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Il kolossal dell'anticipation: gli intrighi che muovono il mondo, la recensione di Ghost Money

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“Le persone come voi fanno parte di quella che chiamiamo la comunità della realtà. Voi credete che le soluzioni emergano dallo studio giudizioso delle realtà percettibile. MA NON È PIÙ COSÌ CHE VA IL MONDO. ORA NOI SIAMO UN IMPERO, E QUANDO AGIAMO CREIAMO LA NOSTRA REALTÀ. E mentre voi questa realtà la studiate – giudiziosamente, certo – noi continuiamo ad agire, creando altre realtà che potrete ricominciare a studiare, ed è così ormai che vengono distribuiti i ruoli. NOI SIAMO GLI ATTORI DELLA STORIA, E A VOI, TUTTI QUANTI VOI, NON RESTA ALTRO CHE STUDIARE QUELLO CHE NOI FACCIAMO”.

Karl Rove, consigliere di George W. Bush, in un’affermazione rivolta al giornalista Ron Suskind del New York Times, estate 2002.

Era indispensabile iniziare questa recensione citando la dichiarazione di Karl Rove, esponente di spicco della controversa amministrazione Bush, riportata in apertura dello straordinario thriller fantapolitico Ghost Money, di Thierry Smolderen e Dominique Bertail, per calarci fin da subito nelle zone d’ombra di questa avvincente bande dessinée, dove nulla è ciò che sembra. Intrighi politici, speculazioni finanziarie, dramma ed avventura per un vero e proprio kolossal a fumetti che, pur ispirandosi a political dramas come le serie tv House of Cards e Homeland, ai best-sellers di Robert Ludlum ed in particolare alla serie dedicata a Jason Bourne, si inserisce invece nel filone del genere anticipation. Gli autori riescono infatti a delineare un possibile futuro prossimo del mondo partendo però dall’attualità del nostro presente, rendendo così plausibili gli sviluppi politici, sociali, economici e tecnologici inseriti nell’opera.

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Ghost Money è stato concepito durante gli anni bui dell’amministrazione Bush e il primo volume, di cinque, uscì nel 2008, all’alba dell’era Obama. Leggendo il bel volume, edito in Francia dallo storico editore Dargaud e proposto in Italia in una veste splendida da Mondadori, non si può fare a meno di restare stupefatti di fronte alla lucida intuizione di Smolderen che già 10 anni fa, mentre il mondo festeggiava il primo presidente colored della storia americana, aveva previsto la difficile gestione del bubbone mediorientale a seguito della scellerata politica estera di Bush, Dick Cheney e Donald Rumsfeld e il conseguente ritorno dei repubblicani, da li ad un paio di lustri, alla Casa Bianca.

In quest’opera ambiziosa, gli autori ci portano un futuro ormai molto prossimo, il 2020. La storia si svolge su due binari, destinati presto a convergere. A Londra Lindsey, una giovane attivista, viene coinvolta in un attentato durante una manifestazione di protesta a seguito dell’elezione del nuovo Presidente degli U.S.A., il repubblicano Burton. L’intervento provvidenziale di un’altra giovane, Chamza, le evita di venire travolta dalla folla terrorizzata. Lindsey viene ben presto colpita dallo charme della giovane, facoltosa studentessa d’economia dalle notevoli possibilità economiche, e se ne innamora. La sua nuova amica la trascinerà nel suo mondo fatto di agi e lusso: tutto grazie ad una misteriosa eredità, lasciatale dalla madre, scomparsa quando la ragazza era bambina. Parallelamente seguiamo le vicende della Caesar’s Hand, una squadra di mercenari senza scrupoli al soldo del governo americano, attivi fin dai tempi dell’attacco in Iraq in seguito alla tragedia dell’11 settembre. Guidati dal risoluto Kendricks, questa milizia viene impiegata per svolgere missioni segrete, di cui l’opinione pubblica non deve essere a conoscenza, compresa la destabilizzazione di Stati ritenuti “strategici” dall’amministrazione americana. Dal giorno successivo all’attentato più tristemente noto della storia moderna, il gruppo di mercenari è sulle tracce del cosiddetto “tesoro dell’11 settembre”, cioè di quegli immensi fondi finanziari scomparsi dalle borse mondiali alla vigilia della tragedia. Chi ha speculato sul quel triste evento? Da dove viene la ricchezza di Chamza? Perché la Caesar’s Hand è sulle sue tracce? E che ruolo potrebbe giocare il misterioso “Emiro delle luci”, leader arabo illuminato che gli U.S.A. hanno interesse a mettere in cattiva luce per poter perseguire i propri interessi?

