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L’approdo

Si parte con il mettere via le cose più preziose, indispensabili: un ritratto di famiglia e qualche vestito, in una modesta valigia da viaggio. Si salutano dolorosamente gli affetti più cari, la propria vita con tanto sacrificio costruita, e si parte, alla ricerca si un futuro migliore, di nuove prospettive e nuovi orizzonti, per poter ricominciare lontano dall'orrore, dalla guerra, dal terrore, dalla morte. Così comincia il viaggio del migrante senza nome in L'approdo di Shaun Tan, pluripremiato autore di fama internazionale, sempre intento a sfornare un gioiello narrativo dopo l'altro, che viene nuovamente pubblicato in Italia da Tunué con questo lavoro risalente al 2006, dopo una prima pubblicazione italiana della Elliot nel 2008.

In quest'opera, viene rappresentata la travagliata e drammatica ordinaria epopea di un profugo, di un essere umano costretto a fuggire da un orrido e terribile mostro tentacolare, rappresentante un agente esterno tanto malvagio quanto generico, ad indicare le molteplici cause di una fuga, per approdare, per l'appunto, ad una nuova esistenza, ad un nuovo ciclo di sacrifici per poter permettere alla propria famiglia di raggiungere una condizione sociale meno precaria, più confortante e sicura. Un'epopea, dicevamo, che non ha nulla di omerico o di fastoso, ma è costellata da piccole cose, piccoli drammi, piccoli gesti di altruismo. Un titanismo che trova la sua eroicità nello stoicismo umano, nella perseveranza e nel sacrificio penoso ma inevitabile che impregna una simile transizione.

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Non servono parole per questa narrazione: sarebbero superflue e condannerebbero all'uso di un linguaggio specifico, che ridurrebbe la generalizzazione ad una casistica singolare, contrariamente a quello che sembra essere il volere dell’autore. Non c'è lingua per non contestualizzare, non ci sono segni comprensibili se non quelli universali, intuitivi, gestuali e figurativi. Non ci sono città reali, solo virtuosismi immaginari, rappresentazioni di molteplici realtà possibili. Anche la contingenza temporale non è così importante, in quanto vi confluiscono aspetti di epoche diverse, realmente ispirati da materiale di archivio che l’autore ha consultato come documentazione, sebbene rimanga prevalente un affascinante look d’inizio ‘900.

Ma in questa astrazione generalizzante non c'è per nulla omologazione, non c'è perdita d'identità, smarrimento e amalgama di entità distinte. Ognuno mantiene la sua personalità, la sua unicità, il suo io, come magnificamente rappresentato in seconda e terza di copertina, con la serie di dettagliatissimi ritratti di numerosi migranti.
Le storie sono tante, sono diverse. I passati sono differenti e le ferite pure. Ma la condizione umana è la medesima, la sfida da affrontare la stessa, il futuro a cui mirare pure. E così il protagonista di questo viaggio disegnato non è che uno dei molti personaggi che possiamo incontrare nel corso della nostra esistenza e nel corso del romanzo grafico stesso, come il reduce di guerra o la ragazza al termine del volume.

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Le nostre esistenze si intrecciano e lo fanno in maniera intensa. Ci incontriamo spesso inconsapevoli dei passati finora vissuti dagli altri, pensando che siamo stati gli unici a soffrire, che solo noi abbiamo patito le pene dell’inferno. Ma Tan ci suggerisce che chiunque può essere un esule, un migrante in fuga da qualcosa, in un momento o nell’altro della propria esistenza, con i propri drammi personali, e la voglia di superarli, di reagire e di andare oltre, di non fermarsi di fronte alle avversità.
Shaun Tan realizza un’opera meravigliosamente maestosa, analitica, che con l’ausilio unicamente di tavole profondamente sequenziali, che scansionano nei minimi dettagli il procedere di attività minimali, gestuali e squisitamente ordinarie,  alternate a quadri di un’imponenza impressionante, dà vita ad un racconto di rara bellezza, che deborda ampiamente dalla semplice categoria di fumetto.

Dal punto di vista artistico, le tavole sono delle opere d’arte tratteggiate a matita con una perizia e un realismo, così meticolose e curate che non basta un’osservazione prolungata per godersele appieno, bisogna ritornarci, più e più volte, per ammirare e stupirsi ogni volta di più di quanto il genio artistico di Tan sia difficilmente eguagliabile. Anche la struttura delle tavole è di una bellezza incredibile, con soluzioni spesso tradizionali ma molto rapide nella scansione delle sequenze, e splash pages che potrebbero essere esposte in un museo. Un tripudio di dettagli e immaginazione, accostata ad una profonda conoscenza personale della realtà e del fenomeno narrato, considerando che anche il padre di Tan migrò nel 1960 dalla Malesia all'Australia, oltre a reali testimonianze di profughi di varia nazionalità ed epoche.

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Tunué confeziona in maniera impeccabile un gioiello che quanto mai nella nostra contingenza temporale rappresenta un vademecum comportamentale ed esistenziale nei confronti di un fenomeno intrinsecamente presente nella storia dell’umanità, che purtroppo ultimamente è sempre più una problematica con cui fare i conti, ma, rigorosamente, senza mai perdere la nostra splendida umanità. Capolavoro.

Dati del volume

  • Editore: Tunué
  • Autori: Testi e disegni di Shaun Tan
  • Formato: 19,5x27 cm, cartonato, 124 pp, col
  • Prezzo: 24,90€
  • Voto della redazione: 9,5
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