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I forumisti di Comicus.it intervistano Tito Fararci

Dal 5 marzo al 18 aprile abbiamo raccolto su un topic apposito delle domande, delle curiosità, da porre da parte dei membri della nostra Community a Tito Faraci. Ne abbiamo selezionato alcune, scartando quelle a cui si è già ripetutamente risposto o quelle che erano più commenti che domande. Il poliedrico e pluripremiato scrittore ha acconsentito a rispondere direttamente alle curiosità dei fan con questa intervista davvero diversa da quelle che vi abbiamo presentato finora. Ringraziamo Tito Faraci per la consueta disponibilità e simpatia a cui ci ha ormai abituato.

Prima di cominciare a rispondere, voglio ringraziare Comicus e tutti quelli che hanno posto le domande. Mi sembra un’intervista davvero diversa dal solito, e per questo molto stimolante. Io non partecipo attivamente ai forum, e cerco anche di non cadere nel peccato di lurkaggio (be’, chi è senza peccato scagli la prima pietra…). L’unica eccezione l’ho fatta di recente per il forum dedicato a Brad Barron. Mi è sembrato doveroso. Come ho già spiegato altrove – tendo a ripetermi, sarà l’età - il tempo è quello che è, sono un ragazzo timido (davvero), e preferisco lasciarvi liberi di dire ciò che volete, senza influenzarvi con la mia presenza. Conoscendo me stesso, temo che sarei "ingombrante". A ogni modo, se qualcuno di voi vorrà pormi altre domande o, in relazione a questa intervista, esercitare il “diritto di replica”, potrà fare una capatina sul forum barronniano, all’indirizzo http://www.forumfree.net/?c=49498. Ops, ho fatto un po’ di pubblicità alla “concorrenza”… è grave?


Nella copertina del numero 1 perché si è deciso di privilegiare la presenza del protagonista a discapito dell'atmosfera generale che potrebbe avere il fumetto quando si tratta di una miniserie e, di conseguenza, è più importante la storia rispetto al protagonista ? domanda posta dall’utente brahamil

Domanda intrigante, basata però su un presupposto discutibile. Sul fatto che in un mini serie, e questa in particolare, la storia debba avere più peso del protagonista, permettimi di avere molte perplessità. Un film, un romanzo o una graphic novel – cioè delle storie autoconclusive, a sé stanti - non possono forse essere focalizzati sui loro protagonisti? E perché non una mini serie, allora? Ma, al di là di questo, io non riesco a disgiungere il personaggio dalla storia. Non riesco a metterli su due piatti diversi della bilancia, per decidere chi pesa di più. Senza il personaggio non potrebbe esserci la storia. Uno è il motore dell’altra (a anche viceversa, in un certo senso). Brad Barron è una serie sostanzialmente raccontata in soggettiva, da dentro il personaggio. Una riflessione sul tema dell’eroe bonelliano, reinterpretato oggi. Con gli strumenti narrativi attuali. E anche il concetto di “mini” è molto relativo. Parliamo di 18 albi di 94 pagine ciascuno, per un totale di quasi 1700 pagine (se le dividessimo per la lunghezza media di un albo americano, 22 tavole, verrebbe la programmazione di oltre sei anni. Fa impressione, eh?).
All’inizio Fabio Celoni aveva realizzato una copertina con il personaggio di profilo, più in azione. Qualcuno di voi l’ha vista. Copertina approvata dall’editore! Ma poi Fabio, che ha la sua buona dose di follia, ha deciso di rifarla. Senza che nessuno gli avesse mosso la minima critica. Prima in una seconda versione, intermedia, e poi in quella definitiva. Che in effetti è più epica, mette il personaggio più in luce, gli dà maggiore fascino. Meglio così.

