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Il Mitico Thor 50/54

IL MITICO THOR 50/54 (spillati, 48 pagine nn 50/52 e 54, 64 pagine n 53; colore, carta patinata, nn 50/52 e 54 2,25 € cadauno, n 53 2,50 €; Panini Comics) VOTO 7/10


In un periodo in cui la qualità media di molte testate Marvel edite dalla Panini Comics è piuttosto alta, questa serie rischia di passare un po' in secondo piano: vuoi perchè i nomi degli autori delle due serie ospitate - con l'ececzione di Geoff Johns - non sono fra i più cool del momento, vuoi perchè la testata ha vivacchiato per parecchi numeri, ma resta il fatto che il mensile dedicato a Thor non è certo sulla bocca di tutti i lettori di comics.
A mio parere, però, la testata negli ultimi numeri si è dimostrata in netta risalita.
La serie di Thor vive un periodo felice grazie ad un'intuizione del fedelissimo (gli autori che di questi tempi scrivono più di 50 numeri di seguito di una serie si possono contare sulla punta delle dita) Dan Jurgens, che mixa la sfruttata linea degli eroi "authoritary" alla natura divina dei personaggi della serie: il risultato è una vera e propria invasione di divinità nordiche sulla Terra, con tanto di Asgard che staziona nei cieli di NY e intromissioni degli déi nelle politiche internazionali.
Gli ultimi numeri della serie (con l'eccezione dell'episodio presentato sul numero 51, un po' banale ma con i disegni di Jurgens stesso chinato da Palmer che hanno stimolato il mio lato più nostalgico) presentano tutti storie decisamente interessanti e ben fatte, in particolare Da Qui all'Eternità (Thor 53) dove esordisce l'interessantissima idea di una vera e propria chiesa asgardiana e Ragione (Thor 54) con un faccia a faccia senza esclusione di colpi tra il Dio del Tuono... e l'ONU.
Oltre al già citato episodio con i disegni di Jurgens, Tom Raney lavora al suo ultimo episodio con le sue matite a mio parere sempre particolareggiate ed efficaci prendendosi molta calma e lasciando il grosso del lavoro a Joe Bennet, disegnatore dignitoso ma lontano dal talento di Raney.
Il mio unico rimpianto riguardo alla nuova direzione narrativa è la mancanza di riscontro sulle altre testate che mina la credibilità della serie; mi spiego: Asgard si materializza su New York e tutti, al di fuori delle pagine della serie dedicata al Tonante, fanno finta di niente? In teoria sono d'accordo con le direttive di Quesada e Jemas di ammorbidire le briglie della continuity fra un titolo e l'altro... ma questa situazione (come altre viste negli scorsi mesi) risulta troppo paradossale. Vedremo cosa inventeranno gli autori nel cross-over fra Thor, Iron Man ed i Vendicatori che dovremmo vedere su queste pagine a novembre.
Anche gli Avengers, malgrado l'abbandono di Kurt Busiek, passano un buon periodo.
Devo però dire che la saga World Trust (Thor 50/53) mi ha un poco deluso. Mi aspettavo molto da Geoff Johns (scrittore che su Flash avevo trovato eccellente) e i suoi primi numeri, pur presentando una miriade di Vendicatori ed una minaccia notevole, mi hanno lasciato freddino. Lo story-arc è stato penalizzato ulteriormente dai disegni di Kieron Dwyer, cartoonist che non ho mai ammirato particolarmente e che, a mio parere, su Avengers ha dato davvero il peggio di sè.
Con Vendicatori Uniti! (Thor 54) la musica cambia completamente: Johns scrive una storia eccezionale, dove bastano poche battute a farci riconoscere ed amare i personaggi che da anni popolano le storie dei Vendicatori. Il nuovo status quo del gruppo ha potenzialità notevoli e le tavole finali, che coinvolgono l'ambiguo Henry Peter Gyrich mostrandocelo sotto una veste diversa, promettono sviluppi clamorosi.
Inoltre, i disegni di Gary Frank (che chinato da Jon Sibal perde qualcosina) sono tutta un'altra musica.
Il Mitico Thor si fa più coinvolgente di numero in numero, non fate l'errore di lasciarvi sfuggire una simile serie che, pur passando relativamente "in sordina", può accontentare gli estimatori dei personaggi Marvel classici quanto coloro che pretendono che anche in un fumetto supereroistico il "mondo reale" non debba essere lasciato da parte ma debba anzi interagire (fino ad essere sconvolto) con i personaggi.



Lorenzo Cavalli
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