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Star Wars: Il risveglio della Forza: recensione

Disclaimer: Prima di analizzare il settimo capitolo di Star Wars, abbiamo ritenuto opportuno fare una piccola premessa. Se volete saltare subito alla recensione pura del film, cliccate qui.

Parlare di Star Wars, per molteplici motivi, non è mai facile: dalla grandezza del tema alle diverse declinazioni che negli anni hanno preso vita nell’universo canonico creato da George Lucas nel 1977, dalla barriera che viene posta dalla sterile moltitudine di fan assatanati e totalmente devoti all’opera, ma soprattutto per via di quello che ha rappresentato nell’ultimo trentennio questo franchise: un'epopea contemporanea che ha risollevato e rispolverato, mediante la science fiction, la forza, forse dimenticata, della narrativa epica, mediata modernamente mediante la cinematografia. E se questo è valido per chi si appresta a parlare di questo brand, figuratevi per chi lo approccia per rimaneggiarlo, per ampliarne i contenuti, espandendone la storia, non in modo apocrifo ma perfettamente canonico, in linea con quello che è stato definito come tale dopo l’intervento di “pulizia” operato dalla Disney a seguito dell’acquisizione della Lucasfilm.

Essendo stata fino ad ora un'esalogia non cronologicamente consequenziale quella di Star Wars, l’essenza stessa del franchise è da ricercarsi nei primi capitoli, e nella pietra fondante su cui si è edificato il tutto, ossia proprio Una nuova speranza. In esso Lucas ha creato uno schema abbastanza dinamico che poi verrà seguito con variazioni sul tema anche piuttosto ampie ma mai radicali, nelle successive due pellicole, mentre verrà goffamente stravolta e “rinnovata” nella trilogia prequel iniziata nel ’99. Nel primo film la matrice è solida e ancorata saldamente ad alcuni fattori in grado di catturare ampiamente lo spettatore: la mitologia e l’epica di viaggio fantascientifica, sviluppata abilissimamente con le nuove frontiere degli effetti speciali ma soprattutto con un lavoro di modellistica, scenografia e make up art meravigliosa; ma non solo, anche una tragedia di fondo che andrà dipanandosi maggiormente nei seguenti capitoli, che ammanta la storia di una oscurità e di una shakespearianità fondante, con punte di lirismo di fortissimo impatto e magnificenza. Ma vi è anche una forte componente di commedia, con scene divertenti e rapide, scattanti, con dialoghi spiritosi e freschi. Infine, come non citare l’avventura, l’azione fenomenale e di alti livelli, anche se questo soprattutto nei successivi film, la componente Western e il Fantasy più puro. Lucas ha definito una particolare ricetta per il suo primo lavoro della saga, che ha stabilito i parametri principali attorno a cui ruotare per ottenere un pattern ben riconoscibile sebbene continuamente differente.

E quindi se in Una nuova speranza si ha una buona commistione di generi nobili e meno nobili, ne L’Impero colpisce ancora, a farla da padrone sono i toni drammatici, come l’ibernazione in carbonite di Han Solo, o il tradimento di Lando, la perdita della mano di Luke o il tentativo di corruzione da parte del padre che cerca di portarlo con se ne Lato Oscuro della Forza, o mistici, come l’addestramento con Yoda su Dagobah e la comparsa dello spirito di Obi Wan. Il terzo (sesto) capitolo invece, Il ritorno dello Jedi, è più dedicato all’analisi dei sentimenti e alla sublimazione dei rapporti tra i personaggi, con l’amore tra Leila e Han, l’epifania e la catarsi di Darth Vader e il combattimento epico e ricco di pathos con il figlio, la toccante morte di Yoda e l’aggiunta di una forte componente fantastica data dagli Ewok e dal palazzo di Jabba.
C’è una cifra stilistica che si ripete, ma è uno spettro ampio che si distribuisce su di un range molto vasto di generi e strutture, che risultano più o meno piccate nei diversi film.

