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Captain America: The Winter Soldier: recensione

captain-america-itAndiamo subito al sodo: Captain America: The Winter Soldier, secondo capitolo del franchise dedicato al Primo Vendicatore, è un film che mantiene le attese, le supera e “doppia” con facilità il primo capitolo diretto da Joe Johnston, appena sufficiente, e soddisfa a pieno sia i true believer che i "semplici mortali" candidandosi ad essere uno dei migliori Marvel-Movie usciti finora.

Steve Rogers, dopo essere stato scongelato ed essersi ritrovato catapultato nel XXI secolo, aver combattuto l’esercito alieno comandato da Loki ne “La battaglia di New York” in The Avengers, sembra aver trovato un momento di calma (apparente), nel quale poter finalmente confrontarsi con la modernità e cercare il suo posto nel mondo, processo sicuramente non privo di difficoltà.
Divenuto a tutti gli effetti uno degli agenti operativi di più alto rango dello S.H.I.E.L.D. si dedica anima e corpo alla sua missione, questa volta non più combattuta fra eserciti in battaglie campali, ma condotta per mezzo di operazioni mirate e segrete. Difatti il Capitano Rogers, quando chiamato al dovere, non indossa più i colori della bandiera a stelle e strisce, ma un più sobrio (quanto azzeccato) costume blu e argento. Ad ogni modo, è sempre mosso dai suoi fermissimi principi, dal senso del dovere che gli impone di far sempre la cosa giusta anche se comprende quanto oggi la linea rossa che separa il bene dal male, i buoni dai cattivi, si sia fatta sempre più sottile, quasi inesistente.
“A me piace sapere contro chi sto combattendo”, confessa il protagonista nel corso del film, confermando, fra le righe, di accettare la missione senza condividerla a pieno. Ma comunque il Capitano non è di certo in grado di appendere lo scudo al chiodo, anche perché il lavoro è l’unica cosa a tenerlo ancora connesso al mondo: Steve infatti, pur non essendo più confinato in un blocco di ghiaccio, si trova in una situazione di blocco emotivo, che non gli consente, ad esempio, di imbastire alcuna relazione di tipo sentimentale.
Nonostante tutto, il protagonista si impegna nel sincronizzarsi con la quotidianità, contando anche sull’amicizia (che è tutto un programma) con l’agente Romanoff e sulla new-entry Sam Wilson, reduce di guerra, con un passato difficile alle spalle.
Proprio nel momento della potenziale svolta nella vita di Steve, riaffiora dal passato una terribile quanto conosciuta minaccia che, come un cancro, si è diffusa ovunque nel tempo, generando metastasi anche nei posti più insospettabili. Chi sono, dunque, i cattivi adesso? E, soprattutto, di chi ci si può fidare?
In tutto questo gioco di spie e segreti, un terribile e spietato villain, un incubo vivente che ha pilotato la storia moderna con i suoi omicidi, il Soldato d'Inverno, darà la caccia a Rogers e i suoi alleati, mosso da motivazioni sconosciute.
Le risposte verranno sciolinate sapientemente nel corso del film, e il Capitano capirà che niente è come sembra e che combattere per la giustizia e la libertà non è mai stato più complesso.

Partiamo dal primo punto di forza del film: il cast, fatto di attori conosciuti e altri alla prima apparizione.
Chris Evans ritorna a impersonare Capitan America con convinzione: il personaggio è sempre più suo e l’attore di Boston risulta molto più credibile che nelle precedenti apparizioni nei panni del Super Soldato a stelle e strisce. Nelle espressioni del protagonista si avverte il senso di spaesamento e inadeguatezza nei confronti del mondo che lo circonda, mai più di questa volta si va in introspezione di un personaggio fuori posto e fuori tempo. Evans, in sostanza, si dimostra essere ben più di due occhi azzurri su 90 kg di muscoli.
Più bella che mai, la Vedova Nera di Scarlett Johansson: abbandonato il curioso taglio di capelli di The Avengers, il character è oggi fenotipicamente più simile al fumetto. La super spia sovietica continua, però, ad essere un personaggio non pienamente caratterizzato: si accenna sempre al suo passato, fatto di “note rosse sul registro”, ma non si indaga mai veramente su questo. Il risultato è quello di una presenza messa lì quasi per caso, al posto della quale poteva esserci chiunque. La vera sorpresa risulta, invece, il Falcon di Anthony Mackie: Sam Wilson si dimostra armonico nel contesto del film e una spalla credibile e mai fastidiosa. La sua funzione sostanziale è quella di alleggerire il contesto molto serio del film con un’attitudine umoristica azzeccata. Nota positiva anche per il Nick Fury di Samuel L. Jackson che, da veterano infallibile, svolge il suo "compitino" in maniera accademica ma efficace.
Ciliegina sulla torta è senza dubbio il personaggio di Alexander Pierce interpretato dalla leggenda del cinema Robert Redford: l’esperto attore caratterizza il suo ruolo in maniera stratificata e complessa ed è davvero un gran piacere trovare un artista che si muove solitamente nel mondo del cinema indipendente e d’autore in un popcorn movie quale è Captain America: The Winter Soldier.