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Thriller al fulmicotone, condito da un susseguirsi di colpi di scena che lasciano senza fiato, Ghost Money offre un punto di vista “europeo” sulla crisi del Medio Oriente che, fin dall’attacco dell’amministrazione Bush a seguito dell’11 settembre, non conosce sosta né soluzione. L’opera ha il merito di affrontare un argomento così scottante senza incorrere nell’emotività retorica, nazionalistica e patriottica tipica di tanta fiction a stelle e strisce. Lascia senza parole la naturalezza con cui Smolderen tratta questioni politiche e finanziarie e il modo in cui le padroneggia, riuscendo allo stesso tempo a proporre un racconto avventuroso assolutamente godibile e comprensibile anche al lettore non avvezzo al genere. Geopolitica, oscuri movimenti finanziari: è un mondo di zone grigie, quello descritto dall’autore, dove la storia segreta del mondo si fa in ristretti circoli, dove ci si arroga il diritto di decidere del destino del mondo e delle vite degli innocenti in nome di un presunto “interesse nazionale” che in realtà non porta beneficio a nessun popolo se non a piccoli gruppi di lobbisti e politici corrotti. Corrosive e puntuali le stoccate nei confronti delle amministrazioni americane che hanno destabilizzato intere aree geografiche per i loro interessi con effetti nefasti che la storia del mondo deve ancora inquadrare e decifrare.

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Alla sceneggiatura densa di temi, trame e sottotrame, corrispondono le tavole altrettanto dense e ricche di dettagli di Dominique Bertail, che fa esplodere davanti agli occhi del lettore pagine di inconsueta bellezza. Splendida la resa visiva di una tecnologia del domani che è già nel nostro presente, dalle vetture ai vari gadget in possesso dei personaggi, l’ideazione di edifici che sembrano usciti dallo studio di un architetto di grido, lo storytelling adrenalinico che non ha nulla da invidiare ad un lungometraggio di Bond o Bourne. L’artista si è recato personalmente a Shangai, Dubai e in altre capitali dove la storia è ambientata allo scopo di ricreare con assoluta precisione queste città su carta, sintomo di un’etica del lavoro non comune. Notevole è anche la versione italiana dell’opera, curata da Mondadori per la sua neonata collana Oscar Ink: un cartonato di grande formato, con un rapporto qualità/prezzo assolutamente convincente. Ghost Money si impone come una delle più belle sorprese a fumetti di questo 2017, una lettura avvincente ed estremamente attuale e profetica visto l’esito delle recenti elezioni presidenziali americane, già vaticinato da Smolderen nel lontano 2008.

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Ritorno in Russia per Fabien Nury e Thierry Robin, la recensione di Morte allo Zar

Ritorno in Russia per Fabien Nury e Thierry Robin: dopo l'affascinante La morte di Stalin (Historica 48), il duo francese completa un'ideale dittico dedicato alla storia del colosso slavo nel XX secolo con il volume Morte allo Zar, che si concentra sui disordini e i fermenti rivoluzionari di inizio '900, vere e proprie prove generali per la Rivoluzione di Ottobre e per i cambiamenti cruciali che investiranno da lì a poco l'Europa e il mondo.
Anche in questa occasione Nury si dimostra accurato nella ricostruzione storiografica di ambienti, contesto e soprattutto atmosfera: la città di Mosca nel 1905 è teatro di storie di uomini segnati dal passo pesante della Storia e dalla presenza della Morte - temuta, minacciata, cercata – come fili ideali che legano fra di loro i personaggi, qui presentati in un suggestivo racconto in due parti complementari fra loro.

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Nella prima, Il Governatore, ispirata in gran parte all'omonimo romanzo di Leonid Nikolaevič Andreev, si raccontano gli ultimi giorni di vita del governatore moscovita Sergej Aleksandrovič Romanov, zio dello Zar: ritenuto responsabile della strage del 17 settembre 1904 quando i soldati spararono sulla folla inerme, per questo fu “condannato a morte” dai socialisti rivoluzionari, che allora agivano in clandestinità. Fin dalle prime pagine l'alternanza di vignette panoramiche e dettagli spiega tutto in poche, efficaci tavole che richiamano molto le scene di massa dei film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn: il governatore dovrà morire, e lo sa. È a questo punto, di fronte ad una vicenda storica già nota, che entra in gioco l'approccio di Nury: sposa il punto di vista inusuale, suggerisce un fraintendimento alla base del massacro (incrementandone quindi l'aspetto drammatico), propone una figura di uomo di potere tragica, a metà strada fra i personaggi dostojevskiani e quelli di Edgar Allan Poe. Il governatore è pavido, tormentato e represso; le frequenti tavole con inquadrature dall'alto e lo stile espressionista e caricaturale di Robin lo riducono un uomo piccolo e solo nelle sale immense dal suo palazzo, come se il destino minaccioso incombesse sempre su di lui. L'alternanza e l'uso dei colori da parte di Claire Champion rifiniscono il paesaggio emotivo del protagonista: i blu scuri e grigi degli uffici ne disegnano paure e paranoie, i rassicuranti gialli e arancioni sono riservati ai pochi momenti sereni con la figlia amatissima, il rosso sottolinea le parti più drammatiche in cui è in gioco la vita. Sergej Aleksandrovič è un uomo che va più lento dei tempi in cui vive e non se ne accorge; nonostante sia rappresentante sconfitto di una spietata e arretrata aristocrazia, lo sguardo a cui ci costringono gli autori è paradossalmente solidale, quasi misericordioso con la sua vicende. La lettura, anche se si sa già come va a finire, ne guadagna in gusto e profondità.