Nella “trilogia prequel” invece, lo stesso Lucas dirige tutte e tre le pellicole modificando il tessuto originario per dare una componente soap operistica che danneggia profondamente quello che è stato e ha significato Star Wars negli anni precedenti. La minaccia fantasma è un film scarso sotto ogni punto di vista, con recitazioni non all’altezza, personaggi di bassa lega e una componente fanciullesca e child-oriented. Ne L’attacco dei Cloni Lucas cerca di rimediare con tre duelli degni di nota, una grossa componente sentimentale tra un Anakin adolescente e la giovane Padme, amore turbolento che consumerà entrambi tragicamente, e la morte della madre del Jedi, casus belli che porterà al definitivo allontanamento di Skywalker dalla retta via della Forza. Ne La vendetta dei Sith, infine, i toni si alzano drammaticamente con la parabola ascendente dell’eletto che termina con una forte ed emotiva chiusura in un finale dignitoso che si riallaccia al meglio con la vecchia trilogia, soprattutto perché tale discesa nell’abisso è mossa proprio dall’amore, dalla volontà di non perdere la propria amata, che innalza il livello di tragedia di tutta la esalogia.

Ora però, bisogna capire se J. J. Abrams, l'uomo che ha ripreso in mano dopo dieci anni esatti questo franchise a livello cinematografico, per dare vita ad una nuova trilogia, più una serie di spin-off che ne seguiranno, ha fatto un lavoro quantomeno al livello dei predecessori o se questo nuovo sguardo verso il futuro della saga possa essere addirittura più promettente. Perché, essendo targato Star Wars, questo film non può prescindere da un confronto con i precedenti.

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La trama: parlarne è tutto fuorché semplice perché praticamente è uno spoiler unico. Ci limiteremo a dirvi che i protagonisti sono entrambi i due giovani, Finn e Rey, che derivando da circostanze e retaggi completamente diversi, finiscono con l'incrociare le loro strade, entrando subito in sintonia perché entrambi rappresentativi di persone dal cuore puro, dallo spirito nobile, che cercano disperatamente di svincolarsi da quel doloroso peso che è il loro passato, sottraendosi al loro opprimente presente per ricercare un futuro libero e appassionante. Ritroviamo alcuni dei personaggi della prima trilogia come Han Solo, sempre fedele alla sua natura di mascalzone, e il Generale Leila Organa, a capo della resistenza e della nuova Repubblica, c'è sempre il fidato Chewbacca e pochi altri della vecchia guardia, mentre i nuovi protagonisti sono il fulcro sfavillante di questa nuova epopea. Ritroviamo con grande piacere l'epica di viaggio, con cui i nostri protagonisti, immergendosi nella profondità della galassia, affrontano incredibili avventure, portando a termine missioni e raggiungendo obiettivi praticamente impossibili da realizzare ma come sempre, questo fa parte della sospensione di incredulità e di tutto ciò che ne deriva.
Luke Skywalker è sparito, nessuno sa dove sia e tutti lo cercano per risollevare le sorti della guerra galattica. Il suo abbandono e ritiro a vita eremitica sarà spiegato nel corso del film, ma sappiate soltanto che ha a che fare con un suo fallimento passato che ha coinvolto un particolare personaggio centrale nella storia.

La riuscita del lavoro di Abrams e degli sceneggiatori sta nell'aver riportato quel senso di magia e leggenda che noi stessi abbiamo sperimentato nel corso degli anni, all'interno della pellicola stessa, facendogli giocare un ruolo fondamentale per le nuove leve. Ciò che è mitologia per noi lo è anche per loro: anche Rey e Finn sono ammaliati dal fascino di queste storie lontane lontane, circondate da una cappa di mistero e incredulità, dovute prevalentemente alla condizione di totale lontananza della donna dal "mondo civilizzato" e alla falsificazione storica dell'Impero per Finn, che rendono questo nuovo viaggio ricco di fascino, perché viene fatto dai protagonisti e dagli spettatori assieme. Ci si immerge di nuovo nello spettacolo del sense of wonder più puro ed estasiante della prima trilogia, cosa non semplice da fare dopo tutto ciò che abbiamo potuto vedere al cinema e non solo negli ultimi anni; J. J. riesce a stupirci ancora, e lo fa in grande stile, genuinamente, ritornando alle radici del successo e rivitalizzandole con nuova linfa.

