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Memories: Magnetic Rose

Memories

A 7 anni di distanza dal suo capolavoro Akira, Katsuhiro Otomo decide di tornare al lavoro su un lungometraggio cinematografico animato basato sulle sue opere; il progetto però è un film a episodi (simile a Manie Manie – I racconti del labirinto, al quale lo stesso Otomo aveva partecipato dirigendone un episodio) basato su tre sue storie a fumetti autoconclusive, ognuna delle quali sarà sviluppata da un differente regista.
La prima sequenza, Magnetic Rose, è stata diretta dal regista Koji Morimoto e vede l'esordio sul grande schermo di Satoshi Kon, qui nei panni di sceneggiatore; esaminandone a posteriori la trama si può constatare quanti elementi abbia in comune con la futura filmografia di Kon, sicuramente una scelta azzeccata di Otomo nell'affidare questa storia ad un autore così adatto alle corde della vicenda.

Un gruppo di astronauti capta un segnale di emergenza e si introduce all'interno del relitto di una base spaziale per esplorarla alla ricerca di segni di vita; a sorpresa scoprono un fatiscente arredamento di lusso in stile europeo, appartenuto alla scomparsa diva della musica lirica Eva Friedal. Aggirandosi tra le stanze gli astronauti vengono colpiti da allucinazioni nelle quali compare la cantante, ma l'illusione preleva immagini ed eventi anche dalle vite degli astronauti facendoli confrontare con gli incubi del proprio passato, rendendo la missione più impegnativa del previsto.
La visione risulta abbastanza particolare e suggestiva, mettendo lo spettatore di fronte a una fantascienza particolareggiata nella ricostruzione della fisica spaziale e dei dettagli abbinata a un'atmosfera onirica e avvenimenti surreali. Il labile confine sogno/realtà e la protagonista cantante/attrice sono elementi che Kon riprenderà nei suoi successivi film Perfect Blue, Millennium Actress e Paprika, sviscerandoli in modo più approfondito di quanto avesse avuto occasione di in questa occasione.

Magnetic Rose è stato accolto dal pubblico e dalla critica come l'episodio più riuscito di Memories, in grado di competere con i più interessanti lungometraggi animati del periodo nonostante i suoi soli quarantacinque minuti di lunghezza. I momenti toccanti, le scene inquietanti e i drammi personali affrontati dagli astronauti trasmettono una forte drammaticità, resa ancor più intensa dalla colonna sonora di Yoko Kanno che pesca a piene mani dal repertorio di musica lirica, compresa una performance di Maria Callas.
Sicuramente il buon lavoro fatto da Kon su quest'opera e il successo riscontrato sono stati un ottimo biglietto da visita che gli ha permesso di ottenere la fiducia produttiva necessaria a realizzare film interamente scritti e diretti da lui.

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