Ma la prova più attesa resta quella di Sebastian Stan che offre una riuscita interpretazione del Soldato d’Inverno: il personaggio è una presenza quasi sovrannaturale, che appare silenziosamente come un fantasma nei momenti più inattesi per poi sparire in un attimo, cosa che lo presenta come un villain credibile e insidioso. Dispiace che nel film non appaia di più: da un lato questa è una scelta strategica per conferire un alone di mistero al Soldato, dall'altro, dato che il suo nome compare sin dal titolo, era lecito aspettarsi che al personaggio fosse dato maggiore spazio. La sensazione è che non si sia voluta mettere troppa carne al fuoco, per evitare di "bruciare" un character le cui potenzialità potranno essere espresse al massimo nel terzo capitolo del franchise.

Analizzando il film sotto il profilo registico, si sottolinea l'ottima prova dei fratelli Anthony e Joe Russo: la scelta del duo da parte dei Marvel Studios è stata una vera sorpresa poiché i registi erano soliti realizzare prodotti di stampo comico-umoristico, si guardi alla serie Community per conferma. Inaspettatamente, i Russo si dimostrano totalmente a loro agio nel dirigere una spy-story ricca d’azione, che si svolge in un mondo popolato da superumani e creature aliene.
Gran merito della riuscita del film va naturalmente agli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely (con la tacita, ma evidente, collaborazione di Ed Brubaker, autore del ciclo fumettistico di Captain America al quale il film, liberamente, si ispira). La storia, coerente e lineare, non presenta buchi narrativi, il contesto risulta realistico e attuale, lo humor ridotto all’osso (fortunatamente in controtendenza con i precedenti film della “Fase 2” dell’universo cinematografico Marvel, Iron Man 3 e Thor: The Dark World). Non sorprende, quindi, che sia i registi che gli sceneggiatori siano stati confermati a scatola chiusa anche per il venturo capitolo cinematografico con protagonista Capitan America.

Per quanto riguarda gli effetti speciali, l’abbondante uso di CGI tipica dei precedenti film Marvel viene contenuta e utilizzata nella parte finale del film, in una battaglia aerea affascinante nella quale spiccano le scene di volo con Falcon protagonista. Le diverse battaglie che si avvicendano nel corso della storia sono state rappresentate con grande realismo e dinamismo, i combattimenti corpo a corpo sono un misto di arti marziali sapientemente mescolate fra loro. Inoltre, l’iconico scudo del personaggio viene sfruttato in tutte le sue potenzialità diventando il vero protagonista di alcune spettacolari sequenze.
Da citare la bella scena in ascensore, in cui il protagonista combatte contro una decina di avversari: grazie alla sua grande carica visiva, siamo certi diventerà una sequenza cult, andando forse a soppiantare, nell’immaginario collettivo, la “scena dell’ascensore” presente nel film Drive.

Ottimi anche i costumi del film mentre risulta senza infamia né lode la colonna sonora di Alan Silvestri: in alcuni punti del film riesce a conferire una certa epicità al contesto, ma per il resto passa inascoltata.
Scontato sottolineare l’inutilità del 3D in quanto argomento oramai fin troppo discusso. Il film si apprezza benissimo, e forse meglio, in due dimensioni.

Terminata la pellicola, vi sono due scene “bonus”: la prima è montata nel mezzo dei titoli di coda ed è un gustoso, ma purtroppo striminzito antipasto di Avengers: Age of Ultron. La scena, infatti, è stata diretta proprio da Joss Whedon e ci presenta per la prima volta ben tre nuovi personaggi che ritroveremo l’anno prossimo. Nel momento nel quale termina, l’hype schizza alle stelle e dover aspettare più di un anno per il prossimo capitolo dei Vendicatori fa soffrire.
La seconda scena, alla fine dei titoli, è simpatica ma assolutamente ininfluente.

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