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Capitan Bretagna, recensione: prove di maturità per Alan Moore e Alan Davis

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Capitan Bretagna è un personaggio nato per la divisione britannica della Casa delle Idee, la Marvel UK, per mano di Chris Claremont e Herb Trimpe nel 1976. Nelle intenzioni originali degli autori, l'eroe e il suo alter ego Brian Braddock dovevano diventare il corrispettivo di Capitan America e Steve Rogers per gli inglesi, tuttavia il successo della testata non fu eclatante. Le cose cambiarono quando entrarono in scena prima Alan Davis e poi Alan Moore che scrissero un ciclo capace di creare un forte interesse sul personaggio prima del suo ingresso nel gruppo Excalibur in una fortunata e longeva serie lanciata da Claremont e Davis.

Il volume cartonato proposto ora da Panini Comics ha il merito di ristampare non solo le avventure di Moore, come per il precedente tomo della collana Marvel Gold, ma anche quelle di inizio ciclo di Dave Thorpe e Paul Neary di cui poi l’autore di Northampton proseguirà le vicende. Ad aprire il tomo, troviamo una sentita e sincera introduzione di Moore datata 2001, in occasione della prima ristampa del ciclo, in cui l’autore commenta il suo lavoro letto a distanza di anni per la prima volta.

Le vicende qui narrate sono state serializzate su alcune testate antologiche proposte da Marvel UK con materiale americano (ovvero, Marvel Super Heroes #377-388, The Daredevils #1-11 e The Mighty World of Marvel #7-13) e si tratta di storie legate da una forte continuità ma composte prima da 6 tavole ad episodio, poi da 8.
Il personaggio viene dunque rilanciato con Thorpe ai testi e con un giovane Davis, introducendo un nuovo costume, nuovi poteri e, in generale, un nuovo contesto. In sintesi, Capitan Bretagna si ritrova prima in una Londra alternativa alla sua in cui i supereroi sono banditi e uccisi dal governo, grazie alle macchinazioni del mutante James Jaspers capace di dar vita al cybiota, una macchina in grado di far fuori tutte le persone dotate di poteri speciali, compreso lo stesso protagonista, ad eccezione del suo stesso creatore.
In questo primo ciclo, composto da 12 puntate da 6 pagine, Moore scriverà solo le ultime due subentrando a Thorpe che si è occupato delle precedenti tranne per un breve intermezzo di Neary.

Le avventure scritte da Thorpe sono godibili e di buona fattura, seppur leggermente caotiche e frenetiche. Per giunta, troviamo un Davis ancora troppo acerbo ma che, in maniera impressionante, maturerà episodio dopo episodio fino a diventare, all’arrivo di Moore, un artista già a proprio agio con la serie. Nonostante la presenza di un Moore inizialmente molto verboso, Davis affinerà la propria arte grazie anche a tavole più aperte e ariose, permettendoci a fine volume di godere di un artista totalmente differente da quello delle prime pagine, con un tratto ormai consapevole e uno storytelling solido e vario.

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Moore, che quando prende la serie nel 1982 era agli esordi, si stava già facendo un nome con V For Vendetta e Marvelman/Miracleman, dunque chi ha amato le sue opere del periodo di certo non resterà deluso da questa lettura. Seppur Capitan Bretagna resta un gradino inferiore agli altri due lavori sopracitati, la penna dello scrittore inglese si sente nitida e si intravedono molte delle tematiche a lui care. Così come avverrà per Swamp Thing in seguito, Moore in un primo momento porta a compimento le sottotrame dell’autore che l’ha preceduto per poi rilanciare il personaggio. In questo caso, il rilancio avviene dopo due avventure e in una nuova testata che propone storie di 8 pagine al posto delle 6 utilizzate in precedenza. Questo permette a Moore di poter gestire meglio la trama che svilupperà partendo dalla resurrezione dell’eroe per mano di Merlino e Roma, e riportandolo alla sua realtà dove però dovrà scongiurare il susseguirsi degli stessi drammatici eventi accaduti nella terra alternativa della sua antecedente avventura per mano di una versione equivalente dello stesso nemico. Nei primi due episodi, l’autore ridefinirà leggermente i poteri e le caratteristiche del personaggio e ne sistemerà le origini rinarrandole per l’occasione.

L’approfondimento psicologico e il taglio dato da Moore rendono la vicenda decisamente più matura e complessa che in passato, e vengono affrontate tematiche sociali e politiche nonché embrioni di decostruzionismo degli eroi che sbocceranno poi nei suoi lavori futuri. A differenza delle opere successive, però, nonostante il tono drammatico della vicenda, c’è una sottile leggerezza che rende più lieve il tutto. L’imposizione delle 8 tavole, inoltre, non interferisce più di tanto nel respiro della storia e nella costruzione della trama che, anzi, trova grazie a questa cadenza un certo ritmo.

Letto a 35 anni di distanza, il Capitan Bretagna di Alan Moore e Alan Davis ha il pregio di non essere invecchiato male come tante opere a lei contemporanee e risulta godibile come allora. Un must have per i cultori di Moore e di Davis, per tutti gli altri un’ottima prova di due colonne del mondo dei comics ai loro esordi.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Alan Moore, Dave Thorpe e Paul Neary, disegni di Alan Davis
  • Genere: Supereroistico
  • Formato: 17x26 cm, 264 pp., C., col.
  • Prezzo: 27€
  • ISBN: 978-8891233639
  • Voto della redazione: 8
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