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Marco Rizzo

Marco Rizzo

Spider-Man: Dimensions: Recensione

Casa di produzione: Activision - Sviluppatore: Beenox Studios
Genere:
Action - Versione recensita: PS3

spider-man-shPer gli appassionati, uno dei pregi maggiori di un videogame basato sui nostri personaggi preferiti è interpretarli compiendo le loro azioni più caratteristiche. Batman attacca nell’ombra e sferra cazzotti, l’Uomo Ragno svolazza tra i grattacieli di New York in cerca di cattivi a cui piombare addosso.
Se Spider-Man: Web of Shadows faceva proprio del free-roaming il suo punto di forza, permettendo acrobazie di buon livello (nonostante i bug), il nuovo videogame dedicato all’Uomo Ragno, Spider-Man: Shattered Dimensions (in italiano Dimensions, vai a capire perché), pur facendo notevoli passi in avanti nella grafica elimina proprio questa parte intrigante e - lo ammettiamo - nerd-friendly. Certo, Spider-Man: Dimensions compensa con altre strizzate d’occhio agli appassionati legate alla struttura del gioco.

Il filmato iniziale (con Stan Lee come voce narrante) racconta di come la storica "tavoletta dell’ordine e del caos" venga mandata in frantumi durante uno scontro tra l’Arrampicamuri e Misterio, e i vari pezzi finiscano sparsi tra quattro dimensioni. Avremo quindi la possibilità di guidare l’Uomo Ragno “classico”, quello Ultimate (in realtà semplicemente Spidey con il costume nero), quello della versione “noir” ambientato negli anni ’30 e Miguel O’Hara, lo Spider-Man del 2099. Quattro diversi gameplay, quattro ambientazioni molto diverse, tutte graficamente molto riuscite. In particolare il Ragno noir dovrà muoversi nell’oscurità, ricordando un po’ proprio il Batman dell’acclamato e meglio riuscito Arkham Asylum. Lo Spider-Man del 2099, forse il più atteso dai fan duri e puri, gode invece di uno scenario intrigante, un futuro fatto di palazzoni e velocità, ma resta anche in questa dimensione uno dei problemi più evidenti del gioco, ossia la difficoltà a seguire la telecamera nelle scene d’azione o quando si cammina sui muri.

Come detto, pur essendo vario il gameplay, purtroppo presto il gioco targato Activision si riduce a una sequenza di scazzottate con nemici pur interessanti (su tutti Kraven il Cacciatore e il Deadpool Ultimate). Sostanzialmente in ogni capitolo Spidey viene indirizzato da Madame Web verso un villain, segue l’inevitabile scazzottata talvolta quasi a livelli di un picchiaduro, e un secondo round con il cattivo potenziato dalla tavoletta. Almeno si varia tra gli incontri ravvicinati e le sfide a tempo, ma risulta pur sempre una struttura troppo schematica. Interessante invece la possibilità di prolungare la longevità del gioco con le sfide della “Ragnatela del destino”, che permettono anche di conquistare punti per potenziare il personaggio e acquistare costumi alternativi.
Eppure, per un titolo che poteva risultare ancora meglio riuscito, visto anche il buon precedente, la bella grafica e le potenzialità della trama, ci aspettavamo di più.

Pyongyang

Ogni tanto l’editoria non specializzata ci riserva qualche sorpresa, ed ecco che L’Internazionale, che su rivista aveva avuto il merito già di pubblicare autori come Spiegelman, Sacco e la Satrapi, pubblica nella collana Fusi Orari questo bel libro del canadese Guy Delisle. In Pyongyang - già pubblicato su Lapin, rivista edita dalla pionieristica L’Association (proprio come Persepolis, opera a cui è facile accostarla) – coincidono reportage ed autobiografia, mediati dal genere del carnet de voyage.
Senza cadere mai nel didascalico e mantenendo comunque un tono brioso, Delisle ci porta con sé per le strade deserte della metropoli nord-coreana insieme a realistici personaggi da fumetto, con un tratto minimalista ma espressivo e dei grigi d’atmosfera.

