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Fellini, cinema, eros e censura: intervista a Milo Manara

Durante questa edizione di Lucca Comics & Games abbiamo intervistato il grande fumettista italiano Milo Manara, il Maestro dell'Eros che ha segnato una delle pagine più importanti del fumetto mondiale, ospite per Panini Comics, con cui ha pubblicato una riedizione delle storie realizzate con Federico Fellini. In questa lunga intervista l'autore ha ricordato il suo incontro con il grande regista, i momenti più belli della loro collaborazione; ha parlato poi delle potenzialità del cinema rispetto al fumetto e viceversa, definendo la nona arte come diretta al cervello del lettore, un media molto più "cerebrale" e in complicità col lettore rispetto al cinema. Infine ha parlato anche della società attuale e della censura, facendo risalire parzialmente le cause della regressione della censura ad una maggiore sensibilità e correttezza, almeno politicamente parlando, nei confronti di altre fedi. Ci ha infine parlato dei suoi progetti futuri.

Intervista realizzata da Giorgio Parma su domande di Gennaro Costanzo e Giorgio Parma.

Innanzitutto benvenuto su Comicus! Partiamo dal nuovo volume edito da Panini Comics che è stato presentato qui a Lucca Comics & Games. Si tratta di una riedizione dei lavori realizzati in collaborazione con il grande regista italiano Federico Fellini. Che ricordi ha di questa collaborazione?
MiloManaraI ricordi sono tutti molto gradevoli, a parte ovviamente la nostalgia e la mancanza di Fellini stesso. Una mancanza soprattutto della conversazione, da cui si traggono tutti questi piacevoli ricordi; una conversazione molto divertente, molto brillante e molto creativa, con vocaboli accuratamente scelti, in modo anche molto originale ma con molta proprietà. Era una persona molto gradevole, molto gentile. Io ho lavorato con lui su due sue sceneggiature, e lui era veramente un perfezionista, e mi sono trovato a dover correggere e rifare molte cose, però ha sempre motivato questi cambiamenti e queste correzioni che dovevo attuare, perciò è stata una scuola molto importante, per nulla pesante, nonostante avesse un modo di lavorare completamente diverso da quello di tutti gli altri sceneggiatori con cui ho lavorato. Era un perfezionista ed era incontentabile. Se il risultato non era esattamente quello che lui aveva in testa, non si accontentava, però come ho detto, ha sempre proposto le sue correzioni in modo molto cortese e con motivazioni. Per cui i ricordi sono quelli legati principalmente ai momenti in cui si lavorava.

Se potesse avviare oggi una collaborazione simile con un regista contemporaneo, lo farebbe? E nel caso avrebbe anche un'idea di chi scegliere? E cosa cerca prevalentemente nei registi con cui vorrebbe collaborare?
Ho avuto vari contatti. Il più recente e forse, diciamo, quello da cui posso aspettarmi qualcosa, l'ho avuto con Gabriele Salvatores. Ci siamo incontrati proprio qua a Lucca, per la seconda volta a dire la verità, ma non posso dire di più al momento, perché la scaramanzia è d'obbligo. Però abbiamo avuto una conversazione molto propositiva. Io mi metterei a disposizione del regista. Se c'è una cosa che non si deve mai fare è rompere le scatole al regista, perché poi se la prendono [ride]. No, comunque, il cinema giustamente è come una nave, deve esserci uno solo che comanda, è una dittatura il cinema, non è una democrazia, quindi è giusto che sia il regista a chiedere, se ha bisogno di qualcosa. Non bisogna andare a proporre il proprio aiuto, diciamo. Questo l'ho imparato da tempo.

Restando sul tema, ora il cinema sta riportando alla ribalta, se così si può dire, il media fumettistico, si pensi ai cinecomic per esempio. Cosa crede che possa dare di più il fumetto rispetto a cinema e viceversa?
Il fatto che sempre più spesso il cinema peschi sempre di più dal fumetto è dovuto anche all'enorme progresso che hanno fatto gli effetti speciali, per cui ora si è in grado di trasformare in vero cinema quelle cose che un volta erano praticamente impossibili da immaginare. Io mi ricordo, certi telefilm molto vecchi, come Batman, in cui il protagonista aveva questa mantella che sembrava un cencio, con una tuta un po' ridicola, con questa calzamaglia... mentre ora hanno un aspetto davvero convincente, mentre gli effetti speciali risultano davvero incantevoli, nel senso che si rimane proprio incantati a guardarli. Quindi penso che il cinema possa ormai avvalersi di tutti i suggerimenti del fumetto, che rappresentano una sfida che il cinema continua a vincere. Quindi che cos'ha il cinema in più del fumetto? Ha tutto in più. Ha il movimento, ha il sonoro, ha la credibilità, ha la possibilità di immedesimarsi nella storia. Che cos'ha il fumetto invece, in più rispetto al cinema? Intanto la povertà di produzione. Che non è poco. Il cinema già in sede di sceneggiatura deve porsi il problema di quanto verrà a costare, e molto spesso si tagliano delle cose perché troppo costose. Nel fumetto questo invece non succede. C'è la più ampia libertà di immaginare proprio qualsiasi cosa, e questo è un grande vantaggio. E questo non è motivato solo dal fatto di coinvolgere così pochi mezzi, peraltro economici, ma anche dal fatto che vengono coinvolte molte meno persone per lavorare. Il cinema è un lavoro collettivo, mentre il fumetto è un lavoro solitario, e in quanto tale, permette all'autore di non dover mediare attraverso tanti collaboratori, ma di fare le cose come le vede lui stesso e come se le sente lui. Al massimo si è in due a fare fumetto. Inoltre, come ultima cosa, nel contenuto il disegno ha bisogno di una grande complicità da parte del lettore; cioè il lettore deve fingere di credere che un certo segno sia un braccio o un naso o una gamba etc. e quindi il disegno si rivolge al cervello, non alla pancia, come invece fa il cinema. Il disegno si rivolge alla qualità intellettuale del lettore, quindi direi che lavora ad un livello un po' più complicato e superiore, in un certo senso, mantenendo tutto nell'ambito della immaginazione, e questo è molto positivo, molto importante. Da questo punto di vista si avvicina molto alla letteratura.

