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Oscar Ink: Femmes Magnifiques, anteprima - 50 donne che hanno cambiato il mondo

  • Pubblicato in News

È disponibile per Mondadori Oscar Ink il volume antologico Femmes Magnifiques che racconte le storie di 50 donne che hanno cambiato il mondo. Di seguito trovate tutti i dettagli e un'anteprima nella gallery in basso.

"Un’antologia a fumetti che celebra ogni donna capace di infrangere una barriera. Nell’arte, nella scienza e nella politica, ma anche nella vita di tutti i giorni. Femmes Magnifiques è come un libro d’avventura che spazia tra paesi, contesti culturali e dialetti molto diversi. Cos’hanno queste cinquanta donne in comune? C’è chi lavora per i diritti civili, chi per liberare altre donne e chi sul progresso tecnologico. Chi vuole affermarsi nel mondo dell’arte, della musica, della scienza, della politica, della letteratura. Chi, semplicemente, insegue il proprio sogno, e combatte per costruire il mondo in cui crede. Queste donne agiscono in tanti modi, ognuna con la sua missione, ma Femmes Magnifiques dimostra che il femminismo disegna un’unica mappa orientata a un futuro migliore."

 

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Il commissario Spada, recensione

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Se negli anni ’90 ne abbiamo assisto al declino definitivo, per tutti i decenni precedenti le riviste antologiche per ragazzi hanno rappresentato la linfa vitale del fumetto italiano che, grazie alla loro diffusione, hanno dato lavoro e spazio a tanti autori e lanciato centinaia di personaggi. La situazione odierna è totalmente differente, le riviste antologiche sono praticamente scomparse e il fumetto da edicola fatica sempre più a proporre serie durature e di successo, non a caso il genere si sta facendo strada nelle librerie segnando una crescita notevole e l’interesse degli editori di varia.
La formula antologica delle testate permetteva anche agli autori di sperimentare personaggi e serie senza assumersi il rischio diretto del successo o meno dell’intera pubblicazione: se un'idea piaceva e conquistava il pubblico, si andava avanti, altrimenti si passava ad altro.

Fra le riviste più importanti in tal senso, forse quella che per continuità ha dato più delle altre, troviamo Il Giornalino (che ancora vive in edicola seppur in una veste e con un target totalmente differente). Il Commissario Spada è una delle tante serie che hanno popolato le pagine della rivista e ne rappresenta un esempio ideale in tal senso sia per il suo work-in-progress, per cui gli autori hanno affinato il personaggio, lo stile e le tematiche col tempo, sia per il fatto di essere stato, nonostante il successo avuto all’epoca, una gemma nascosta per diversi anni. Immaginate quante altre opere degne di nota si nascondano in pagine ormai dimenticate da tutti.

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Il Commissario Spada nasce per mano del giornalista milanese Gianluigi Gonano, qui al suo esordio come sceneggiatore di fumetti, e del disegnatore romano di origini calabrese Gianni De Luca, autore di punta de Il Giornalino. Gonano, non ancora a suo agio con il medium, inizierà a impostare la serie in maniera piuttosto classica. Tuttavia, già nel suo esordio datato 1970, si intravedono alcuni degli aspetti fondamentali che diventeranno un marchio di fabbrica della saga. Quest’ultima, infatti, è ambientata a Milano, una città vera non solo perché realmente esistente ma perché fedelmente rappresentata. Eugenio Spada è un commissario di polizia integerrimo, ma al tempo stesso umano e non infallibile. L’uomo ha anche il compito non facile di crescere da solo il proprio figlio Mario, co-protagonista della serie e spesso antagonista del padre. Eugenio, spesso frustrato dal lavoro e dagli avvenimenti, non sempre comprende il figlio, arrivando anche a severi rimproveri e a sfoghi di rabbia molto duri. Mario, dal canto suo, sta crescendo in un’epoca di contestazioni e ribellioni sociali, e ciò ne amplifica i conflitti.

