellaio Matto, lo Stregatto, il Bianconiglio, PincoPanco e PancoPinco, il Brucaliffo e la Regina di Cuori. Il cast è stato sicuramente l'elemento più ispirato della produzione, salvando una narrazione frammentaria in cui Alice è solamente una turista in un manicomio in Technicolor, nei confronti della quale è difficile provare empatia; il fatto di aver avuto cinque registi distribuiti sulle diverse sequenze animate ha reso la pellicola ancor più folle, dato che ognuno di loro ha evidentemente tentato di rendere le proprie scene le più strampalate e le più frenetiche di tutta l'opera.
La fama del film è però imputabile a una notorietà raggiunta soprattutto alla fine degli anni '60, quando, dopo l'uscita di Yellow Submarine, la cultura hippie lo considerò un suo simbolo grazie ai suoi elementi psichedelici (affini alla sequenza degli elefanti rosa in Dumbo).
Il suo percorso di diffusione è differente da tutti gli altri film Disney: l'iniziale insuccesso infatti spinse Disney a escluderlo dai titoli che sarebbero stati ciclicamente riproiettati al cinema, preferendo trasmetterlo in televisione 3 anni dopo in una versione leggermente accorciata.

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