La parte da leoni la fanno come detto le nuove leve, i giovani nuovi eroi, mentre quelli della vecchia generazione fanno da mentori, li aiutano a crescere e a sviluppare appieno il loro potenziale, riconoscendo di non essere più in grado di far fronte da soli alla minaccia incombente. Incespicano, sono trattenuti dagli acciacchi dell'età, ma hanno lo spirito temprato di un tempo, forgiato dopo innumerevoli vicissitudini che non gli permette di arrendersi, che li spinge a rimettersi ancora in gioco, anche chi sembra aver abbandonato la causa.

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Ma parliamo un po' delle performance recitative degli attori in gioco. Partiamo dai nuovi acquisti: John Boyega/Finn è un personaggio insicuro, timoroso del suo destino, incapace di seguire ciecamente quello che gli comanda di fare il Primo Ordine, essendo mosso da un forte senso di giustizia e bontà d'animo. L'attore riesce a trasmettere molto bene tutto questo allo spettatore, così come risulta credibile il percorso di crescita che lo porta a diventare un eroe, a prendere le redini della sua vita e a dimostrarsi capace di qualunque cosa pur di salvare le persone che ama. Lo stesso vale per Daisy Ridley/Rey che viene salvata da un umile condizione precaria di cercatrice di rottami su Jakku, un mondo deserto e poco ospitale che porta i segni e i resti di una battaglia colossale ormai passata. Classico personaggio meraviglioso, altruista, generoso e dotato, che ben si presta al ruolo di guida femminile, briosa e forte, che farà scordare (no dai, proprio scordare no) la performance di Carrie Fisher nella prima trilogia. Il suo passato è molto nebuloso anche a film terminato: abbandonata da piccola sul pianeta, ancora aspetta il ritorno dei genitori, anche se oramai è più che una sterile speranza. Eppure è la chiave fondante della volta che reggerà la nuova trilogia, quindi sicuramente ne sapremo di più in futuro.
Rey quindi è la novella Han Solo, questo è il ruolo che ricopre: abile meccanica che subito entra in sintonia con le navi spaziali e con le persone che incontra. Uno dei personaggi più riusciti e più belli della pellicola, che dona a Star Wars una nuova forte guida femminile, genuina e semplice, che non punta sulla bellezza sfacciata, sebbene ne abbia da vendere, ma che confeziona un personaggio di ottima caratura, ottimo esempio per evitare inutili e caricaturali vuoti involucri di pura estetica nel cinema moderno d'avventura.

Il Poe Dameron di Oscar Isaac invece, è un personaggio molto adatto alla saga di Star Wars, un abile pilota, il migliore della resistenza, che ricorda molto il Luke Skywalker della prima trilogia, che svolge un ruolo importante nell'operazione contro la Star Destroyer, divertendosi come un matti nei cieli del pianeta-arma. Aggiungiamo che i classici personaggi come Han e Leila, come Chewbacca, sono fortemente continuativi rispetto a quello che abbiamo imparato ad amare nel corso dei film passati, mantenendo lo stesso stile caratteristico, le stesse peculiarità fondanti della loro leggenda.