Delisle, che svolge principalmente la professione di animatore per grosse case di produzioni francesi, deve supervisionare la produzione di uno studio nordcoreano per un serial francofono. L’impatto con la cultura e le problematiche della realtà coreana è shockante. Anche nei prevedibili e divertenti siparietti da turista alle prese con una cultura lontana e decisamente atipica, Delisle intinge di drammaticità le situazioni, al punto che spesso il lettore si lascia prendere dalla malinconia o dalla rabbia e, come lo stesso Delisle, si chiede “Ma ci credono veramente a tutte quelle stronzate che cercano di propinargli?”.
La Corea del Nord è un paese blindato, che vive all’ombra del “presidente eterno” Kim Il-Sung, con il coprifuoco, le limitazioni delle libertà personali e di opinione, la mancanza di luce elettrica e la povertà diffusa. Eppure, in questo paese che si sforza di sorridere, circondato nell’arte, nella musica, nell’architettura dalla figura del leader e del figlio (attuale presidente), l’orwelliano bi-pensiero spinge i cittadini a convincersi di vivere in serenità e di essere vessati dai nemici esteri. Il riferimento a “1984” non è casuale: Delisle porta con sé il celebre libro e si accorge coi propri occhi che le previsioni di Orwell, già notoriamente assimilabili alla realtà in cui viviamo, si sintetizzano perfettamente nella situazione nordcoreana.

Guy Delisle è uno dei fumettisti di punta della nuova generazione lanciata da L’Association, e ci auguriamo di poter vedere presto le altre sue opere in Italia, in particolare il suo brillante diario dalla cinese Shenzhen.
Nel frattempo consigliamo questo libro non solo agli appassionati di “fumetto di realtà”, ma anche a chi voglia scoprire qualcosa sulla misteriosa, lontana e “canaglia” Corea del Nord.

Dalle stelle a Gotham City: intervista a Pat Gleason

Comicus intervista per voi uno dei più amati disegnatori della DC Comics, quel Pat Gleason che ha contribuito al rilancio del mito delle Lanterne Verdi grazie a una lunga e intensa run su Green Lantern Corps (su testi di Dave Gibbons prima a Peter Tomasi dopo) Copertinista d'impatto, disegnatore capace di spaziare dalle profondità degli oceani di Aquaman allo spazio siderale delle Lanterne, passano per le atmosfere urbane di Robin, il cordialissimo Pat si trova davanti ad una svolta importante della sua carriera. Attualmente al lavoro su Brightest Day (nelle pagine riguardanti Martian Manhunter), presto prenderà le redini di Batman & Robin insieme a Tomasi.

Ciao Pat, e bentrovato su Comicus. Cominciamo con una domanda semplice: come sei entrato nel mondo del fumetto?

Beh, ho disegnato tonnellate di portfolio, alle convention ho parlato con editor, artisti, scrittori e con chiunque potesse darmi qualche dritta per riuscire a sfondare. I nodi sono venuti al pettine al Wizard World di Chicago dove ho conosciuto l'allora esordiente scrittore Brian K. Vaughn. Cominciammo a parlare mentre facevamo la fila e di lì a poco stavo disegnando qualche schizzo su un suo soggetto; mi indirizzò quindi dal suo editor presso la Marvel. L'editor mi affidò il lavoro e così uscì il mio primo fumetto con Brian, X-Men Unlimited #22.

Quali sono le tue principali influenze artistiche? Sembra che Doug Mahnke sia il principale, certamente perché, per quanto ne so, hai lavorato fianco a fianco con lui per molto tempo.

