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L'uomo della strada

C'era una volta una pubblicità che recitava più o meno "Avremmo potuto stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci". Ma L'uomo della strada, di Roberto Totaro, non ne ha assolutamente bisogno per incuriosire, divertire, far riflettere. Insomma, per comunicare gli basta un foglio di carta, una matita e un uomo “qualsiasi”, un normalissimo e casuale “uomo della strada” che magari cominci incontrando la “casalinga di Voghera”, altro stereotipo della persona “qualsiasi" e assolutamente “nella media”.

Nato sulla pagina Facebook dell'artista quasi per gioco, il nuovo personaggio dell'autore di Nirvana è approdato su carta, in questo volume di 132 pagine, edito Comix, seguendo un percorso un po' in contro-tendenza oggi, quando il web e il virtuale sembrano monopolizzare ogni aspetto della comunicazione. Una strada coraggiosa e controcorrente ma assolutamente una scelta azzeccata, visto che sul media cartaceo il personaggio sembra prendere vita e trovare la sua dimensione più consona.

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Suddiviso in due parti, il libro raccoglie una serie di vignette in cui un piccolo ometto dal tratto tipico "totariano", una sorta di Nirvana in giacca e cravatta, percorre una strada lungo la quale succede di tutto. Dall'evento ordinario da leggere in chiave metaforica, alla gag umoristica; dalle situazioni drammatiche a quelle surreali e di fantasia.
Si tratta, è vero, di una serie di vignette, ma non è solo questo. È un'opera allo stesso tempo dinamica e statica; ogni pagina richiede di fermare il tempo per essere letta, osservata, assorbita e apprezzata nelle sue molteplici sfumature, e, al contempo, è da leggere nel contesto del fluire, dello scorrere di tutte quante le situazioni presentate che, una dopo l'altra, pur senza seguire una rigida “continuity”, costituiscono una sorta di logos, un flusso dinamico, che segue il cammino del personaggio lungo una strada che è, contemporaneamente, palcoscenico e protagonista.

L’apparato comunicativo di Totaro si avvale di diversi elementi: un contesto (la strada e gli ampi spazi che la circondano); delle situazioni di volta in volta diverse; e una chiave interpretativa di queste situazioni, che sono sempre spiegate dal titolo/didascalia (non ci sono balloon), in parte (solo in parte) decodificate e trasmesse al lettore che le interpreta.
L'autore lascia la bidimensionalità di Nirvana, in favore della tridimensionalità di scene dagli spazi ampi e profondi. C'è dietro un grande lavoro dell'artista, che si diverte a utilizzare queste vignette ora per far sorridere, ora per far riflettere, sempre per comunicare qualcosa di suo, senza mai "salire in cattedra". Senza pesantezza né supponenza.
In questo processo comunicativo tra la tavola e il lettore, l'uomo della strada non è altro che il media, il tramite, non essendo lui il vero protagonista di quasi tutte le vignette.

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Spesso, piuttosto che essere il protagonista, l'uomo della strada è uno spettatore che non prende parte alla vicenda, una sorta di passepartout, di chiave universale tramite cui interpretare le situazioni più disparate e cogliere ciò che l’autore vuole comunicare con esse; l'osservatore che le rende possibili. Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, fa rumore? Ecco, il ruolo dell'uomo della strada sembra essere proprio quello di stare lì a "sentire il rumore" di ciò che succede, a renderlo quindi reale, intelligibile, a certificare che sia successo veramente.
“Guardami, io sono qua, e questo è ciò che vedo” sembra dirci Totaro. E così, di volta in volta, ci mostra quello che vede, la realtà dal punto di vista dell'uomo della strada che altro non è se non una proiezione, nella scena, dell’autore e, transitoriamente, del lettore.

