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Maus (I Classici del Fumetto di Repubblica 49)

MAUS Parte I: Mio padre sanguina storia - I Classici del Fumetto di Repubblica 49 (brossurato, b/n, € 5.80, allegato al quotidiano La Repubblica) testi e disegni di Art Spiegelman.
Voto: 10/10

Il 27 gennaio del 1945 è il giorno in cui si aprirono i cancelli di Auschwitz. Di fronte alle avanguardie dell’esercito sovietico venute a liberare la Polonia dall’occupazione nazista, lo sparuto gruppo di uomini, donne e bambini che era sopravvissuto a quell’orrore fu insignito del dovere di portare al mondo il ricordo della propria esperienza.
Quel momento di sgomento e di terrore, di sollievo e di riscatto, è stato celebrato nella Giornata della memoria: un giorno inteso a ricordare lo sterminio di quasi sei milioni di ebrei e di migliaia di zingari, omosessuali e oppositori politici, che qualcuno aveva deciso non si dovessero più considerare individui.
In occasione di questa giornata, la collana dei Classici del Fumetto allegata al quotidiano La Repubblica ha scelto di pubblicare la prima parte di Maus di Art Spiegelman, premio Pulitzer 1992. Un’ottima opportunità, tra l’altro, per rileggere uno dei capolavori riconosciuti dell’arte sequenziale, o per recuperare l’edizione completa in due parti targata Einaudi 2000.

Maus è il racconto di Vladek, un ebreo scampato alla persecuzione nazista che porta ancora, dopo quarant’anni, le ferite di quella tragedia. Ed è anche il racconto di suo figlio Art, un fumettista che si sforza di ristabilire un difficile rapporto con il genitore scavando fino in fondo a quelle ferite.
Maus è un romanzo bellissimo, che utilizza il linguaggio e le convenzioni del fumetto per raccontarci, attraverso i ricordi di un uomo, l’ironica follia della Storia.
Il tratto grezzo e la prosa essenziale di Spiegelman evidenziano efficacemente i numerosi contrasti presenti nella vicenda: quelli formali, tra registro realistico e registro grottesco, come quelli più sostanziali, tra padre e figlio, tra individuo e società, tra un passato che si vorrebbe cancellare perché “non interessa a nessuno” e un presente che invece viene pesantemente, quotidianamente condizionato da esso.

La Storia è il sangue che percorre ogni pagina di questo libro.
Come tutti gli individui, Vladek è il risultato di ciò che ha vissuto, ma ciò che ha vissuto è talmente incredibile che gli occorrono quarant’anni per parlarne.
Art lo ascolta con attenzione, badando ad ogni particolare, cercando di ricostruire per il suo racconto i frammenti preziosi del passato che Vladek porta con sé. E lo chiama “assassino” quando scopre che Vladek non ha conservato tutti i documenti di quegli anni. Come se il passato, per quanto doloroso, si potesse veramente uccidere.
Vladek sanguina Storia. La Storia gli è stata cucita addosso più in profondità della stella di David che gli adornava il vestito, negli anni della persecuzione e della prigionia.
Quegli anni per lui non sono mai finiti. Hanno invece lasciato tracce profonde e incancellabili, su di lui e sulla sua famiglia. Lo hanno reso una vittima, un sopravvissuto. E hanno reso Art il figlio di un sopravvissuto.
Nell’inquietante realizzazione dei funny animals di Walt Disney, gli individui in Maus diventano caricature del proprio status sociale: gli ebrei sono topi, i tedeschi gatti, gli americani cani, i polacchi maiali. Non esprimono più semplicemente loro stessi, ma ciò che la Storia ha deciso per loro.
Chi sopravvive, consegna ai figli il proprio status di sopravvissuto. Chi è stato vittima, non vede nell’altro che un ennesimo, potenziale carnefice.

Sono passati 59 anni dal giorno in cui si sono aperti i cancelli di Auschwitz, e ancora certe ferite non sono guarite. Ancora è necessario ricordare.
Ci sono vittime che aspettano di essere riconosciute e carnefici che devono ancora essere trovati.
Un libro come Maus ci fa capire che la Storia non dovrebbe mai sostituirsi alla vita. Che siamo tutti figli di quelle vittime. Che siamo tutti figli di quei carnefici.
Anche questo è un modo per ricordare.



Davide Scagni
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