Sì, Doug Mahnke e io abbiamo lavorato a stretto contatto per molto tempo. È veramente utile, quando ti ritrovi impantanato con le consegne di qualcosa come "La notte più oscura" (DC Comics), avere un buon amico accanto. Quando ero giovane e disoccupato Doug mi ha aiutato molto. Mi ha consigliato dicendomi cosa volessero gli editori: seguendo questi consigli sono riuscito ad entrare nel suo gruppo di lavoro su Superman. Mi ha insegnato ad essere professionale, ho imparato molto da lui e dalla sua etica sul lavoro, quell'uomo è una macchina!
Il resto lo ho appreso sul campo. La mia iniziazione al mondo del fumetto è stata tortuosa e dovrei citare anche tante piccole influenze esterne ai fumetti che mi hanno accresciuto. Da piccolo non avevo molti soldi e non potevo acquistare fumetti, così leggevo le copie stropicciate dei miei compagni, oppure imploravo i miei genitori durante i lunghi viaggi in macchina perché mi comprassero qualche albo di Spider-Man.
Mi piacevano molto le strisce fumettistiche che venivano pubblicate sui giornali ed anche quelle erano gratis: ho apprezzato molto Far Side, del geniale Gary Larson, e Garfield di Jim Davis. Questi usava uno stile semplice da copiare così ho divorato, artisticamente parlando, moltissimi numeri di Garfield e l'ho usato come punto di partenza per cominciare anch'io a disegnare strisce.
Quando so cresciuto sono stato catturato dall'animazione televisiva di show come le "Tartarughe Ninja, i Looney Tunes e Batman (del grande Bruce Timm!) e ancora una volta si trattava di materiale disponibile gratuitamente.
Ad un certo punto mi venne la pazza idea di disegnare fumetti per professione e così è cominciata la mia esperienza. Il primo artista che ho preso a modello è stato Jim Lee dopo che mi capitarono per le mani alcuni numeri della serie X-Men. Ero stupefatto dalle sue capacità e volevo veramente imparare a disegnare come lui e non credo di non essere stato il solo.
Mi piaceva molto anche Jason Pearson. Amando Spider-Man ho poi iniziato ad analizzare lo stile di Eric Larsen e Mark Bagley e, più avanti nel tempo, anche lo stile Mike Mignola. Potrei andare avanti ancora per molto…

Il mito di Lanterna Verde si dimostra un successo duraturo. Essendo stato parte del rilancio del personaggio, cominciato con la miniserie Rinascita scritta da Geoff Johns e continuato con la tua miniserie Recharge [Il Corpo delle Lanterne Verdi vol.1: Recharge, ndt], puoi provare a spiegare perché una storia così vecchia sia diventata improvvisamente tanto popolare? Cosa c'è di così affascinante in questi personaggi?

Avventure in mondi fantastici. Fuga dalla realtà. Divertimento. Queste sono le cose che apprezzo e che, credo, anche il pubblico abbia apprezzato quando abbiamo cominciato a proporle con Recharge. Si tratta di un universo vivo ed in continuo mutamento dove nuovi, fantastici personaggi vanno ad aggiungersi agli eroi principali dandoci così la possibilità di sviluppare trame virtualmente infinite evitando il rischio di essere ripetitivi. Il pubblico ha voglia di evadere dalla realtà di tutti i giorni. Abbiamo un'innata tendenza a cercare qualcosa in grado di meravigliarci, giusto o sbagliato che sia siamo tutti alla ricerca di qualcosa di più della normale vita quotidiana. Lanterna Verde esaudisce, fantasiosamente, questo desiderio: non ci sono barriere o frontiere, può accadere qualsiasi cosa. Penso sia per questo che il pubblico continua a seguire la serie.

Tra tutti i personaggi facenti parte del corpo delle Lanterne Verdi qual è quello che ti diverti di più a disegnare e con quale ti identifichi di più?

Ah ah, me la fanno sempre questa domanda ed ho sempre paura di rispondere perché le mie preferenze variano parecchio nel tempo. Comunque penso di poter dire che Kyle e Guy sono le mie prime scelte. Adoro la nuova leadership di Kyle e mi sono sempre immedesimato con il suo lato artistico e giovanile. Poi c'è Guy, che posso dire su di lui? Anch'egli è maturato molto come personaggio e mi rivedo nel suo carattere facilmente infiammabile. È sempre stato uno dei personaggi di Lanterna Verde che preferisco disegnare. Permette molta libertà con le sue movenze e le sue espressioni variegate con cui un artista può davvero divertirsi. Subito dopo vengono Soranik Natu perché è una fanciulla adorabile, e Kilowog perché… beh, perché è Kilowog, ed è fantastico.

La tua permanenza su Brightest Day ["Il giorno più splendente", seguito de "La notte più oscura", ndt] ti sta piacendo? Com'è confrontarsi con questa nuova storia e quali sono le tue scadenze per questa pubblicazione? Il tuo stile è sempre stato abbastanza grottesco, non mi pare molto "splendente" come vorrebbe il titolo della serie!

