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Capitan Napoli 1, recensione: anche l’Italia ha i propri supereroi

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Il concetto di supereroe è estremamente radicato in qualsivoglia società o cultura: un individuo, dotato di poteri straordinari che salva le persone “normali”. Dagli eroi greci a quelli indiani del Mahabharata, fino a quelli Marvel e DC Comics, gli individui “super” (tali per volere divino, profilo genetico o errore umano) hanno permesso all’uomo di spingere oltre il proprio potenziale, le proprie aspirazioni e le proprie conquiste.
Dopotutto, questi eroi sono sempre stati calati in un contesto riconoscibile. Naturalmente ammantato da un velo fantastico, ma riconoscibile. L’Olimpo è stato posto su un monte reale, ammirabile da chiunque e, chiunque, poteva immaginare sulla sua sommità la casa degli dei greci. Così come alzando lo sguardo tra i palazzi di Manhattan si sorride immaginando di poter vedere Spider-Man volteggiare.

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I comics americani suggeriscono da circa ottanta anni che i supereroi siano quasi tutti concentrati negli States. Certo, non sono gli unici: la Russia ne ha qualcuno, l’Africa ne ha un paio importanti, persino la svizzera ha Hellcow.
Anche l’Italia tentò, a metà del secolo scorso, di creare qualche supereroe nostrano.
Il medium fumetto ha subito enormi evoluzioni, è maturato e l’iniziativa di Capitani Italiani, universo creato da Fabrizio Capigatti, ne ha fatto tesoro. Anche l’Italia, e le sue città più importanti, ha i propri supereroi. L’operazione non è assolutamente pseudo patriottica, men che meno provinciale, bensì culturale: data la grande tradizione mitica dell’area mediterranea, come per i comics americani, l’evoluzione contemporanea dell’eroe è proprio il supereroe. Il mondo dei Capitani Italiani è quello contestuale, riconoscibile nei suoi luoghi e nelle sue tensioni sociopolitiche. Dopotutto, il fumetto, specie nella sua forma popolare e metaforizzata, ha la grande capacità di cogliere problematiche e questioni culturali ed etico-morali.
Capitan Napoli, scritto da Antonio Sepe e disegnato da un ricco pool di artisti – Pasquale Qualano, Claudio Avella, Vincenzo Carratù e Alessandro Miracolo – arricchisce la nostra penisola con il supereroe partenopeo.

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La storia è quella delle origini: il giovane Nino Caruso, ragazzo cresciuto nei sobborghi di Napoli e amante della boxe, viene a contatto con un liquido tossico e acquista il potere di generare terremoti con i suoi pugni. In un momento di grande tensione sociale e politica nel capoluogo campano, non sono solo gli “eroi” a fare capolino nella vita della città.
Quella scritta da Antonio Sepe non è la “canonica” storia di origini. Spesso, per molti eroi, è un incidente drammatico il motore delle loro origini e dei loro superpoteri. Nel caso di Capitan Napoli, e di altri personaggi presenti nel volume, è un vero e proprio atto criminale. Il contesto è drammaticamente realistico, quella del fumetto è anche la Napoli violentata dalla criminalità organizzata che colpisce tanto gli individui al margine quanto quelli maggiormente inseriti nella società. La nascita di Capitan Napoli è coerente con il contesto, dando grande forza alla genesi del personaggio e all’affezione del lettore.

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La squadra di disegnatori raggiunge il fondamentale obiettivo di calare l’atmosfera da comics d’azione supereroistico nella città partenopea. Luoghi riconoscibili, non solo per il lettore campano, ma da tutti, racchiusi in composizioni dal grande impatto visivo che va dalla singola vignetta fino all’intera tavola. L’aspetto grafico, nonostante la presenza di quattro disegnatori, è molto coerente senza, naturalmente, abbandonare la specificità del tratto di ognuno degli artisti.

