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Sinai – La Terra illuminata dalla Luna, recensione: viaggio alla scoperta della cultura beduina

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“Dio ha creato il deserto per far trovare agli uomini la proprio anima”.

L’idea di Sinai – La Terra illuminata dalla Luna è nata quando nel 2009 il disegnatore Lelio Bonaccorso conosce per caso Fabio Brucini, in vacanza con la famiglia in Sicilia. Brucini vive da anni in Egitto ed è attivo per la divulgazione della cultura beduina. I due decidono, dunque, di collaborare a un libro a fumetti in cui mostrare, attraverso testimonianze e immagini, la saggezza e la filosofia di questo popolo millenario.

Nel 2016, così, Bonaccorso torna in Egitto per la seconda volta e, in un viaggio lungo 40 giorni, attraversa la penisola del Sinai accompagnato da Brucini, incontrando diverse personalità del luogo o persone che hanno scelto di vivere lì. Quello che ne emerge è un ritratto di popolazione totalmente differente da quello che, visto dall’esterno, si può percepire. Lo stesso Egitto, colpito duramente nel settore turistico negli ultimi anni, in realtà è lontano dal racconto riportato dai media.

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Di volta in volta, gli autori affrontano diversi argomenti grazie ai suddetti incontri. Da queste chiacchierate emerge tutta la filosofia del popolo Bedu, fatta di rispetto, pazienza, ospitalità e un concetto del tempo a noi estraneo. Comprendere il loro stile di vita, la loro cultura, può essere importante per ritrovare noi stessi, dispersi nei frenetici ritmi della vita odierna in cui tutto scorre velocemente e in cui ci sentiamo smarriti.

Sinai – La Terra illuminata dalla Luna ha innumerevoli pregi, il primo è che è un libro di una squisita e genuina semplicità grazie a uno sviluppo narrativo che risulta scorrevole e piacevole nella lettura. Un altro è che non risulta mai didascalico, nonostante rifugga da ogni artificio narrativo per proporre una serie dialoghi fra gli autori e le diverse personalità incontrate, interrotti solamente da racconti breve narrati dagli stessi interlocutori. Il pregio più grande, però, resta la trasparenza con cui si nota la passione infusa dagli autori nell’opera, c’è un amore sincero per una cultura e per un popolo e il trasporto è tale da coinvolgere il lettore e accoglierlo in quelle terre calde quanto ricche di storia.

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Lo stile sintetico di Bonaccorso riesce a catturare l’essenza di quei luoghi magnifici e a renderli vivi su carta grazie a una colorazione acquerellata calda e ricca di sfumature. Inutile dire che la gamma cromatica tende a colori quali giallo-arancione-marrone, ma che varia tendendo al blu ogni qualvolta ci si sposta dallo scenario del deserto. Anche la composizione delle tavole è funzionale allo stile narrativo semplice e diretto del libro grazie a una padronanza dello storytelling notevole.

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L’edizione Beccogiallo si presenta di gran pregio grazie a una cartonatura solida e pagina bianche e ruvide di alta grammatura. Il volume è arricchito da un’introduzione e un approfondimento e una ricca gallery di bozzetti e sketch.

 

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