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Un Western in continua evoluzione, la recensione di Gus di Christophe Blain

Distese desertiche, praterie, polvere, pistole, duelli, indiani, cowboy e banditi, dal cinema al fumetto alla tv il nostro immaginario è pieno di immagini e stereotipi tipici del Western. Tendenzialmente l’impianto narrativo, anche nelle opere moderne, è di tipo classico con minime variazioni di situazioni archetipe. Può cambiare, dunque, il linguaggio, ma l’approccio tende ad essere simile. Eppure, non di rado abbiamo visto opere che si distinguono per la loro originalità ed è il caso, naturalmente, di Gus del francese Christophe Blain, giunta al suo quarto volume pubblicato in Italia da Bao Publishing in contemporanea con l’uscita in madrepatria.

Una saga che, come se non bastasse, dalla prima uscita nel 2006 ad oggi è mutata ulteriormente. Partito come una sorta di commedia composta da episodi quasi sfilacciati e slegati fra loro, Gus presentava situazioni tendenzialmente leggere in cui i vari episodi si differenziano per approccio, tematiche, soluzioni narrative, grafiche e cromatiche. Il Western, poi, rappresentava quasi esclusivamente uno scenario, gli attacchi alla diligenza intermezzi in cui Blain incastrava la sua dissacrante quanto originale commedia romantica.

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Protagonisti delle vicende sono tre banditi, Gus, Clem e Gratt (e la sua famiglia, sua moglie Ava e sua figlia Jamie), nonché le varie donne di cui i tre si innamorano e per le quali compiono follie. Non è tanto delle loro gesta di cui si parla qui, spesso difatti l’autore le risolve in poche vignette, ma delle loro ambizioni, dei loro sogni, dei loro sentimenti. Guadagnano e dissipano ricchezze, hanno grandi alti e grandi bassi passando da situazioni in cui godono di lusso sfrenato e popolarità ad altri in cui sono vicini alla povertà se non oltre. Il tutto non accade per caso, ma a causa di vicende che man mano si stratificano, vanno avanti, si intensificano, incorrendo in scelte sbagliate e rischi. Eterni insoddisfatti delle proprie vite, i personaggi di Blain sono estremamente umani, sregolati.

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Proprio questa caratteristica si riflette anche nella struttura episodica assolutamente libera che il fumettista propone. Ognuno dei 4 volumi raccoglie un numero diverso di episodi con lunghezza variabile, alternandone brevi e lunghi senza continuità di sorta. Dunque, situazioni più o meno articolate, si susseguono mantenendo sia una leggibilità a se stante che favorendo l’intreccio generale del racconto permettendo così a Blain di variare il suo approccio e di non essere legato a schemi fissi.

Tuttavia, man mano che si va avanti, l’autore intensifica sempre di più l’intreccio, donando ai personaggi uno spessore e una complessità sempre maggiore. Come anticipavamo in apertura, dunque, l’opera arriva al suo quarto volume con una profondità insospettabile al suo inizio e un’ambizione narrativa davvero invidiabile per la sua riuscita. Anche il Western è più presente, seppur la commedia, che nel frattempo flirta con il dramma, la fa da protagonista. E a questi tre banditi ci si affeziona nell’epopea fumettistica propostaci da Blain, cosa che ci fa attendere i prossimi volumi con ansia. In questo volume, proprio per dare enfasi  alle ambizioni di cui sopra, gli episodi sono solamente due, il primo con Gus protagonista, di sole 10 pagine, l’altro con Gratt di ben 92. Il racconto, dunque, prende il largo sull’episodicità degli eventi, e chiude con un climax che mette sulle spine.

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Anche dal punto di vista grafico, Blain sembra cambiare registro rispetto al passato. Nel quarto volume, uscito ad otto anni dal precedente, l’abbandono della suddivisione episodica rende la struttura delle tavole sì varia, ma più rigida rispetto al passato. Non solo il tratto è più definito e i disegni meno caricaturali e cartooneschi, segno dell’evoluzione artistica di Blain, ma anche la cura dei dettagli è maggiore. La struttura precedente  permetteva al fumettista di variare maggiormente a seconda del racconto e di proporre soluzioni grafiche più varie. L’intreccio più complesso e l’ampiezza del racconto, invece, si riflettono in un lavoro più omogeneo nelle soluzioni, ma più maturo nella resa. Il segno grafico, ad ogni modo, resta inconfondibile, così come il suo tratto sottile e nervoso fatto di personaggi unici e riconoscibili a vista d’occhio. Di seguito, alcune tavole del primo volume che mostrano proprio questa evoluzione grafica.

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Lo stesso discorso vale per i colori applicati dallo stesso Blain con Clémence Sapin: anche in questo caso il lavoro appare più dosato e sono assenti soluzioni più pop e nette come nei volumi precedenti, così come cambi di registro e tonalità repentini.
In definitiva, il quarto volume di Gus, dal titolo “Happy Clem” è forse quello della piena maturità dell’artista e della serie. Una serie, comunque, che ha sempre mantenuto un alto livello, proposta in Italia dalla Bao in una veste cartonata elegante e di pregio.

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Dati del volume

  • Editore: Bao Publishing
  • Autori: Testi e disegni di Christophe Blain, colori di Christophe Blain e Clémence Sapin
  • Genere: Western, commedia
  • Formato: 25x30 cm, C., 104 pp, col.
  • Prezzo: 18€
  • ISBN: 978-88-6543-615-8
  • Voto della redazione: 8,5
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