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Einaudi sbarca in fumetteria con La Rabbia, antologia con Zerocalcare, Ratigher e altri

  • Pubblicato in News

Einaudi pubblicherà a settembre un corposo volume antologico di ben 300 pagine intitolato La Rabbia, che raccoglierà delle storie brevi di diversi artisti italiani del panorama fumettistico underground contemporaneo. 8 sono i fumetti inediti presenti nel libro, ad opera di Zerocalcare, Ratigher, Bambi Kramer, Vincenzo Filosa e Giusy Noce, Hurricane, Laura Nomisake e Annalisa Trapani, Sonno, Tsò e Federico Primosig, che hanno come fil rouge la rabbia sociale ed esistenziale del titolo che, come spiega bene la descrizione del volume disponibile a questo indirizzo, "non è la rabbia di chi ha perso la partita, ma quella di chi non ha nemmeno potuto giocarla". Il volume è a cura di Valerio Bindi e Luca Raffaelli, e sarà un brossurato 18x26 cm al prezzo di 18€.
Di seguito la cover e la descrizione disponibile al link che trovate sopra.

LaRabbia low

"Otto storie inedite di rabbia sociale ed esistenziale. Vent'anni dopo Gioventù cannibale, una banda di autori pieni di talento, che usano immagini e parole per vivisezionare il reale, tra ferocia e poesia, tra impotenza e rifiuto, tra commedia e disincanto.

Il primo libro collettivo di fumettisti nati nella fucina underground da cui è emerso, tra gli altri, Zerocalcare, presente in questa antologia. L’autoritratto di una generazione cinica, tenera, autoironica. Soprattutto, arrabbiata.
Sono nati tra il 1978 e il 1992, anni in cui l’Italia covava la crisi definitiva che ha cancellato ogni idea di futuro. Sono autori di fumetti: spaziano dal manga al punk, dall'underground al pop, e narrano storie metropolitane, visionarie, taglienti, comiche, rabbiose. Non è la rabbia di chi ha perso la partita, ma quella di chi non ha nemmeno potuto giocarla. La rabbia di chi è rimasto bloccato in ascensore per un fine settimana che dura da una vita. Di chi non ha trovato un posto in questo mondo, eppure sa raccontarlo come nessun altro. Bambi Kramer, Vincenzo Filosa e Giusy Noce, Hurricane, Laura Nomisake e Annalisa Trapani, Ratigher, Sonno, Tsò e Federico Primosig, Zerocalcare sono un gruppo di autori interconnessi per ragioni anagrafiche, sociali e artistiche, che hanno contribuito a formare il festival internazionale Crack! Nato all’interno della fortezza occupata del Forte Prenestino e diventato negli ultimi dodici anni il punto di incontro più importante per il movimento underground del pianeta fumetto, Crack! è il luogo dove questi autori hanno costruito le forme della loro narrazione, le loro produzioni indipendenti, il loro pubblico".

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Kobane Calling

Sono passate solo tre settimane dall’uscita dell’ultima fatica letteraria di Zerocalcare, e il suo Kobane Calling, edito da Bao Publishing, è già diventato un caso nazionale. Per la prima volta, infatti, un fumetto si è piazzato in cima alla lista dei libri più venduti in Italia, un successo più che meritato per un’opera che va letta e riletta per coglierne le numerose sfumature.
Preceduto dai reportage che l’autore aveva realizzato per la rivista Internazionale: Kobane Calling, appunto, e Ferro e piume, il libro assume un ruolo importante per tutto il panorama fumettistico italiano; basti pensare che il testo viene pubblicato in una tiratura di 100mila copie. Numeri importanti per un’opera che scommette sulla possibilità di unire impegno sociale e leggerezza, che vuole divertire ma soprattutto far riflettere. Una scommessa che, precisiamo subito, vince a mani basse.

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In circa 270 pagine Michele Reich racconta il suo viaggio da Roma Nord al Kurdistan, attraverso la Siria, l’Iraq, la Turchia, per raggiungere il Rovaja: un’area nel Nord della Siria non riconosciuta dalla comunità internazionale e retta da un confederalismo democratico regolato da un contratto sociale che prevede convivenza etnica e religiosa, partecipazione, emancipazione femminile, redistribuzione delle ricchezze. Una costituzione all’avanguardia che deve fare i conti con la terribile avanzata dell’Isis e che, nonostante tutto, riesce a resistere grazie alle unità di protezione del popolo curdo maschili e femminili.

