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Louis Riel

Louis Riel (Coconico/Black Velvet, brossurato, 290 pagine, b/n, 15 €) Testi e disegni di Chester Brown

A primo impatto, l’ultimo lavoro di Chester Brown può sembrare quanto di più lontano dalla produzione dell’autore canadese (che qui in Italia si limita al solo Non mi sei mai piaciuto, purtroppo). Ma scrutando più a fondo, il (doppio!) filo conduttore con i lavori passati di Brown esiste, e non è nemmeno tanto lieve: dal racconto visceralmente autobiografico di You never liked me e The Playboy alla minuziosa (ed estremamente ben documentata) biografia di Louis Riel, rivoluzionario Canadese, figura controversa della storia moderna del paese della foglia d’acero. Doppio filo, dicevamo, perché Brown sembra calcare la mano, oltre alle vicende personali e politiche dell’individuo Riel, su un argomento a lui caro: la sottile linea che separa la sanità mentale di un uomo dalla pazzia, dallo squilibrio, dalla schizofrenia. Riel in vita sua fu infatti convinto di essere profeta, illuminato da visioni e apparizioni divine, e alternò periodi di lucida guida del popolo Metis (meticci indiano/francesi) ad altri di profonda crisi mistica. E la madre di Brown, per chi non lo sapesse, morì in manicomio. Corredato da un apparato di annotazioni profondo e completo e da un imponente indice analitico utile per districarsi tra le decine di personaggi storici del nordamerica di fine ottocento, il volume si presenta graficamente in modo ineccepibile e rigoroso: tutte le tavole sono divise in tre strisce da due vignette, e lo stile è mutuato dai lavori di Harold Gray (autore della striscia Little Orphan Annie). Una storia ambientata alla fine del diciannovesimo secolo con un gusto delle immagini tutto anni ’30... una scelta peculiare che si può spiegare come una ricerca stilistica dell’autore, piuttosto che come funzionale al racconto. E che comunque si rivela azzeccata, nell’apportare semplicità ed eleganza a un intreccio politico già spiegato nella maniera più chiara da un Brown in stato di grazia. L’autore riesce nell’arduo compito di rendere interessante una vicenda storica di second’ordine (almeno per noi europei), restando fedele alle fonti storiche: giustificando ogni scelta di sceneggiatura nell’appendice testuale, dalle sovracitate semplificazioni alle personali interpretazioni di personaggi realmente esistiti, Brown imbastisce una storia insieme godibile e coerente coi propri scopi divulgativi.



Giovanni Agozzino
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