La serie di Spada va avanti a cicli, spesso con storie molto lunghe divise in atti e pubblicate a puntate. Il primo ciclo di 3 avventure - che comprende “Ladro d’uranio”, “L’uomo senza ricordi” e “Il segreto dell’isola” - mostrano un primo approccio che potremmo definire esplorativo: gli episodi sono gradevoli e mostrano un continuo crescendo, ma ancora troppi ancorati al “semplice” giallo e alla contrapposizione abbastanza schematica “buoni e cattivi” seppur con lievi e interessanti sfumature. È col ciclo di avventure successivo che avviene il salto di qualità che rende unica questa serie. Gonano e De Luca decidono, innanzitutto, di dare un nuovo volto al suo personaggio con un tratto più stilizzato e marcato e la soluzione narrativa applicata è un duro incidente che gli costerà una plastica facciale. Nelle storie “L’incidente”, “La Caccia” e “Mario, Mario”, dunque, vediamo Eugenio molto depresso e di cattivo umore, sfogare la propria rabbia anche verso il proprio figlio. In questi atteggiamenti si vede la grande umanità che gli autori hanno dato alla loro creatura.

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Le tematiche sociali e i cambiamenti che avevano luogo negli anni ’70 e ’80 vengono fuori in storie anche inusuali visto il contenitore in cui venivano pubblicate, i figli dei fiori, il mondo della malavita,  i terroristi, le sette segrete, sono argomenti che Gonano affronta alla luce del sole, ma anche in maniera sfaccettata e mai banale, entrando a fondo nell’animo di tutti i personaggi raccontati. Il celebre ciclo de “I terroristi” segna il ritorno della serie dopo 4 anni di assenza ed è fondamentale anche perché, in questo periodo, Gianni De Luca affronta la celebre trilogia Shakespeariana (su testi di Raoul Traverso) in cui adatta 3 opere del celebre drammaturgo inglese. In questi lavori il fumettista affina ulteriormente la propria arte e sperimenta col medium applicando, poi, i risultati in maniera sempre più evidente nella serie di Spada alla sua ripresa. Se le soluzioni innovative di De Luca sono sempre state presenti, nelle ultime storie vediamo una ricerca artistica sempre più accentuata tanto che in “Fantasmi”, l’avventura conclusiva della serie, abbiamo la totale assenza delle classiche e schematiche griglie a favore di composizioni originali e uniche. Ad aumentare il distacco artistico, troviamo anche l’utilizzo di un tono di grigio aggiuntivo che permette di giocare ulteriormente con atmosfere e profondità grazie al suo chiaroscuro.

Come anticipato, con “Fantasmi” si chiude la saga del Commissario Spada, nonostante Gonano avesse in mente una nuova avventura, quest’ultimo decise di accantonarla definitivamente in quanto non ne era convinto al 100%. La scelta, dunque, di terminare la serie è anche un atto d’amore per non rischiare, nonostante il successo, di proporre materiale non valido e di prolungarla inutilmente.

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Tutti gli episodi de Il Commissario Spada sono ora raccolti in bianco e nero in un volume di circa 700 pagine edito da Mondadori nella collana Oscar Ink. Si tratta della prima riproposizione integrale in volume di un’opera imperdibile per ogni appassionato della Nona Arte. L’edizione, estremamente solida nonostante la sua mole, è impreziosita anche da un apparato critico a cura di Sergio Rossi.

 

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House Of Penance, recensione: Lo strano caso di Sarah Winchester tra ghost story e western

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“Dobbiamo imparare a vivere tutti insieme. I vivi e i morti”.
(The Others, di Alejandro Amenabar, 2001).

La Winchester House è una delle attrazioni turistiche più popolari della città di San José, nella California del Nord. È una residenza dalle dimensioni gargantuesche, che ha fama di essere stregata. L’origine della dimora affonda le sue radici in una vicenda umana tragica, quella di Sarah Pardee Winchester, erede della fortuna dell’omonima famiglia al cui patriarca, Oliver, si deve la nefasta invenzione della famigerata carabina. Sarah aveva sposato l’unico figlio maschio del vecchio, William, e dopo pochi anni la coppia aveva avuto una bambina, Annie. Ma un destino infausto attendeva la sfortunata famiglia. La piccola Annie morì nel 1866, poche settimane dopo la nascita, di marasma infantile, una forma di malnutrizione dovuta a uno svezzamento precoce. Nel 1881 la raggiunse anche William, ucciso dalla tubercolosi, lasciando Sarah in un gravissimo stato di prostrazione mentale dalla quale non si sarebbe mai più ripresa. La donna, ricchissima erede del 50% della fortuna della Winchester Repeating Arms Company, si rivolse a uno spiritista, pratica piuttosto in voga negli Stati Uniti di fine ‘800, per scoprire se sulla sua famiglia pendesse una maledizione. Il medium le confermò questo sospetto, precisandole che la famiglia era stata maledetta da tutti gli spiriti delle persone uccise dal fucile Winchester, e invitò la donna a trasferirsi dal Connecticut, in cui risiedeva, a Ovest, per costruire un’immensa dimora che ospitasse lei e tutti gli spiriti. Il ciarlatano le intimò di non terminare mai i lavori, altrimenti la donna sarebbe morta. E i lavori andarono avanti, incessantemente, per 24 ore al giorno, 7 giorni la settimana, 365 giorni l'anno per i successivi 38 anni.