Un viaggio che l’autore intraprende spinto da un’unica domanda ovvero se si trasferirebbe mai nella Rojava. Per trovare questa risposta egli ripercorre il suo tragitto, accompagnato non più dal fedele Armadillo, ma dalla figura quasi mitologica del Mammut di Rebibbia, quasi a voler sottolineare la differenza di tematiche rispetto alle opere precedenti. È lo stesso Mammut a porgli questa delicata domanda, quasi indispettito dal fatto che l’autore possa allontanarsi dalle proprie radici, da quel senso di appartenenza che ha sempre decantato nelle opere precedenti. La risposta arriva, ma non è così scontata come si possa pensare, è ragionata, ponderata, sorprendente.
Attenzione, però, ciò non significa che ci troviamo di fronte un racconto pesante e didascalico, anzi, il fumettista romano non abbandona la sua consueta ironia, e il suo punto vista strettamente personale, infarcito di elementi nerd e citazioni continue. La tematica più impegnata non altera il linguaggio, sia scritto che disegnato, riuscendo a miscelare perfettamente il racconto della realtà che incontra lungo il suo viaggio alle proprie emozioni, che sono principalmente fobie, angosce e senso di colpa, ma anche stupore, felicità, gioia, il tutto senza mai calcare di ritmo. Il lettore, così come l’autore, durante la lettura/viaggio acquisisce una consapevolezza che non scaturisce solamente dall’esperienza diretta ma anche da un racconto vero, crudo, e quindi estremamente realistico. Senza alcun tipo di retorica Zerocalcare ci mostra la vita quotidiana di chi a Kobane vive e combatte, di chi sogna e chi ama, di chi cerca di ripartire da un’ideale, in uno scenario tanto terribile quanto desolante.

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Il quadro che ne esce, infatti, è totalmente diverso da quello che vogliono raccontarci i mass media. Lo stesso autore, infatti, tende più volte a precisare che questi non sono solo luoghi dove la cultura sembra essere scomparsa, e dove l’intolleranza regna sovrana. Riconosce che le sue aspettative, o meglio dire ansie pre-partenza, crollano di fronte ad un’umanità inaspettata, a una voglia di democrazia e di cultura che noi occidentali fatichiamo a comprendere. Le popolazioni di cui ci fa testimonianza non cercano solo di resistere all’Isis, ma anche di costruire un nuovo tipo di società. Egli vuole raccontare questi tentativi attraverso gli occhi di una delle parti in campo.

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Dalle pagine di Kobane Calling emergono tutta la sensibilità, e l’umanità di un’artista che vuole semplicemente trasmetterci ciò che ha visto, e vissuto, senza alcun tipo di filtro: dalle paure più banali (come vivere senza cellulare per pochi giorni, o fare colazione con le lenticchie), all’orgoglio di essere al fianco di chi lotta ancora per un’ideale. Il fascino e l'ammirazione che Zerocalcare ha per queste persone, per questi luoghi, emerge chiaramente, senza bisogno di parole e, con lui, anche noi ne rimaniamo incantati, pur percependo quel senso di impotenza che ci lascia inermi di fronte ad una situazione così controversa.
Percepiamo chiaramente la passione e l’intensità di un racconto che sembra quasi alternare momenti intimi e personali, a momenti di puro reportage; ha il merito, e soprattutto la bravura, di immergere il lettore in una realtà tanto distante geograficamente ma quanto spesso, purtroppo, anche umanamente. Il messaggio che Zerocalcare ci vuole mandare arriva chiaro, diretto, senza sensazionalismi, sintomo di una maturità espressiva raggiunta pienamente.

Un libro che scorre via in maniera veloce, come una chiacchierata con un amico. Sorrisi, rabbia, lacrime, emozioni che rimarranno dentro, e continueranno a far battere un cuore: il cuore di Kobane.

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