Alla conferenza di Milano hai detto che le storie saranno leggibili dalla prima all'ultima senza problemi di sorta, questo vuol dire che non ci saranno sconvolgimenti allo status quo e tutto sarà come un normale Bonelli di una decina di numeri con tante storielle ambientate nello stesso universo, o potremo vedere un disegno globale fatto e finito in cui potrebbe succedere qualsiasi cosa al nostro protagonista, con una storia aperta a tutto, ma al contempo i vari numeri saranno autoconclusivi (un po’ come Band of Brothers per la tv)? domanda posta dall’utente brahamil

Ecco, il riferimento a un buon telefilm mi sembra pertinente. Anche se, quando parlo di fumetto, di solito non mi piace fare paragoni con altre forme d’arte (e anche un buon telefilm è arte, signori). Io, per esempio, guardo ER da sempre. Non telefonatemi il lunedì sera, in autunno. Mia moglie ha disposizione di dire: “Non può. Sta vedendo ER”, cosa che la imbarazza alquanto. Ne colgo il disegno generale, la macro-trama. Eppure sono sicuro che se un nuovo spettatore cominciasse da una qualunque puntata in mezzo alla decima stagione… be’, dopo poco riuscirebbe a orientarsi. A capire. In Brad Barron c’è un doppio livello di lettura. Ogni storia potrà essere letta e capita autonomamente. Basteranno poche tavole per afferrare le regole del gioco, senza bisogno di tediosi riassunti. Ma, vista nel suo insieme, la serie ha una sua macro-trama. Comincia con il primo numero, finisce con il diciottesimo. Alla fine di ogni episodio non c’è la ricomposizione dello stato di partenza, non si torna alla quiete. Brad Barron si evolverà, imparerà, crescerà, pur mantenendosi coerente a se stesso. Porterà addosso i segni e il ricordo delle sue passate vittorie e sconfitte.

Bruno Brindisi sarà una presenza continua sulla serie o serviva solo come disegnatore di lancio? domanda posta dall’utente amon_jabawack

Avere Bruno Brindisi nel primo numero è stato un grande onore. Anche se sempre molto impegnato con Dylan Dog e oggi anche con Tex, ha voluto dedicarsi a questa avventura con entusiasmo e passione. Rimettendosi anche in gioco, lui che non ne aveva bisogno. Ha disegnato solo il primo numero, ma il segno che ha lasciato in tutta la serie è molto profondo. Resterà fino alla fine. Fra l’altro, in un momento si era ipotizzato di cambiare il nome, lui era stato il più acceso difensore di Brad Barron. Sfido, hanno la stessa doppia iniziale! Uhm, a proposito, posso divagare? Qualcuno mi ha segnalato che Brad Barron Renfro è il nome completo, all’anagrafe, dell’attore noto al mondo come Brad Renfro. Curiosa coincidenza, di cui ci eravamo già accorti. E di cui non ci siamo minimamente curati. Perché avremmo dovuto? Brad e Barron sono un nome e un cognome piuttosto diffusi. Suppongo che da qualche parte ci siano anche dei signor Dylan di cognome Dog, dei Ken di cognome Parker o un signor Bruce Wayne che la notte se ne sta a casa sua a dormire. Sul perché poi della doppia iniziale, che ha radici pulp molto più profonde e lontane di quelle bonelliane, mi sono già dilungato altrove. Fine della divagazione.

Quale crede possa essere il punto di forza della maxiserie Brad Barron per farla emergere all'interno di una situazione fumettistica non proprio felice? Cioè cosa ci lascerà questo Brad Barron che un "Gregory Hunter" non è riuscito a darci? domanda posta dall’utente 8ball

Con Brad Barron ho voluto tornare a bagnarmi alla fonte più pura del fumetto bonelliano. Fare qualche passo indietro, per poi ripartire in avanti con decisione. Rinnovare nel rispetto della tradizione: questa è stata la sfida, l’impegno. Non mi stancherò mai di ripetere che Brad Barron è un fumetto ambientato negli anni Cinquanta, che attinge all’immaginario di quell’epoca, ma NON è un “fumetto anni Cinquanta”. Raccontare in modo nuovo ha significato raccontare qualcosa di nuovo. È bastato cambiare l’angolazione, perché tutto tornasse a splendere sotto un’altra luce. Ma il giudizio finale sarà sempre e solo vostro, di voi lettori. Quanto al confronto con altre serie, preferisco non farlo. E comunque non spetta a me.