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Questi tragici fatti costituiscono l’antefatto a House Of Penance, miniserie uscita lo scorso anno per la Dark Horse ad opera di Peter J. Tomasi, Ian Bertram e Dave Stewart, edita in Italia da Mondadori nella collana Oscar Ink. Tomasi riprende la figura storica di Sarah Winchester e la rende protagonista di un avvincente ghost story, dove l’elemento fantastico si confonde con gli abissi della follia umana. Lo scrittore apporta alcuni cambiamenti rispetto alla vicenda reale, soprattutto di carattere temporale: la storia si svolge alla fine del secolo e i decessi di Annie e William Winchester sono accaduti a pochi mesi di distanza; inoltre, la Sarah che ci viene mostrata qui è più giovane della sua controparte reale. La donna ha già cominciato la costruzione della residenza, alla quale dedicherà la sua ingente fortuna e il resto della sua vita. La mano d’opera è fornita da un gran numero di operai, in realtà assassini giunti alla Winchester House in cerca di redenzione. Sarah li accoglie dando loro vitto e alloggio a patto di consegnare le proprie armi, che la donna provvede a fondere gettandole in una fucina, e di contribuire alla costruzione della casa. Un giorno arriva nella magione Warren Peck, un killer dall’oscuro passato: i fantasmi degli innocenti che ha ucciso, tra cui alcuni bambini, lo perseguitano. Tra tutti gli ospiti, è l’unico ad essere angosciato dagli stessi demoni della padrona di casa. E infatti i due si avvicineranno molto, diventando l’un per l’altra l’unico essere umano con cui stabilire una connessione. Nel frattempo, dovranno fare i conti con apparizioni terrificanti e con i continui lavori di ampliamento della magione, allo scopo di renderla un labirinto inestricabile per gli stessi spettri che la abitano.

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Peter Tomasi, veterano dello staff editoriale della DC Comics per la quale ha supervisionato e sceneggiato importanti cicli di Green Lantern Corps, Batman & Robin e Superman, scrive un emozionante romanzo horror a fumetti di rara finezza psicologica, dove l’elemento orrorifico, splendidamente visualizzato dalle tavole di Ian Bertram, è strettamente connesso al disagio mentale dei protagonisti. Commovente il ritratto di Sarah Winchester fornitoci dall’autore, una donna che ha perso tutto e che dedica il resto della sua vita a quella che lei percepisce come una missione irrinunciabile che il resto del mondo giudica solamente follia. Struggenti i suoi monologhi, in cui si rivolge alla figlia e al marito defunti. Notevole è la costruzione della suspense da parte di Tomasi, che riesce a trascinare il lettore nella spirale di follia da cui è afflitta la protagonista, rendendo precaria la distinzione tra ciò che è reale e ciò che è immaginario: impossibile non pensare a classici del genere come i racconti di Edgar Allan Poe, il Giro di Vite di Henry James e la sua traduzione cinematografica, Suspense di Jack Clayton, o thriller come The Others di Alejandro Amenabar e The Orphanage di Juan Antonio Bayona, opere in cui l’elemento fantastico è spesso solamente una suggestione ed un pretesto per indagare i recessi più oscuri della mente umana. Una grandissima prova d’autore per Tomasi, fin qui noto soprattutto per la sua produzione supereroistica, come notevole è l’apporto del già citato Ian Bertram ai disegni. L’illustratore regala all’opera immagini di notevole impatto, soprattutto nella raffigurazione dell’inquietante Winchester House, un dedalo volutamente privo di qualsiasi criterio architettonico che nelle intenzioni della padrona di casa avrebbe dovuto metterla al sicuro dagli spiriti rabbiosi che la infestavano. Ecco quindi scale che portano verso il nulla, porte che si aprono sul vuoto o che nascondono dei muri, il tutto studiato per disorientare e confondere gli spettri. Una follia che viene resa con rigorosa furia geometrica da Bertram, che riempe i corridoi e le stanze della villa di fiumi di sangue ed interiora visibili solo dalla povera Sarah, come penitenza per le colpe dei Winchester. Significativo è inoltre l’uso delle onomatopee, in particolare i “blam” di cui Bertram inonda le tavole dedicate ai lavori di costruzione della casa: scambiati per colpi di pistola, sono i realtà i colpi di martello battuti dagli operai, che tramite questa associazione di idee non possono mai dimenticare il loro passato di assassini e le atrocità che hanno commesso.