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Passando ai villain, tre sono quelli principali che sono presentati nel film, di cui vi parleremo meglio nel dettaglio, mentre un altro, il Capitan Phasma di Gwendoline Christie nella sua scintillante armatura argentea, risulta sfortunatamente solo una macchietta, un personaggio pressoché inutile nell'economia del film, sprecando un buon potenziale. Ma veniamo a Kylo Ren, il Jedi malvagio passato al Lato Oscuro da giovane, un personaggio strettissimamente legato ai vecchi combattenti della prima trilogia. Adam Driver riesce bene nell'intento di dar vita ad una figura complessa, un giovane turbato, instabile, vittima di un dilaniante e straziante processo di deriva nel lato oscuro, che lo consuma ma che comunque non è in grado di strappare tutta la luce che c'è in lui, che proprio per questo deve continuamente riformulare i suoi voti, ripetersi i suoi mantra e le sue proposizioni, giurando di fronte alla maschera di Dart Vader, fino a quando non compirà l'ultimo passo verso l'oblio. Sebbene tutto sommato regga come personaggio, ci sono alcuni aspetti che non convinco appieno, come l'impostazione un po' fanciullesca della sua mentalità, che seppur in conflitto spesso risulta fin tropo infantile, sebbene questo si sposi alla perfezione con gli eccessi d'ira che sfoggia molto frequentemente e in cui perde totalmente il controllo di sé. Altro personaggio di spicco è il Generale Hux di Domhnall Gleeson, classico comandante spietato che brama il potere e il totale controllo su tutto ciò che lo circonda, con le tipiche connotazioni fasciste. Il contrasto tra lui, che possiede una forma di potere che è alle sue dirette dipendenze ma che deve necessariamente dipendere da terzi, dal suo esercito, e Ren, che invece possiede un potere suo, libero di utilizzarlo a piacere con molta più maneggevolezza diretta, è caratteristico e ben bilanciato, e conferisce un'ulteriore conflitto all'interno del film.
Quello che però ci ha convinti meno è il Leader Supremo Snoke (Andy Serkis), un maestro oscuro la cui presenza è mostrata unicamente con ologrammi imponenti e a cui rispondono direttamente i generali del Primo Ordine, che non riesce a trasferire un forte senso di insicurezza, di minaccia, di paura, forse per via proprio della completa struttura in CGI che non regge per nulla il confronto con un Lord Sidious.

E questo è uno dei difetti principali della pellicola, la mancanza di un villain inquietante che incuti timore e reverenza: la potenza visiva di Kylo Ren è nettamente più allarmante e ipnotizzante.
Altri difetti si riscontrano in alcuni sviluppi della trama che portano i protagonisti ad essere in grado di pilotare navi di grande portata come il Millennium Falcon con leggerezza e immediata comprensione di meccaniche di base che risultano un po' spiazzanti, un po' eccessivi, sebbene necessari e richiesti per il completo sviluppo della trama; stessa cosa è valida per l'apprendimento istantaneo dell'arte della spada laser per chiunque la maneggi.

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La regia di Abrams è sempre ben calibrata al genere di film che sta approcciando, avendo comunque già rodato l'approccio con Star Trek. Ma qui i ritmi si fanno più serrati, le scene sono veloci, incalzanti, di materiale ce ne è tanto e va messo tutto, dosando con attenzione ogni singola sezione della pellicola. I piani sequenza e i campi lunghi che spesso ci vengono offerti, per sottolineare paesaggi mozzafiato o momenti topici tatuati sul volto dei protagonisti.
Le tipiche transizioni tra scene che fanno tanto stile moviemaker vengono mantenute ma quantomeno limitate a pochi cambi scena.

Nel film poi è ben visibile la componente disneyana di fondo, che si manifesta prevalentemente nelle caratteristiche dei protagonisti, oltre che in alcune scelte stilistiche, tra cui le gag e gli scambi di battutine a raffica tra i protagonisti, che fa molto show Disney, ma che al contempo non stona più di tanto, essendo stata comunque sempre inserita una chiara componente umoristica all'interno del franchise, sebbene a volte risulti gratuita. Questo però non interferisce negativamente con i toni fortemente drammatici della pellicola, con punte di lirismo che rivaleggiano con l'intera saga, confronti psicologici ben approfonditi e rivalità ben marcate. La drammaticità raggiunge vette molto elevate nella parte finale, che pareggiano scontri come quello Anakin-Obi Wan o morti importanti, come quella di Yoda o dello stesso Kenobi. Non spoileriamo nulla su questo, ma Abrams si prende subito un grosso rischio con questa nuova pellicola, realizzando uno dei momenti più toccanti ed emozionanti dell'intera saga, (che vi strapperà con le tenaglie una lacrima o più d'uno), soprattutto per ciò che rappresenta e per come viene strutturata la scena, rimanendo fortemente fedeli alla natura dei personaggi coinvolti, e questo non può che far ben sperare per il proseguo della trilogia, sebbene faccia anche temere per ciò che potrebbe accadere in futuro, essendo aperte tutte le possibili evoluzioni.

