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La storia delle mie tette: breve intervista a Micol Beltramini

Dopo avervi segnalato il graphic novel La storia delle mie tette di Jennifer Hayden come una delle uscite più interessanti, tra quelle già annunciate, di Edizioni BD, e dopo avervi anche mostrato alcune tavole in anteprima esclusiva, abbiamo contattato la curatrice della collana Psycho Pop, nonché traduttrice del volume, Micol Beltramini, per apprendere qualche informazione in più riguardo a quest'opera. Trovate il resoconto della nostra breve chiacchierata con Micol nell'intervista qui di seguito.

Bentornata su Comicus!

È uscito in libreria in questi giorni un nuovo nato di casa Psycho Pop: La storia delle mie tette di Hayden Jennifer. Un titolo che è tutto un programma. Eppure nasconde sotto un'apparenza così diretta e quasi divertente, una realtà molto profonda e dolorosa. Puoi parlarcene più nel dettaglio?

Di recente ho detto di questo fumetto che è il cavallo di troia definitivo: dietro a un titolo che si fa notare, e che mantiene comunque tutto ciò che promette, nasconde una storia tra le più necessarie e profondamente umane che mi sia mai capitato di leggere. Una storia d'amore, di sesso, di tenerezza, di malattia e di guarigione. Di una vita, anzi, di tante vite: quella della protagonista e quelle di tutte le persone che le stanno accanto. Fa ridere davvero; fa piangere davvero; fa pensare davvero. Ogni donna sulla terra dovrebbe leggerlo, e probabilmente anche ogni uomo.

Questo volume, sebbene sia uscito da poco negli States, è stato considerato sin da subito uno dei migliori volumi in uscita quest'anno da riviste e testate giornalistiche come The New York Times, Library Journal, GQ, Comic Book Resources e Forbes, solo per citarne alcune. Quale credi che sia il maggior punto di forza di quest'opera e a che pubblico è rivolto?

Il suo maggior punto di forza? Il coraggio e la bravura con cui Jennifer ha raccontato la sua storia, di una schiettezza davvero disarmante. A me ha fatto lo stesso effetto di Blankets: l'ho preso in mano pensando che ne avrei letto una ventina di pagine, invece l'ho letto tutto d'un fiato, ridendo e piangendo, come dicevo prima. In effetti ora che mi ci fai pensare credo sia rivolto a un pubblico parecchio simile a quello di Blankets. Molto, molto trasversale: basta avere un cuore.

Come hai scelto questo volume, che a tratti ricorda molto il Marbles di Ellen Forney? Hai avuto contatti direttamente con l'autrice?

Ci siamo incappati durante lo scouting per Psycho Pop, e ce ne siamo subito innamorati. Jennifer l'ho conosciuta dopo, quando l'ho contattata su Facebook. È stato divertentissimo: dal nome credeva fossi un maschio!

Infine, una piccola domanda che non possiamo non farti: cosa secondo te è Psycho e cosa è Pop in questo volume?

La parte psycho è più o meno la stessa di Marbles, che citavi prima: il modo in cui Jennifer ha raccontato la sua storia e il suo percorso di malattia e di guarigione. La parte pop non ho davvero bisogno di spiegartela: basta aprire il libro a una pagina qualsiasi per farsi un'idea di quanto sia graffiante, fresco e fuori dagli schemi.

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