Mi piacerebbe sapere quanto (anche all'incirca) dovremo aspettare prima di leggere il Tex di Faraci. E poi vorrei sapere, visto che non l'ho ancora capito (ci sono in giro voci molto discordanti a riguardo) se la storia di Tex è solo un'incursione o se invece Tito Faraci si possa ormai considerare come uno della scuderia di Aquila della Notte. domanda posta dall’utente il barone rosso

Finora ho scritto solo una storia, in due albi. 220 tavole in tutto, che non sono poche. È destinata alla serie regolare, e la stanno disegnando Luca e Raul Cestaro. Un anno ce lo metteranno tutto, secondo me. Ora io sto lavorando a un nuovo soggetto, che l’editore sta attendendo. È un grande traguardo e assieme un nuovo punto di partenza. Una sfida che ho deciso di accettare, anche se mi fa ancora molta paura.

Lavorare in Bonelli ti ha permesso di sviluppare le idee come le volevi o ti hanno messo dei paletti che ti hanno obbligato ad edulcorare la tua opera? domanda posta dall’utente Slum King

Nessun paletto. Brad Barron è stato un viaggio fatto in grande armonia, senza discussioni. L’editore l’ha sentito subito come un suo prodotto. Ed è vero, perché ho voluto lavorare sullo specifico del fumetto bonelliano. Mi hanno lasciato usare i gioielli di famiglia, ancora così preziosi. Ancora così da (ri)scoprire.

Si è pensato ad un target di età di lettori ai quali proporre Brad Barron? le tematiche delle storie saranno maggiormente comprensibili per un pubblico "maturo", oppure anche il ragazzo/ino, che cerca pura evasione e divertimento nella lettura di un fumetto, potrà apprezzare questo personaggio? domanda posta dall’utente Sally

Dietro Brad Barron non ci sono studi di marketing, che non saprei fare. Anche perché non è che abbiano dato grandi risultati, altrove. Ho scritto un fumetto per il lettore che è in me, con passione e onestà. Brad Barron è stato molto pensato e ragionato, all’inizio, ma poi – come ho già detto in altra occasione – l’ho scritto con il cuore, e con lo stomaco. Le mie esperienze passate mi hanno insegnato a non sottovalutare mai il pubblico più giovane, che spesso ha strumenti percettivi e interpretativi superiori agli adulti. E non cerca solo pura evasione. Anzi, è più facile che la cerchi l’adulto, che nel fumetto vede una fuga dallo stress. Comunque, al di là dei discorsi di target, c’è una sola cosa che nessun lettore, di qualunque età, potrà mai perdonarti: la noia. Ma anche questa l’ho già detta altrove.


Mi piacerebbe sapere i nomi dei disegnatori impegnati nei primi numeri. domanda posta dall’utente Detari70

Oh, questa è facile. Procedo in ordine di apparizione: Bruno Brindisi, Anna Lazzarini, Giancarlo Caracuzzo, Giovanni Bruzzo, Luca Raimondo, Alessandro Bignamini, Alessandro Nespolino, Max Avogadro. Ma il primo è Fabio Celoni, che oltre a essere il copertinista è stato fondamentale per la visualizzazione di Brad e del suo mondo.

Sono previste altre operazioni analoghe in casa Bonelli? domanda posta dall’utente Detari70

E questa domanda è ancora più facile. Sì, è in cantiere una mini di Pasquale Ruju. Ma sarei molto scorretto se ve ne parlassi io. E inevitabilmente il futuro di questo format (scusatemi l’orribile parola) dipenderà anche dall’andamento di Brad Barron. Ora capite perché mi è difficile prendere sonno, in queste notti?


Marco Rizzo
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