Il risultato di Capitan Napoli, è dunque, una felice operazione. È ovvio che gli autori vogliano strizzare l’occhio al comics americano, come sorta di “omaggio reverenziale” ai capostipiti, ma l’intelligenza sta nell’aversi saputo slegare senza mai rifarne il verso. L’eroe napoletano è stato costruito – sia nell’identità narrativa, quanto in quella grafica – con il giusto equilibrio tra dimensione fantastica e dimensione realistica.
Non resta che attendere i nuovi sviluppi del universo dei Capitani Italiani, che pian piano sta arricchendo le proprie schiere, esplorando quello che è un mondo dalle interessanti potenzialità iconiche.

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Edizioni Inkiostro: Pasquale Qualano al lavoro su The Cannibal Family

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Ci giunge un'interessante notizia per i lettori delle Edizioni Inkiostro: Pasquale Qualano, infatti, è al lavoro su The Cannibal Family.

L'artista, già disegnatore DC Comics, realizzerà un cartonato per The Cannibal Family su testi di Stefano Fantelli. L'albo è attualmente in lavorazione e vedrà la luce prossimamente. Qualano si inserisce nella lunga lista di nomi a lavoro sul brand.

Per rimanere aggiornati su tutte le novità riguardanti ED Ink, potete consultare le notizie a questo indirizzo.

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Carmine Di Giandomenico e Pasquale Qualano entrano in DC Comics

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I disegnatori italiani Carmine Di Giandomenico e Pasquale Qualano sono entrati a far parte del team di artisti sotto contratto con la DC comics.

Di Giandomenico, noto per lavori importanti alla Marvel Comics come Battlin' Jack Murdock, Spider-Man Noir e l’ultima incarnazione di X-Factor, scritta da Peter David, sta collaborando con la DC Comics per un progetto di primissimo piano, attualmente ancora top secret, sul quale ci ha però fornito alcuni succulenti dettagli. Tutt’ora al lavoro per la Sergio Bonelli Editore, del quale ha terminato le matite dell’atteso episodio Il Lungo Addio della serie Dylan Dog, il disegnatore teramano è stato contattato un mese fa via mail dell’editor della DC, Rebecca Taylor, per una collaborazione stabile con la DC comics. “Lo dico subito: non farò Superman o il prossimo 52, - ha scherzato il disegnatore raggiunto al telefono – e per ora non disegnerò né una serie regolare né una miniserie. Posso dire solo che darò il mio apporto a un evento importante per il suo contesto (e per come accadranno certe cose al suo interno), scritto da un autore molto affermato e che sarà pubblicato a Dicembre. Un evento, comunque, che deve ancora essere ufficializzato.”
Pur non potendo fare nomi o dare ulteriori dettagli, Di Giandomenico ci ha fatto una rivelazione-bomba, ovvero che il suo incarico riguarderà un’iniziativa legata al mondo di Batman. La nuova collaborazione tra il disegnatore e il colosso editoriale della Warner non chiuderà comunque il suo rapporto di lavoro con la Bonelli, visto che Di Giandomenico sarà il titolare del primo numero di Orfani – 4 stagione.

Un destino artistico, quello dell’ingresso in DC, condiviso anche da un altro suo collega: Pasquale Qualano, disegnatore per Aspen Comics e Zenescope Entertainment che, recentemente, ha partecipato alla realizzazione dell’albo corale Harley Quinn Road Trip Special #1, scritto da Jimmy Palmiotti e Amanda Conner. Un’avventura on the road dell’Arlecchina in compagnia di altre due Bad Girls dell’universo di Batman, ovvero Catwoman e Poison Ivy, impegnate in un folle viaggio in roulotte attraverso l’Interstate 60. L’albo è uscito lo scorso mercoledì 16 settembre e la prova di Qualano ha incassato numerosi consensi, tra i quali i complimenti pubblici di Palmiotti, espressi tramite Twitter, e una menzione d’onore da parte del sito IGN che ha ben recensito le pagine del disegnatore campano con il seguente commento: “La vera star dell’albo è Pasquale Qualano, le cui splendide ed eleganti illustrazioni catturano l'occhio del lettore. Speriamo che la DC programmi altri nuovi lavori per Qualano.”
Un’opinione condivisa anche dai vari editor della DC Comics, che stanno vagliando alcune possibili nuove collaborazioni con il disegnatore, le cui pin up di Harley Quinn postate sulla sua pagina pubblica di Facebook hanno attirato mesi fa l’attenzione dell’editor DC Chris Conroy, che lo ha poi contattato volendolo fortemente nel progetto Harley Quinn Road Trip Special.