Totaro mette il lettore in una posizione privilegiata, di distacco, in alto rispetto alla scena, quasi come affacciato a un balcone o una finestra, e sembra dirgli “ecco, questa è la realtà che io vedo”. E così, di volta in volta, ci vengono mostrati fatti a volte curiosi, buffi o paradossali, a volte terribili, altre volte tristi.
L'autore ci fa sbirciare nel suo mondo, ci mostra le cose come le vede lui e ci mette dentro le cose che piacciono a lui; frequenti, per esempio, sono le citazioni di film (Non aprite quella porta, oppure Star Wars) e serie tv come The Walking Dead oppure X-Files.

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L'altro protagonista è proprio la strada; l’uomo “della strada” può essere letto come l’uomo che “appartiene” alla strada, dal momento che sembra esserne quasi accessorio.
Due protagonisti che condividono la scena (già a partire dal titolo), con ruoli precisi e diversi, ma assolutamente complementari. La strada, palcoscenico animato in cui tutto si realizza, e il “suo” uomo come decodificatore e mediatore nei confronti dello spettatore. Entrambi importanti, entrambi imprescindibili. Spettatore e non lettore, perché tenere il volume tra le mani e sfogliarlo, è come guardare una serie di fotogrammi in sequenza, con la facoltà di mettere in pausa a proprio piacimento tra un fotogramma e l'altro.

La strada è il teatro in cui si svolgono le vicende più disparate e, a volte, è essa stessa ad avere un ruolo attivo in queste vicende. La strada è il luogo delle insidie, il luogo dei pericoli, degli incidenti; il teatro in cui si consuma la vicenda, spesso assurda, della vita. Sulla strada nulla dura per sempre, tutto scorre; tutto si muove, tutto cammina, con le ruote o senza, e nulla rimane a lungo nello stesso punto. Più prosaicamente, la strada come luogo della follia e della barbarie dell'automobilista.

L’uomo della strada diviene protagonista e partecipe soprattutto nelle vignette più marcatamente umoristiche (pur subendone l’azione) e, in generale, nella seconda parte del volume.
Diviene addirittura mattatore nella “saga della signora anziana”, in cui fa di tutto per aiutare una vecchietta ad attraversare la strada.
A volte l'umorismo è fine a se stesso, a volte è una critica sottile ad alcuni aspetti della società contemporanea, alla chiusura e alla diffidenza nei confronti del prossimo.
Ma Totaro non risparmia le critiche, neanche troppo velate, al suo protagonista. Ne mette in evidenza sovente l’ignoranza, la tendenza ad abbracciare i luoghi comuni, ad essere influenzato dalla pubblicità. Un uomo che cammina quasi inconsapevole di ciò a cui va incontro. Anche quando sembra di fronte a un bivio e alla possibilità di operare delle scelte, è chiaro che, quale che sia la direzione intrapresa, il risultato non cambierà: non è il punto d’arrivo ciò che conta, ma ciò che si è fatto durante il percorso.
C’è anche una venatura amara nel racconto di Totaro, in cui la morte è spesso presente e incombente come destino ineluttabile. Degna di nota la citazione del film Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, con la morte ad attendere l’uomo a bordo strada con la scacchiera.

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Alla fine, giunto al termine della strada, al di là della quale non c'è niente, si interrompe anche il processo comunicativo;  il lettore si trova davanti a una strada deserta, su cui non succede nulla.
La comunicazione si è interrotta è l'autore ha smesso di fare da lente, di riflettere cioè la propria realtà proiettandola verso l'occhio del lettore.
Il palcoscenico è vuoto, scena muta, fine dello spettacolo. Applausi.

Giudizio assolutamente positivo per un volume che è un'autentica chicca, una piccola miniera da tenere sullo scaffale e cui ricorrere ogni volta che si è alla ricerca di qualcosa che con acume, eleganza e una geniale purezza di fondo, faccia sorridere e al contempo ragionare.

Dati del volume

  • Editore: Comix
  • Autori: Testi e disegni di Roberto Totaro
  • Formato: 24x19, B, 132 pp, b/n
  • Prezzo: 15€
  • Voto della redazione: 8
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