Mi sto divertendo molto, adoro disegnare Martian Manhunter, è uno dei miei personaggi dell'universo DC preferiti. In effetti penso di averlo disegnato in quasi ogni serie su cui ho lavorato. Dopo essere uscito da "La notte più oscura", dove le mie scadenze potevano arrivare a 13 pagine la settimana, piene di armate in cui centinaia di alieni si davano battaglia, sono approdato su "Brightest Day", dove devo disegnare tra 2 e 15 pagine ogni 2 settimane: un impiego meno stancante che mi permette di concentrarmi di più sul mio stile e sulla narrazione della vicenda. E sì, è piuttosto splatter, non è vero? Ma non è colpa mia! È tutta colpa di Pete Tomasi! Ah ah, so che tutti pensano che il mio stile sia adatto a questo genere. Che posso farci, sono bravo nel disegnare cose dall'aspetto organico. Penso sempre ad un modo per creare una risposta emotiva nel lettore trascinando l'attenzione su alcuni dettagli, o su elementi inaspettati, per ottenere un alto tasso di shock.
Nell'ultimo numero di Brightest Day ho disegnato una delle mie scene preferite. È una tavola molto semplice, con soltanto John ed uno scoiattolo. So che può sembrare strano ma è stato davvero un bel cambiamento d'atmosfera dopo tutti i truculenti assassinii e le tante scene d'azione che ho dovuto disegnare per la serie! E non prendete queste parole dal verso sbagliato, adoro disegnare scene d'azione e di violenza se servono ad uno scopo. Ma mi piace anche disegnare le cose semplici, quelle che vediamo fin troppo spesso tutti i giorni, come gente comune intenta a vivere la propria vita, o la natura, o qualcosa di bello come una figura umana, un bel cielo nuvoloso, o una natura rigogliosa. Tutti elementi che vediamo comunemente. Penso che queste immagini belle siano necessarie per bilanciare una storia violenta e sanguinosa al fine di ottenere la più alta risposta emotiva possibile nel lettore. Quindi cerco sempre di mantenere un ampio spettro di situazione visive in ogni narrazione su cui mi trovo a lavorare.

Hai avuto l'opportunità di lavorare su Aquaman ed ora Arthur Currie è finito sotto i riflettori in “Brightest Day”. Cosa ne pensi di questo personaggio? Perché, a tuo parere, sembra non aver riscosso molto successo nonostante i molti rilanci tentati negli ultimi dieci anni?

Non lo so con certezza. Ed in effetti non mi piaceva l'idea di disegnarlo quando mi è stato chiesto di cominciare a lavorare sulla serie. Ma non appena ho cominciato a documentarmi sul personaggio mi ha subito affascinato. Aquaman è uno di quei personaggi su cui uno scrittore deve impegnarsi al massimo per renderli memorabili. Nel mio lavoro su Aquaman, prima con Will e poi con John, penso che siamo riusciti a tirar fuori tutte le migliori qualità di Arthur. Non è mai stato insicuro nelle sue decisioni, senza per questo risultare disinteressato o privo di emozioni. Non doveva essere semplicemente un re, abbiamo fatto sì che possedesse tutte le qualità che ci si aspetta in un vero re: gentilezza e riguardo nei confronti dei deboli (Aquagirl); ferma condanna dei corrotti (Geist) ed una ferrea condotta morale. Ma gli abbiamo anche fatto fare grandi cose, toccando vette che non si erano mai viste prima. Per questo è entrato saldamente nella lista dei mie 3 personaggi preferiti.

Nella tua carriera hai lavorato principalmente per la DC Comics, ma c'è un progetto su sogni di poter lavorare, per la DC o per altre case editrici?

Mi piacerebbe molto lavorare su qualcosa di mio. E per la prima volta nella mia carriera sento che vorrei cimentarmi anche nella scrittura. Ma, per quanto riguarda il disegno, sono molto soddisfatto e non ho particolari sogni nel cassetto. Questo perché ho avuto la rara esperienza di vivere qualsiasi opera su cui ho lavorato come un sogno realizzatosi.
Quindi al momento il mio sogno è quello di amare qualunque progetto su cui mi troverò a lavorare con la stessa intensità con cui ho amato quelli passati.

Prima di salutarti e ringraziarti, volevamo parlare un po' del tuo imminente lavoro sulla serie Batman e Robin: quali saranno le tue principali ispirazioni per rappresentare al meglio i personaggi ?