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Ulteriore prova di intelligenza di Nury è il ribaltamento del punto di vista nella seconda parte del volume, intitolata Il Terrorista: stessa vicenda, raccontata però dalla parte del carnefice, il terrorista rivoluzionario Boris Aznikov, figura ispirata a Boris Savinkov, autore del misconosciuto Cavallo Pallido, diario autobiografico sull'organizzazione dell'attentato in questione. Anche qui il riferimento principale è il thriller psicologico, che si tinge però ulteriormente di elementi gotici: se in precedenza Sergej era dominato dalle situazione, qui Boris ne è fautore e deus ex machina, spinge il proprio tempo in avanti, non attende ma anticipa e lotta per ottenere ciò che vuole: domina le tavole, ne è spesso al centro, incombe su di esse con la sua presenza. Se per il governatore era la sua fragilità a condannarlo al disumano, qui è la volontà del terrorista a renderlo un personaggio freddo, capace di sacrificare amore e amicizie in funzione del proprio obiettivo: un'altra volta la morte, una volta in più, liberatoria e simbolica. Un antieroe che affascina proprio per il suo rigore e la sua irriducibilità distruttiva. Due personaggi opposti, eppure un destino così simile.

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Sul piano della narrazione in questa seconda parte viene lasciato molto più spazio all'azione, incastonata in tavole dalle griglie molto classiche, quasi fosse elemento necessario e scontato, come è di fatto per i rivoluzionari: anche qui sappiamo tutto quello che deve succedere, ma questo non toglie suspense e ritmo. A prevalere sono, sul piano grafico, i chiaroscuri, il gioco di ombre e l'uso del nero, che sottendono alla clandestinità scelta dal protagonista e dagli altri personaggi come territorio ambiguo fra menzogne e verità. I disegni di Robin mostrano un equilibrio formidabile di accuratezza ed espressività.

Morte allo Zar è l'ennesima grande dimostrazione, da parte di Nury e Robin, di come si possa coniugare l'erudizione con una narrazione agile e moderna, l'approfondimento psicologico con l'intrattenimento, la Storia con le storie.
A questo punto, avendo raccontato qui il prima e con La Morte di Stalin il dopo, manca un capitolo specificamente dedicato ai “giorni che sconvolsero il mondo” della Rivoluzione d'Ottobre. Chissà...

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Bao Publishing: anteprima de L'Estate Diabolika

  • Pubblicato in News

Vi presentiamo, qui di seguito, il comunicato e un'anteprima de L'Estate Diabolika, il nuovo volume Bao Publishing in uscita il 15 gennaio.

"L'Estate Diabolika

Un giallo a fumetti di Thierry Smolderen e Alexandre Clerisse scritto in un crescendo di tensione: intrighi spionistici degni dei migliori film sulla guerra fredda e l’incursione di una misteriosa figura vestita come Diabolik, l’eroe dei fumetti creato dalle sorelle Giussani.

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È l’estate del 1967, e per il giovane Antoine tutto ciò che lo circonda sembra essere avvolto nel mistero.

BAO Publishing è lieta di annunciare l'uscita, dal 15 gennaio 2016, del nuovo graphic novel di Thierry Smolderen e Alexandre Clerisse (già autori di Souvenir dell'Impero dell'Atomo).

Un padre dalla carriera misteriosa, l'inconfondibile sagoma di un uomo in calzamaglia nera che si aggira intorno a casa, e intanto i primi turbamenti, una donna misteriosa e lasciva che forse scappa da un passato ingombrante.

Sullo sfondo, la Riviera francese, gli anni Sessanta, la guerra fredda. Un magistrale thriller internazionale e psicologico, creato dagli autori di Souvenir dell'Impero dell'atomo, e con la partecipazione straordinaria del Re del terrore in persona: Diabolik, l'eroe dei fumetti creato dalle sorelle Giussani.

Thierry Smolderen e Alexandre Clérisse, francesi, sono gli autori di Souvenir dell’impero dell’Atomo, un volume di altissima qualità cartotecnica che ha conquistato il cuore dei lettori e ha impreziosito il catalogo Bao Publishing di una linea grafica vintage di cui L’estate Diabolika è il seguito ideale.

L'estate Diabolika è disponibile in libreria dal 15 gennaio 2016 per BAO Publishing".

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