Lei è ormai qualche decennio considerato il maestro dell'eros. Negli anni è cambiato il suo modo di approcciarsi al soggetto per adattarsi ai cambiamenti della società e i gusti del pubblico, oppure è cambiato il modo con cui il pubblico percepisce questo genere e questo immaginario?
Sicuramente un po' tutte e due le cose. Intanto quando ho cominciato io a fare questi fumetti dichiaratamente erotici, anche su ordinazione tra l'altro, eravamo in un periodo in cui era in corso un grande cambiamento nella società e l'erotismo è stato parte integrante proprio di questo cambiamento. C'era un evoluzione del costume in tutto il mondo, ma forse particolarmente in Italia e in Spagna, e il fumetto erotico aveva una funzione precisa e ha assolto egregiamente a questa funzione. Tra l'altro a fianco a questi fumetti erotici d'autore c'erano questi altri fumettini più o meno pornografici, di due vignette per pagina, con cui anche io ho collaborato, ed anche loro all'epoca hanno avuto un ruolo ben preciso, in maniera molto diffusa. In seguito, soprattutto con l'avvento di Internet, la percezione dell'erotismo è cambiata molto. Adesso ci sono immagini infinitamente più esplicite e più forti, se così si può dire, rispetto a quelle che facevamo noi un volta. Però paradossalmente, restano sempre nell'ambito del virtuale. C'è un consumo enorme di questi corpi, di corpi veri, di persone reali, donne e uomini all'opera, che ha tolto qualunque tipo di segreto all'attività sessuale. Addirittura si ha l'impressione che siano più delle performance muscolari, atletiche più che cerebrali. Ma comunque si rimane sempre nel virtuale. Quindi esiste questa contraddizione che penso prima o poi si dovrà sanare. Personalmente continuo a credere che, come dicevo prima, siccome il fumetto si rivolge al cervello, e siccome sappiamo che il nostro organo sessuale più importante è il cervello stesso, credo che il disegno abbia sempre qualche cosa di più prezioso da raccontare, nell'erotismo come in altre cose, rispetto alle immagini fotografiche, rispetto al cinema, che tuttavia ha una parte ormai preponderante nella nostra vita. Per esempio, se un pensa al sadismo, una delle tante piccole o grandi perversioni erotiche, così come vengono definite, se leggiamo De Sade, o se vediamo le illustrazioni di De Sade, possiamo capire qual è il significato erotico del sadismo, ma se noi al cinema vedessimo davvero le scene così come le ha raccontate De Sade, con il sangue, i lividi e la carne martoriata, penso che avremmo una reazione di disgusto più che erotica. Quello che voglio dire è che, se ci rivolgiamo al cervello ragioniamo in un certo modo, se ci rivolgiamo invece agli altri sensi, dobbiamo ragionare in un altro modo.

È possibile quindi che da parte del pubblico e della società attuali, si sia arrivati ad un punto in cui, per certi versi in modo ridicolo e molto ipocrita all'interno della società stessa, a censurare molto più di quanto si censurava in passato, si pensi al "caso" scoppiato recentemente in rete per via della sua cover di Spider Woman?
Sicuramente è possibile. Io credo che sia possibile anche perché c'è una sensibilità maggiore adesso, per quel che riguarda l'erotismo, sopratutto al femminile. E questo può avere come causa anche un certo conflitto religioso che è in atto. Ormai tutte le nostre nazioni europee, americane, nord americane hanno una grande componente islamica, e sappiamo benissimo come la pensa l'Islam riguardo alla liberazione della donna. Quindi penso che molto abbia a che fare anche con questo: per non urtare la sensibilità di altre religioni, ossia per essere politicamente sempre corretti nei confronti di altre forme di fede, penso che la censura sia ritornata indietro piuttosto che essersi aperta ulteriormente.

Come ultima domanda, a cosa sta lavorando attualmente? Quando vedremo il secondo volume di Caravaggio?
Esatto, uno dei più importanti progetti a cui sto lavorando è il secondo volume di Caravaggio che spero di poter presentare qui a Lucca l'anno prossimo e al momento sono un po' rallentato da fatto che sto lavorando ad un'altra cosa, ossia all'iniziativa di quel grande mito che è stato Brigitte Bardot, che sta per finanziare la sua fondazione in favore degli animali, e mi ha chiesto una serie di illustrazioni per comporre un libro i cui proventi saranno devoluti per l'appunto alla fondazione. Quindi questo è il lavoro che devo concludere nel mese di novembre prima di iniziare poi Caravaggio.

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