Mi sono rivisto molti dei miei film preferiti in bianco e nero, fillm di Hitchcock e film muti e ho trovato molto interessante la tecnica di ripresa usata nel film La morte corre sul fiume con Robert Michum, e da esso sto prendendo spunti su come inscenare al meglio Batman e Robin concentrandomi sui contrasti tra luce ed ombra per creare emozioni nel lettore. Ma tutto dipenderà anche da cosa Pete chiederà in sceneggiatura. Sai, mi sono fatto la fama di disegnare scene d'azione invadenti e spregiudicate: con Pete abbiamo già ideato un cattivo perfetto per il secondo arco della storia, sarà decisamente grottesco ma questa caratteristica è così propria del personaggio che risulterà emoziante invece di creare fastidio. Per il momento non posso aggiungere altro.

 


 

English Version

OK Pat, let’s start with an easy one: how did you entered the comicdom?

Well I did a ton of portfolio submissions, talked to editors at conventions, artists, writers or whoever I thought could give me some pointers on making it in the business. Eventually it all kind of came together starting at Wizard world Chicago when I met a then struggling writer named Brian K Vaughn. He and I struck up a conversation while waiting in a line that resulted in me doing some artwork for a pitch he was working on, and he suggested me to his editor at Marvel. The editor gave me the work and we did my first comic book together which was X-men unlimited #22

What are your main artistic influences? It looks like Doug Mahnke is the main one, of corse because as far as I know you’ve been working side by side for a long time.


Yes, Doug and I have had a great time working so closely together. It really is helpful when you become so entrenched in the deadline madness of something like Blackest Night to have a good friend and someone who you respect down in the trenches with you. When I was young and unemployed Doug helped me a lot. He gave me pointers on what editors were looking for and I got to assist him a lot over his run of Super man and other things.  He also taught me a lot about professionalism and I tried to learn a lot from his work ethic. The man is a machine!  My other influences are generally things that I have picked up along the way.  My introduction into comicdom was round-about. I really do have to credit a lot of little, non-comic book influences along the way. I never had any money so I couldn't buy comic books, but I would look at friends wrinkled issues, or beg my parents on long road trips for Spiderman or something. I really loved the comic strips that you would find in the news paper, and they were free too! Gary Larson is a genius and I loved the Far Side. Jim Davis had an easy to mimic art style so I ate up Garfield artistically and first taught myself how to draw from those strips. As I got older I really got sucked into animation too, Ninja Turtles, Looney Tunes, and Batman come to mind. Bruce Timm is awesome.  And again, it was free!  Somewhere along the way I got the crazy I dia that I wanted to draw comics for a living and thus began the journey.  My first memory of really following an artist was when I got my hands on some Jim Lee X-men issues. I was amazed at what he could do.  I really wanted to learn how to draw like him and I'm sure I wasn't alone! I love Jason Pearson too.  I also loved Spider Man, so I got to see a lot of Eric Larsen, and Mark Bagely, lately I've been looking again at  Mike Mignola. Man I really could just go on and on.  

The Green Lantern mythos seems to prove itself successful year after year. As being part of this huge relaunch started with the Geoff Johns-penned Rebirth miniseries and continued with your GLC Recharge mini, why do you think this old myth is becoming so popular? What’s so fascinating in those characters?


Adventure. Escapism. Fun. Those are the things that I loved and I think other people loved about the series when we first started it in Recharge. I think along the way it has morphed and is continuing to change into something else. The mythos is unfolding, new and more fantastic characters are being thrown into the mix. It is really a limitless well of possibilities. I think people are looking for something outside of themselves, something fantastic. We seem to be have a built in capacity for awe. Rightly or wrongly, we are always trying to fill it with something that is bigger than ourselves. Green Lantern really has the capacity for endless adenture. There really are no walls or fences to keep things predictable and I think that makes for a series that people keep coming back to.

Among all the characters from the GLC cast, who’s your favorite to draw and who you identify most with?