Per quanto riguarda la colonna sonora, John Williams, rimaneggiando il main theme creato ormai quasi 40 anni fa, ne dà vita ad una nuova di grande impatto, con tempi più dilatati delle precedenti per molte tracce e un sonoro più carico e denso, più in linea con l'attuale epic music. Molto ben ritmati e concordi con le scene rappresentate sono la maggior parte dei brani utilizzati, che espandono e rallentano il ritmo per renderlo subito incalzante e carico proprio quando viene richiesto dalla narrazione. Il sonoro poi è finalmente profondamente azzeccato e per certi versi spaventoso. Gli effetti sonori sfruttati per l'utilizzo della Forza la rendono viva, palpabile, persino terrificante a tratti, con una potenza che dona grande fascino ai momenti di tensione del film, che sono davvero molti.

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Effetti speciali meravigliosi, accattivanti, realistici, tangibili, il top sul mercato cinematografico attuale, di una vivacità e vividezza artistica. Le spade laser rifulgono, bruciano intensamente, sfrigolano ionizzando l'aria circostante; sono molto più grezze dal punto di vista del contorno, sono più ardenti, più rabbiose e meno lineari e statiche rispetto ai precedenti film. L'effetto neon burning viene mantenuto ma con una resa della global illumination dell'ambiente di combattimento che ha dell'impressionante. L'integrazione e l'interazione con ciò che le circonda è uno dei più alti punti tecnici del film. Ah sì, pochi lens flare questa volta, un grazie di cuore J. J.

Sempre rimanendo in tema di effetti speciali, finalmente si è ritornati all'uso di effetti di scena che si andassero ad affiancare all'uso di CGI e green screen, permettendo scene ed effetti molto più realistici ed avvincenti, proprio per via della maggiore amalgama di elementi effettivamente presenti sul set con cui gli attori hanno potuto realmente interagire.
Poi, ovviamente, oltre all'abilità incommensurabile degli scenografi, dei set designer e dei make up artist, bisogna celebrare anche tutto ciò che di digitale costella la pellicola, con ambientazioni favolose che rendono giustizia alla flora e alla fauna che hanno contraddistinto la saga finora.

Menzione particolare va fatta per il 3D che forse per la prima volta risulta soddisfacente e persuasivo, soprattutto nelle scene spaziali e di volo con gli inseguimenti rocamboleschi oppure nelle scene di lotta con spade laser.

Quindi è questo che ci offre J. J. Abrams in Star Wars: il risveglio della Forza, un film che sicuramente vi consigliamo di vedere perché finalmente riporta ai fasti passati un franchise incredibile e dal potenziale infinito, risvegliando letteralmente il gusto per una narrativa epica classica nel pubblico, con tutto ciò che ne consegue, osando molto sin dalle battute iniziali, spingendo sull'acceleratore con forza e donandoci una gran bella pellicola che, per molti versi aspetti supera persino Una nuova speranza. Si aprono molte porte e si gettano ponti verso i prossimi capitoli, chiudendo tuttavia in modo doloroso alcuni portoni. Se questo è il nuovo universo di Star Wars, seguiremo molto volentieri e molto da vicino la prosecuzione di questo viaggio fantastico, che riprende ancora una volta in grande stile.

Interpretato da John Boyega, Daisy Ridley, Adam Driver, Lupita Nyong’o, Gwendoline Christie, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Max von Sydow, Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew, Kenny Baker e Miltos Yerolemou, Star Wars: Il risveglio della Forza vede alle regia J.J. Abrams e sarà nelle sale italiane dal 16 dicembre 2015.

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