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Le contraddizioni della società americana a nudo nel thriller urbano di Nighthawk, la recensione

Vi ricordate di Nottolone? Tradotto dall’originale Nighthawk dalla mitica Editoriale Corno di Luciano Secchi, era un membro dei Difensori, il “non-gruppo” guidato dal Dottor Strange (da non confondere col serial tv che riunirà gli eroi Marvel/Netflix, di prossima diffusione). Creato da Roy Thomas e Sal Buscema sulle pagine di Avengers #69, Nighthawk faceva parte inizialmente dello Squadrone Sinistro, gruppo di criminali provenienti da una terra parallela modellato sul prototipo della Justice League della DC. Ciascun membro dello Squadrone era il corrispettivo Marvel di un leaguer: così, se Hyperion era il Superman di questa realtà alternativa, Doctor Spectrum corrispondeva a Lanterna Verde, Whizzer a Flash e Warrior Woman a Wonder Woman, Nighthawk occupava il posto di Batman all’interno del supergruppo. Con questo espediente Thomas poteva mettere in scena uno scontro ideale tra i due supergruppi di riferimento delle due case editrici. Come lo scrittore rivelò più tardi, lo Squadrone Sinistro era stato modellato dal criminale cosmico Gran Maestro sulla base di un gruppo di eroi realmente esistente su un’ulteriore terra parallela, lo Squadrone Supremo. La vita editoriale di entrambi gli squadroni sarebbe proseguita negli anni a venire, e lo Squadrone Supremo sarebbe stato protagonista di una celebre miniserie, scritta dal compianto Mark Gruenwald a metà degli anni ’80, che avrebbe anticipato di poco alcune tematiche presenti in Watchmen. Nel frattempo, il Nottolone dello Squadrone Sinistro si era affrancato dalle sue origini criminali e aveva trovato ospitalità nell’universo Marvel principale: di giorno, nella sua identità di Kyle Richmond, conduceva una vita da playboy milionario, di notte combatteva il crimine nei panni di Nighthawk.

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Nel 2003 J. Micheal Straczynski propone, con Supreme Power, un aggiornamento per il nuovo secolo dei personaggi creati da Thomas, fornendone una nuova e più realistica versione ambientata su un ulteriore mondo parallelo, Terra 31916. Il Nighthawk di Supreme Power, pur conservando l’alter-ego di Kyle Richmond, si distacca notevolmente dal suo predecessore, non tanto quanto afro-americano, piuttosto per un approccio più violento alla lotta al crimine, che non esclude l’eliminazione fisica se necessaria. In seguito all’evento Secret Wars e al collasso del Multiverso Marvel, anche questo Nighthawk è giunto sul nostro pianeta insieme ad altri esuli di altre terre, tra cui versioni alternative dei suoi compagni perduti con cui ha fondato un nuovo Squadrone Supremo, trovando però tempo per avventure in solitaria nella sua nuova serie personale, tradotta in Italia da Panini Comics.

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In apertura di volume troviamo un Nighthawk perfettamente calato nel suo nuovo ruolo, quello di protettore di Chicago, eletta città d’adozione dell’oscuro vigilante. La “città del vento” è scossa da violente rivolte razziali, scoppiate in seguito agli omicidi di cittadini afro-americani fermati dalla polizia. In questo contesto sociale problematico, Nighthawk cerca  di fermare i traffici dei Veri Patrioti, un gruppo di suprematisti bianchi dediti al traffico della droga che è misteriosamente entrato in possesso di armi ad alta tecnologia. Come se non bastasse, ecco apparire anche la minaccia di un serial-killer, il Rivelatore, che prende di mira le persone che si sono macchiate di crimini contro la comunità afro-americana. Sullo sfondo, proseguono i tumulti e le sommosse, favorite dagli interessi economici di un cinico immobiliarista, che potrebbe essere la mente dietro le azioni criminali dei Veri Patrioti. Molte gatte da pelare per Nighthawk, che convergeranno verso una cruda resa dei conti finale.