Un forte in bocca al lupo ad entrambi per questa nuova avventura editoriale.

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Amped e i Supereroi (diversamente) abili di Pasquale Qualano

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Presentata in versione cartacea al Comicon di San Diego dopo un’anteprima distribuita online sotto forma di Pdf,  AMPED è una miniserie fantascientifico-supereroistica pubblicata dalla casa editrice Red Giant Entertainment e disegnata dall’italianissimo Pasquale Qualano, ormai professionista affermato nella scena editoriale statunitense, con all’attivo collaborazioni per Marvel, Aspen Comics e Zenescope Enterteinment. Anche la colorazione dell’albo è tutta italiana, firmata da Ylenia Di Napoli.

Titolo poco convenzionale, che ha destato molta curiosità  per tematiche e protagonisti, Amped racconta la sperimentazione su campo di un progetto tecnologico innovativo incentrato su ragazzi diversamente abili, collegati mentalmente ad avatar robotici: questi ultimi sono droidi antropomorfi, dotati di differenti capacità e armi, utilizzabili tanto per scopi militari quanto per missioni di pubblica utilità oppure di soccorso in situazioni di crisi. La scelta di usare ragazzi giovanissimi affetti da pesanti handicap fisici è dettata dall’enorme forza di volontà di quest’ultimi per superare i propri limiti e le proprie disfunzioni, rendendoli mentalmente capaci di reggere un hyperlink, cioè un collegamento neuronale dove la loro coscienza viene trasferita in remoto negli androidi, dalle fattezze umane e completi di divise.

La miniserie, che sarà in futuro ampliata in una seconda stagione, propone un mix di generi, tra avventura, thriller tecnologico e tematiche supereroistiche d’avanguardia. Firmata da uno sceneggiatore veterano come Brian Augustyn (Batman: Gotham by Gaslight , The Flash, Justice League, Painkiller Jane), Amped propone non solo una differente tipologia di supereroi digitali, nonché una declinazione alternativa del concetto di uomo/superuomo, ma persegue anche l’obiettivo di sensibilizzare i lettori nei confronti di ragazzi diversamente abili, spesso invisibili alla società o prigionieri di una gabbia di stereotipi e di pietismo.

Pasquale Qualano ha realizzato sia i disegni, improntati su una linea grafica cartoonistica, sia ha ideato personalmente l’intero character design dei personaggi, tanto umani quanto artificiali, nonché il look delle divise e della tecnologia usata nella storia. “Un lavoro molto complesso - ammette il disegnatore raggiunto al telefono - con un lunghissimo studio sull’aspetto e i movimenti dei ragazzi che dovevano essere credibili e realistici nelle proprie patologie, come nanismo, spina dorsale bifida, mancanza di arti come un braccio o gambe amputate a causa di un incidente e così via.”
Un lavoro che ha costretto il disegnatore napoletano ad una lunga documentazione su casi medici reali per arrivare all’aspetto finale dei protagonisti di Amped.
Ho avuto più problemi a definire i personaggi umani che non quelli artificiali - ci confida Qualano - mentre per l’aspetto degli avatar, l’idea iniziale era quella degli X-Men in versione Robocop, che poi si è trasformata in corso d’opera e progressivamente raffinata…
Secondo alcune stime iniziali, il primo numero di Amped, già disponibile nel circuito della gigantesca catena di giocattoli Toys "R" Us, ha già venduto diverse migliaia di copie tra versione cartacea, Pdf e albi presentati al Comicon.

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