Ha ha! I get this question all the time, and it's gotten so I'm kind of afraid to answer it anymore because my mood changes so much. But I feel safe in saying that I think Kyle and Guy are like the two sides to my coin. I love Kyle's new found leadership, and I have always Identified with his artistic, and youthful side. Then there is Guy. What can I say? He's come a long way too, and let's just say his temper and quirkiness are both things I can find myself relating too. Guy's always been one of my favorite GL's to draw. There's a lot of freedom of movement, and facial expressions that, as an artist, I can have fun with.  Soranik Natu because she is a very lovely lady. and Kilowog because... well he's KILOWOG and he's awesome!

Are you enjoyng your stay on Brightest Day? How does your tyle fit in this new story and what's your schedule on that book? Your style has always been near to grotesque… doesn’t look so bright to me! ;)

I love getting to draw Martian Manhunter. He's one of my favorite DC characters. In fact I think I've drawn him in almost every series that I have worked on in one for or another. So it feels very natural to me. After coming off of Blackest Night where my schedule could be 13 pages a week, full of armies and hundreds of aliens fighting, I get to come onto Brightest Day where I have anywhere from 2-15 pages to do every 2 weeks. So it's a lot easier and I'm able to spend more time and focus on the art and storytelling. And yes, it is pretty gory isn't it? But don't blame me! It's all Pete Tomasi's fault! Ha ha! I know! That's what everyone says about my style! I don't know, I am very good at drawing organic looking things and I guess that helps when drawing some gross stuff. I do try and think of ways to get an emotional response out of the reader, by drawing attention to certain details, or focusing on the unexpected elements on a page to make the shock factor higher..  But In the last issue of Brightest day I got to draw one of my favorite scenes so far. It was a very simple page with only John and a squirrel. I know it sounds funny but it really was a nice change of pace from the horrific murders and constant action that I've had to portray lately! Don't get me wrong, I love drawing action sequences, and moody lighting, and violence, if it has a purpose. I also really love when I get to draw the simple things. Overlooked  and everyday things. Like ordinary people living their lives, or nature, or something beautiful like the human figure, or a cool cloudy sky, or lush nature. Those elements can get overlooked by us. I really find that the balance of gore in a story must be balanced with some form of beauty in order to maximize the emotional response. So i will always try and work in a wide spectrum of visual storytelling in whatever I find myself working on.

You had the chance to work on Aquaman and now Arthur Currie is under the spotlight of Brightest day. What do you think about this charater? Why, according to you, it seems he didn't have success, despite many relaunches, in the last decades?

I'm not sure. I actually didn't like the idea of drawing him when I was asked to start on the series. But as I started doing research I became intrigued.  Aquaman is really one of those characters that a writer has to really work hard to make memorable. On my run on Aquaman with Will and then John, I think that we really hit a great stride in all of Arthurs strongest and most impactful traits. He was never self doubting but at the same time he wasn't an emotionless or uncaring powerhouse. He wasn't just a KING, he possessed all of the great attributes you would want in a king! Gentleness with the weak (Aquagirl), Firm expectations of the corrupt ( Geist) and a just and powerful ruler. I mean we also got to show him doing Cool stuff! He lifted up a city block! That was something that we hadn't seen, I think maybe ever, in Aquaman up until that point.  He is now really in my top 3 favorite characters.

You spent most of your career working for DC Comics. Is there a dream project you'd really wish to work for, either for DC or other publishers?

I'd love to do a creator owned project. And for the first time I feel like I'd like to try my hand a writing as well. But as far as drawing, I'd say that my Dream project is something I  rarely, if ever, never think about.  I've had the rare experience of having pretty much every-book I've ever worked on be like a dream book. So my dream is to love whatever I choose to be working on at the time.

Before telling you thanks and goodbye, we wanted to ask you something about your upcoming gig on the pages of Batman & Robin. What wil be your main inspiration for the representation of the character?

I've been watching a lot of my favorite old black and white films, Hitchcock movies, silent films, and I just loved the way Night of the Hunter with Robert Michum was filmed, and I think that in some way that is making me think more of how to stage things with Batman and Robin, more of a focus  on the lights and shadows to generate a mood. But then again it all depends on what Pete asks for in the script. Ive been known to draw in-your-face action a little bit here and there too!  Pete and I have already come up with a villain for the second arc that will be quite grotesque, But I think that will be such a part of the character that it will generate some real emotions out of others not just gross them out. but I'll have to wait to say anything more.

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