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Thriller urbano teso come una corda di violino, Nighthawk non si fa scrupoli nel prendere di petto le contraddizioni e le tensioni sociali che attraversano la società americana, ancorandosi saldamente alla cronaca quotidiana, elemento che lo contraddistingue dal resto della produzione Marvel attuale. Lo scrittore David Walker, già autore di quella gemma mensile di exploitation anni ’70 che è Power Man & Iron Fist (in Italia sulle pagine di Daredevil), ci propone la dura realtà di una metropoli moderna, dove le persone comuni non possono che soccombere davanti alle manovre di criminali che non hanno costumi sgargianti o piani altisonanti, se non il proprio arricchimento: palazzinari e faccendieri, che usano la malavita e i poliziotti corrotti come strumenti per raggiungere i propri interessi. L’approccio scelto da Walker è assolutamente realista: la sua Chicago non è una città da fumetto, teatro di scontri tra supereroi e criminali, anzi è più probabile che sia scenario di proteste contro i metodi violenti della polizia, se non di rivolte. Un contesto crudo e realistico che non prevede la presenza di eroi, se non quella di un vigilante e anti-eroe come Nighthawk: creatura notturna inguainata in una corazza nera che incute timore, fornita di gadget in grado di ferire mortalmente gli avversari, è un Batman che combatte il crimine con i metodi brutali del Punitore. Lo scrittore lo ritrae come un uomo di poche parole che sono sentenze, ossessionato dalla sua missione, lasciando il compito di alleggerire la tensione e le situazioni drammatiche alle battute della sua assistente Tilda, criminale redenta, con la quale Nighthawk instaura una dinamica stile Green Arrow-Felicity come nella serie tv dedicata all’arciere di smeraldo.

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L’atmosfera realista della trama imbastita da Walker è perfettamente catturata fin dalle prime pagine dalle matite di Ramon Villalobos, artista californiano nelle cui tavole è impossibile non notare l’influenza di Frank Quitely. Villalobos costruisce un setting perfetto, tra magazzini di periferia, cantieri e case popolari, divertendosi a disegnare nasi rotti e ossa spezzate. La costruzione della tavola e la scansione delle vignette, vedi il duello finale tra Nighthawk e il Rivelatore, sono pensate appositamente per supportare il ritmo freneticamente action dello script di Walker. Da segnalare le intense ed interessanti scelte cromatiche della palette di Tamra Bonvillain, tra cui gli effetti fluo in alcune tavole che ben si sposano con la dimensione urbana dell’intera vicenda. Un altro bonus che farà piacere ai lettori di vecchia data sono le copertine di Denys Cowan, disegnatore negli anni ’80 di una serie cult come The Question per la DC, che introducono perfettamente il lettore alle crude atmosfere della serie. Le covers di Cowan possono contare su delle chine d’eccezione, quelle del maestro Bill Sienkiewicz.
Nighthawk ha chiuso negli States col sesto numero per scarse vendite, ma siamo sicuri che questo ciclo di storie verrà riscoperto e apprezzato negli anni a venire.

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The War - Il pianeta delle scimmie sarà preceduto da un prequel a fumetti

  • Pubblicato in News

Il prossimo 14 luglio uscirà nelle sale, distribuito da 20th Century Fox, il film The War - Il pianeta delle scimmie, per la regia di Matt Reeves, sequel di Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie, del 2014.

La guerra tra umani e scimmie, scoppiata alla fine del precedente capitolo, è ormai ad uno stadio avanzato.
Ma cosa è successo tra l'inizio del conflitto e il momento da cui parte il nuovo film?

Questo "gap" temporale è riempito da War for the Planet of the Apes, serie a fumetti in quattro parti, scritta da David F. Walker e disegnata da Jonas Scharf.
Edita Boom! Studios, la miniserie sarà un vero e proprio prequel al film.
La pubblicazione del primo numero è programmata per il 12 luglio, e precede di due giorni l'uscita della pellicola.

La storia si svolge nell'anno che intercorre tra la fine di Apes Revolution e l'inizio di The War, e racconta l'escalation del conflitto attraverso gli Stati Uniti e il modo in cui diversi gruppi e diverse fazioni ne vengono coinvolti. Caesar prepara le scimmie a fronteggiare la minaccia umana per il dominio del pianeta.

"Sono un grande fan dell'originale Il pianeta delle scimmie e mi piace molto quello che hanno fatto con la nuova serie" - ha detto David Walker - "lavorare su questa storia "significa contribuire a quello che potrebbe essere, in ultima analisi, il miglior film della serie, dopo quello del 1968".

Le cover sono realizzate da Mikhail Borulko e da Jay Shaw.

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