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40 anni di Lupo Alberto: intervista a Moreno Burattini

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la Moreno BurattiniPluripremiato sceneggiatore, Moreno Burattini ha prestato servizio come autore di Lupo Alberto negli anni novanta, realizzandone diverse storie. Ma l'impegno preso con la Bonelli per supervisionare la produzione di Zagor, personaggio di cui tuttora elabora le avventure, lo ha allontanato dai McKenzie.

Anche saggista, ha continuato a occuparsi del Lupo analizzandolo in pezzi come Al lupo! Al lupo!, sulla storia editoriale del personaggio, e Nella vecchia fattoria, sull'aspetto corale della testata, oltre a saggi su Tex, Zagor e Diabolik.

A Comicus Burattini ha raccontato la sua amicizia con Silver e il rapporto con quel suo personaggio dal pelo ceruleo.

Dei quarant'anni di storia editoriale di Lupo Alberto quanti ne hai passati in compagnia dei McKenzie?
Come lettore, tutti e quaranta. Come autore, sono stato attivo dal 1992 al 1998, realizzando una quarantina di storie. La prima si intitola La dimora degli dei (Lupo Alberto n°80); l’ultima, Talpamara il farmacista (Lupo Alberto n°157). Oltre a sceneggiare storie “ordinarie”, ho anche ideato tre serie: Le maialate di Enrico La Talpa (ogni volta Enrico escogitava un metodo diverso per cercare di sedurre Silvietta), McKenzie Memories (ogni personaggio della fattoria rievoca un suo antenato) e Vita da talpa (scenette coniugali tra Enrico e Cesira). Durante i sei anni di collaborazione ho anche scritto articoli per le rubriche della rivista e dei supplementi.

Come è avvenuto l'incontro con Silver?
Mi ero proposto come sceneggiatore per le riviste Splatter e Mostri che, a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo scorso, venivano pubblicate dalla ACME di Roma. Non sapevo che tra i soci della Casa Editrice, insieme a Francesco Coniglio, ci fosse anche Silver. Lo scoprii subito perché proprio mentre le mie prime storie venivano accettate, la ACME mandò in edicola due testate dedicate a Cattivik e Lupo Alberto. Chiesi se servissero storie per quest’ultimo personaggio, che trovavo più congeniale alle mie corde, ritenendo il Lupo molto più legato alla sensibilità e al tocco autoriale di Silver. Dopo un po’ di tempo trascorso a scrivere sceneggiature per il Genio del Male, fu Silver stesso a chiedermi di provare anche con la fattoria McKenzie.

Dunque inizi a collaborare con Silver tramite Cattivik. Come ti sei trovato?
Mi sono divertito un sacco. Ho sempre pensato di essere istintivamente portato per il fumetto umoristico, e lo dimostra la ventina di albi di Cico (la spalla comica di Zagor) scritti per la Bonelli. Se fosse stato possibile, non avrei mai smesso di cattivikkeggiare. Per la testata mi inventai anche uno pseudonimo, quello di Professor Gustavo La Fogna, con cui rispondevo alle missive dei lettori e curavo rubriche come “Il dizionario degli insulti” o quella degli scherzi.

Da Cattivik sei poi passato a Lupo Alberto, a cosa è stato dovuto lo spostamento?
Fu una proposta di Silver che mi chiese se me la sentivo. Mi sentii promosso. Poi la collaborazione si interruppe perché da una parte la MCK, la nuova casa editrice del Lupo dopo Acme e Macchia Nera, aveva cominciato a mettere su uno staff di sceneggiatori più assidui di me, che ero a mezzo servizio, dall’altra io stesso ero talmente assorbito dal mio lavoro in Bonelli da non avere più tempo per il Lupo. Non c’è stato mai un momento in cui io e Silver ci siamo detti addio, ma io ho smesso di inviare proposte e lui ha smesso di chiedermele. Ma quando ci vediamo non manchiamo mai di ricordare i bei tempi trascorsi insieme.

la Moreno Burattini 01

Oltre all'universo McK hai preso parte a un'altra grande realtà tutta italiana, la Bonelli, curando dal 1989 Zagor e scrivendone le avventure più importanti (tra cui il numero 600, il primo romanzo). Come sei approdato al personaggio?
La data del 1989 è quella in cui ho cominciato, in ottobre, a scrivere la mia prima storia di Zagor, uscita poi nel maggio del 1991. Da quel momento non ho mai smesso di sceneggiare storie dello Spirito con la Scure, ma fino al 2001 l’ho fatto stando a casa mia, in Toscana. Poi, la Casa editrice mi ha chiesto di trasferirmi a Milano per lavorare in redazione e io ho accettato, facendo da braccio destro al curatore della testata dell’epoca, Mauro Boselli. Della cura di Zagor vera e propria, tutta affidata a me, ho cominciato ad avere la responsabilità dal 2007. Allo Spirito con la Scure sono approdato avendone letto le avventure da quando ero bambino, avendo sognato di scriverne io le storie sull’esempio di uno sceneggiatore che adoravo, Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli, creatore del personaggio), e infine presentando delle proposte in Via Buonarroti, là dove si “fabbricava” il personaggio. Naturalmente non subito venni accettato e ci fu tutto un percorso di maturazione e di apprendistato da fare prima di arrivare a vedere realizzato il mio sogno. Oggi sono lo sceneggiatore che ha scritto più pagine di Zagor di chiunque altro, Nolitta compreso (che resta però imbattibile per qualità, e a cui io cerco sempre di ispirarmi).

Lupo Alberto si è imposto come uno dei personaggi più iconici del fumetto italiano. Secondo te dov'è la sua forza?
Ho scritto molti articoli sul Lupo, e sempre ho sottolineato l’importanza della “coralità” nelle sue strisce e nelle sue storie. Alberto non è l’unico mattatore, ma uno dei tanti personaggi sulla scena. La fattoria è un microcosmo affollato e tutti riconosciamo in qualcuno degli animali un nostro amico o un nostro parente, se noi stessi. Il garbo con cui Silver, poi, raffigura la realtà psicologica della vita di tutti noi rende il suo fumetto qualcosa di più di una “semplice” strip comica.

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