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Barokko

BAROKKO (brossurato, 192 pagine, b/n, € 14.00, Black Velvet) testi e disegni di Paolo Bacilieri.


Mario Barokko ha una grossa cicatrice sulla faccia. Suo fratello Tanfo è proprietario di un bar ma in realtà fa lo spacciatore. Sua moglie sta sempre al telefono e si chiama Betty. Mario Barokko abita con lei in un rettangolo di cemento steso su una città di provincia che vorrebbe tanto essere America e invece è nord-est, Italia, periferia della vita. Lavora da due anni presso la “Grip”, un’agenzia specializzata in casi di infedeltà coniugale, dove è una specie di investigatore privato. Nel suo mestiere non si fa tanti scrupoli, ma chi lo conosce dice che è un buon diavolo.
Mario Barokko è soprattutto un buon personaggio a fumetti. È stato creato nel lontano 1988 da Paolo Bacilieri (noto ai più per le successive – e bellissime – storie del bonelliano Napoleone). Per la precisione ha rappresentato la prima prova di Bacilieri come autore completo, e questo è già sconvolgente. Le sei avventure del personaggio raccolte dalla Black Velvet – cinque, se pensiamo a quelle pubblicate tra l’88 e il ‘93 sulla rivista “Comic Art” ed escludiamo l’inedito “passo falso” The Big Trip, risalente al ‘95 – sono infatti non soltanto delle ottime opere di intrattenimento ma quanto di meglio sia in grado di offrire oggi il fumetto italiano. Non l’ennesimo “omaggio” più o meno riuscito alle mode stilistiche e narrative provenienti dal Giappone o dagli USA ma una matura operazione di rinnovamento compiuto dall’interno della nostra (bistrattata) tradizione. E queste storie dimostrano che Bacilieri il fumetto italiano se l’è studiato molto bene, aggiungendovi peraltro nuove soluzioni per dare sfogo al suo bisogno di raccontare.
In principio forse il suo stile si richiama alla plastica morbidezza di Manara (di cui è stato allievo), ma se ne allontana quasi subito, dimostrando presto un rigore formale degno di Pratt, una organizzazione del formato-striscia alla De Luca, e soprattutto quella carica eversiva e quella spinta all’attualità proprie delle opere migliori di Magnus, di Tamburini, o di Pazienza. E poi, come per sfuggire ad una ulteriore classificazione, sembra accostarsi al tratto naif degli stranieri Crumb, Oliveira e Corben. Un’evoluzione che è possibile seguire passo dopo passo all’interno del volume, a testimonianza di una ricerca inquieta che rifiuta di concludersi.
Ma, al di là dei nomi, quello che più colpisce in Bacilieri è la genuina padronanza del linguaggio-fumetto (“Barokko è la quintessenza del fumetto”, conclude Daniele Brolli nella sua interessante introduzione) che si traduce in un uso quasi smodato (“barokko” per l’appunto) delle sue stesse convenzioni. Le linee che si ispessiscono, i prodotti di consumo che si alternano alle facce rugose delle comparse, il colore che dà rilievo ai momenti di massima alienazione, le onomatopee che invadono lo spazio angusto delle vignette fino a diventare segni tangibili, sostanze di rumore – sono solo alcuni esempi di una sovrabbondanza di segni che non è mai gratuita ma sembra volersi espandere nel tentativo (comunque fallimentare) di raccogliere tutta la realtà possibile.
Così le concitate avventure a fumetti del detective Barokko possono incrociarsi senza legami apparenti con i sogni di morte di un drogato in overdose (Tragicomixage), con una canzone di Bruce Springsteen sentita alla radio, con la lettura di un “Uomo Ragno Gigante” prima di addormentarsi, o con le immagini televisive di un suicidio in diretta o di una televendita Aiazzone. La realtà “metro-padana” esige di essere narrata, ma si manifesta in un evolversi rapido, eccessivo, precipitoso.
“Non c’è tempo” ripete continuamente Sandokan, deuteragonista della storia più cruenta della raccolta, Conad, folle cronaca di una rapina a un furgone portavalori che si conclude in tragedia. “Non c’è tempo”, ripete anche lo speaker di un telegiornale per giustificare agli spettatori l’assenza di notizie culturali. Il duro racconto del quotidiano reclama una perenne attenzione e invade spazi che non gli sono propri. In questo tempo che sembra precipitare su se stesso, in questo susseguirsi incontrollato di realtà, sta forse il tratto più originale, più innovativo ed attuale, del lavoro di Bacilieri.




Davide Scagni
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