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Inumani Primo Contatto

Spesso si sente dire che l’etichetta Marvel Knights, creata dalla Casa delle Idee per permettere la realizzazione di storie più mature, autoriali e per un pubblico adulto, non è all’altezza dei prodotti sfornati dalla sua storica nemesi, la Vertigo della Distinta Concorrenza. Ed effettivamente se si fa un bilancio delle serie realizzate dall’una piuttosto che dall’altra si nota una certa discrepanza di qualità. Eppure ci sono delle belle sorprese e degli ottimi lavori anche in Marvel Knights e in particolare vi parliamo della serie Inhumans scritta nel 1998 da Paul Jenkins, allora astro nascente del fumetto americano, e disegnata meravigliosamente da Jae Lee. Una serie in 12 numeri, ora raccolti in un volumone dalla Panini Comics, che venne accolta con grande plauso di critica e pubblico e vinse ben due Eisner Awards, uno per autore, meritatissimi.
Gli Inumani, seppur apparsi per la prima volta su The Fantastic Four #45 nel 1965, non hanno mai goduto di storie in solitaria di particolare spessore e bellezza, se si escludono appunto questa serie del ’98-’99 e il graphic novel omonimo scritto da Carlos Pacheco su disegni di José Ladrönn; al momento però stanno rivivendo una sorta di rinascita editoriale, lanciatissimi nel Marvel Universe grazie allo scrittore Charles Soule.

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In questa opera in 12 numeri invece abbiamo uno sguardo a tutto tondo sul mondo di questa famiglia di esseri geneticamente superiori agli umani, sulla loro società genocratica, sulla loro vita, sulla loro mentalità e la loro diversità biologica, vero e proprio aspetto dominante della specie.
Una storia incredibilmente profonda, psicologica, a tratti estremamente angosciante e opprimente, riflessiva al punto da diventare interattiva, chiamando in causa direttamente il lettore, ponendogli quesiti, facendolo ragionare sul peso e sull’importanza delle scelte che vengono compiute dai personaggi, coinvolgendolo personalmente e mettendolo in gioco.

Il sipario si apre su Attilan, la leggendaria città degli Inumani, che ha subito numerose delocalizzazioni spaziali, dalla Zona Negativa ad Atlantide, dove si trova all’inizio di questa run. Una città circondata da una barriera potentissima che evita la contaminazione del microclima interno con l’atmosfera inquinata della Terra, e la protegge da attacchi esterni; tuttavia la quiete inumana viene minacciata da un esercito mercenario e da intrighi politici che mirano al vibranio nel sottosuolo della recentemente riemersa Atlantide.
Freccia Nera, il re degli Inumani, dovrà quindi affrontare queste minacce esterne e al contempo fronteggiare quelle interne che vedono suo fratello Maximus alle prese con una rivolta a capo degli Alfa Primitivi, specie creata in laboratorio dal genetista inumano Avadar, con lo scopo di realizzare una razza che liberasse gli Inumani da qualsiasi lavoro fisico. In questo precario equilibrio la goccia che farà traboccare il vaso sarà la trasformazione a seguito di Terrigenesi, processo che risveglia l’abilità genetica dell’Inumano in un essere biologicamente unico e superiore, in un Alfa Primitivo, gettando ombre sulla presunta perfezione genica della specie e mettendo in discussione l’effettiva direzione della loro mutazione, oltre che instillare i germi della non liceità e correttezza etica dello sfruttamento degli Alfa.

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E Jenkins descrive magnificamente questa condizione di metastabilità, di precarietà assoluta, di crisi di certezze e di completa incertezza esistenziale e sociale. Il ritmo narrativo è sapientemente ammaestrato, con lenti, esaustivi e opprimenti periodi di gestazione e sviluppo degli intrecci iniziali che sublimano in rapidi e scattanti momenti risolutivi che rimuovono in modo deciso la non azione generando un climax vibrante e mai scontato.
Ma la vera peculiarità di quest’opera è il grande lavoro di approfondimento e indagine psicologica dei personaggi che lo scrittore porta avanti sin dalla prima pagina. Non ci troviamo davanti, come sempre più spesso accade, a vuoti involucri, marionette bidimensionali che lottano unicamente per la spettacolarità dell’azione; soprattutto gli Inumani vengono analizzati molto attentamente, facendoli interagire, dialogare, mossi dal loro intelletto e dai loro sentimenti, cercando di donargli vita propria, in un lavoro introspettivo mirabile.
Non si sentono forzature narrative in questa storia: Jenkins caratterizza i personaggi comprendendo appieno la loro natura e facendoli agire senza stonature o coercizioni, in completa armonia con il loro essere.

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Molto spesso infatti ci vengono riportati per filo e per segno direttamente i pensieri dei singoli, permettendoci di capire i ragionamenti degli stessi; altre volte invece si sfrutta una voce fuori campo che chiama lo stesso lettore a mettersi in gioco e a rispondere agli interrogativi che gli pone, creando una complicità con il fruitore che porta l’interattività della lettura ad un livello superiore.
E il personaggio chiave dell’intera run, quella su cui più ci si focalizza, è re Freccia Nera. La figura muta di Blackagar Boltagon è la più comunicativa dell’intera opera, grazie soprattutto all’ottimo lavoro di Jae Lee. L’impossibilità di emettere suoni porta lo scrittore ad animarlo e definirlo tramite i suoi pensieri, lasciando all’abilità del disegnatore la comunicatività di un personaggio tormentato da dubbi, paure, responsabilità e doveri asfissianti di chi deve proteggere, accudire e governare un’intera civiltà.

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Questo ciclo di storie è una sorta di racconto di formazione dai toni shakespeariani per tutti i personaggi che lo popolano, per un’intera società; tutti dovranno “evolvere” per far fronte ai pericoli che si porranno sul loro cammino.
Ed è nella parte grafica che si accentua tutto quanto fatto da Jenkins a livello di trama. Il titanismo, l’incertezza, la paura, l’ansia e il dolore vengono perfettamente messi su tavola dall’eccezionale abilità artistica di Lee che con il suo tratto marcato e scuro, dominato da un nero denso e morbosamente attraente, incupisce ancora di più l’atmosfera, rendendola ancora più claustrofobica e soffocante. Con uno stile spesso inquietante e realistico fino all’estremo, la tavola non è accessorio ma forza motrice essenziale dell’intera opera, fusa indissolubilmente alla narrazione.

Edizione Panini cartonata di grande formato che rende al meglio le pagine illustrate dell’artista e dona il pregio meritato alla storia, con una piacevole gallery finale di artwork e studi preparatori delle tavole. Immancabile nelle librerie di chi vuole storie Marvel autoriali o semplicemente di grande bellezza.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Paul Jenkins, disegni di Jae Lee
  • Formato: 17x26 cm, cartonato, 288 pp, col.
  • Prezzo: 25€
  • Voto della redazione: 8,5
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