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Ricordiamo, in conclusione, l’apporto rilevante dei colori di Dave Stewart, abituale collaboratore di Mike Mignola per le storie di Hellboy e quindi decisamente a suo agio con le storie di fantasmi, che siano veri o il frutto di una mente devastata dal dolore.

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Loop, recensione: La svezia sci-fi dal gusto retrò di Simon Stålenhag

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Tra i nuovi volumi pubblicati in Italia da Oscari Ink troviamo un libro illustrato d’eccezione, il Loop di Simon Stålenhag, un bellissimo artbook sci-fi di puro design finnico, caratterizzato da atmosfere fantascientifiche e al contempo retro, ambientato in una ucronica Svezia anni ’80, popolata da macchinari bizzarri, specie mutanti ed estinte e affascinanti navi volanti.

La rapida associazione con un prodotto recente come Stranger Things viene naturale, tuttavia là dove in un caso abbiamo mostri provenienti dal Sottosopra, qui la carne lascia posto a materia più fredda come l’acciaio, i circuiti stampati e mirabolanti aggeggi elettronici. Non abbiamo Demogorgoni ma ci sono navi fluttuanti grazie ai prodigi della scienza, sentinelle bipodi a là AT-ST di Star Wars e dinosauri. Stålenhag, già apprezzatissimo per il suo lavoro nel settore del fantascientifico, realizza un’opera eccellente dal punto di vista illustrativo, non lasciandola fine a se stessa, ma corredandola con storie e descrizioni testuali contestualizzanti. Difatti, lo stesso autore si rende protagonista del racconto illustrato con una finzione narrativa che sin dall’incipit mette in chiaro le cose: tutto ciò che viene descritto nel libro è frutto dei ricordi dell’autore che, aiutato dall’amico Olof, mette su carta esperienze vissute risalenti alla sua infanzia.

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Il libro è ambientato nella regione circostante il lago Mälaren in Svezia, dove gli abitanti del luogo convivono con le installazioni derivanti dal più grande acceleratore circolare di particelle del mondo, il Loop, costruito dall’ente energetico nazionale nel sottosuolo, e la cui attività terminò sul finire degli anni ‘70.
Ambientato sul finire del decennio successivo, della fiorente industria di contorno che durante il periodo di funzionamento di questo prodigio scientifico popolò il territorio rimangono solo le carcasse, reperti di archeologia scientifica di grande fascino per noi tanto quanto per i giovani protagonisti della storia.

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Le illustrazioni presenti nel libro sono di grande qualità sia compositiva che tecnica, intrise di una sorta di nostalgia per un fiorente passato ora in declino, di una malinconia desolante nonché di un freddo fascino e di un design minimale propri della produzione scandinava. Un’opera che risulta essere un manuale di world building, in cui la fantasia dell’autore viene focalizzata nella creazione di un universo narrativo pienamente esplorabile, di cui ci vengono dati degli assaggi, dei setting particolari, delle dettagliate spiegazioni sul funzionamento dei robot, sulla levitazione magnetica delle navicelle, schizzi particolareggiati di oggetti pensati e studiati con grande attenzione, corredati da specifiche tecniche minuziose, tant’è che da questo libro ne è derivato un manuale RPG finanziato su Kickstarter.

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Loop è un artbook di alto livello stampato egregiamente da Mondadori che vi lascerà sicuramente a bocca aperta.
Quest’anno uscirà sempre per Oscar Ink anche Things from the Flood, ribattezzato solo Flood per l’edizione italiana, che conterrà una sorta di seguito di queste avventure narrate in Loop e che di certo vi consigliamo di non lasciarvi sfuggire, proprio come il volume che vi abbiamo appena recensito.

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