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Miracleman: perché Alan Moore non compare nei credits?

alanmoore mirCome molti di voi avranno notato, e come abbiamo già evidenziato nella recensione, la tanto agognata ristampa di Miracleman ad opera di Panini Comics non riporta mai il nome dello sceneggiatore che, a partire dal 1982, riportò in auge in personaggio. Il nome di Alan Moore è infatti sostituito nei credits con l’eufemismo “Lo Scrittore Originale”, mentre nei redazionali la questione viene accuratamente evitata. Il motivo dietro questa curiosa scelta editoriale è da ricercarsi nel veto imposto alla Marvel dallo stesso Moore, il quale avrebbe esplicitamente richiesto la rimozione del proprio nome da ogni tipo di materiale informativo e pubblicitario, per distanziarsi dalla “scia di lacrime” legata alla proprietà del personaggio. Probabilmente, per distanziarsi anche dalla Marvel, che secondo lui “non ha rispetto per gli scrittori e artisti coinvolti” nella questione MM. Il veto è valido anche per le edizioni estere del prodotto, che si presenta in Italia – differentemente da quanto avviene con altre collane della Casa delle Idee – assolutamente conforme all’edizione originale.

Nella lunga intervista a Pádraig Ó Méalóid del 2010, Moore sosteneva inoltre di voler in qualche modo risarcire il creatore originale di Marvelman Mick Anglo, all’epoca ancora vivo, attribuendogli interamente il credito morale ed economico per la creazione del personaggio. La spinosa questione dei diritti di MM risale ai primi anni 80: secondo la ricostruzione di Moore, Dez Skinn, allora editor della rivista Warrior e suo datore di lavoro, lo contattò sostenendo di aver rilevato da un curatore fallimentare i diritti della defunta casa editrice L. Miller & Son, tra cui il personaggio di Marvelman. Il Bardo di Northampton accettò l’idea di rivitalizzare il personaggio in chiave revisionista, e accettò un terzo dei diritti su Marvelman e sulle nuove storie (gli altri terzi andarono a Garry Leach e Dez Skinn, e la situazione si complicò ulteriormente quando subentrarono gli altri disegnatori come Alan Davis). Tuttavia, si scoprì in seguito che l’unico detentore dei diritti era sempre stato Anglo, e persino che la L. Miller non era nemmeno fallita nel 1963, ma che aveva semplicemente chiuso i battenti. Secondo quanto affermato da Skinn, di cui non possiamo essere certi né della buona fede né del contrario, Mick Anglo era comunque d’accordo con l’uso del suo personaggio. In ogni caso, Moore si sente tuttora colpevole di appropriazione indebita.

Com’è noto, la già intricata situazione peggiorò ulteriormente con una serie di sfortunati eventi: la chiusura di Warrior nel 1985 e il conseguente trasferimento oltreoceano alla Eclipse Comics; il cambio del nome in Miracleman, sotto pressioni della Marvel; la cessione di Moore dei propri diritti all’amico Neil Gaiman; il fallimento dell’Eclipse; l’acquisto da parte di Todd McFarlane delle proprietà intellettuali della defunta casa editrice con l’intento di impiegare Miracleman nella propria scuderia. Quest’ultimo evento portò all’annosa causa legale che vide contrapposto Gaiman e McFarlane, e che di fatto impedì la ristampa – o il proseguimento dell’opera – per numerosi anni.

La faccenda si chiuse con McFarlane che si ritira dalla causa rinunciando definitivamente ai diritti sul personaggio e con la contemporanea acquisizione dei sudetti diritti da parte della Marvel con Gaiman che può concludere finalmente il suo ciclo di storie.
Nell'attuale ristampa, come già detto, non può essere incluso il nome di Alan Moore in alcun modo, ed ecco spiegato il motivo della sua assenza dai credits o, addirittura, negli editoriali degli albi americani e non.

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