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Giorgio Parma

Giorgio Parma

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Crimson Wolf 1

Ci sono delle storie che sono sicuramente note a tutti, narrate infinite volte in mille versioni differenti, cambiandone i personaggi, le ambientazioni o stravolgendone completamente il contesto. Crimson Wolf nasce proprio da una di queste storie, forse una delle più famose, quella di Cappuccetto Rosso, e la stravolge completamente fino a non avere quasi più nulla in comune con la fiaba ottocentesca.
La trama del manga è incentrata sul dualismo apparenza/realtà; gli uomini vivono mostrandosi al prossimo in modo fasullo, mascherando con cordialità e buonismo di facciata il loro animo e nascondendo i loro veri pensieri, il loro reali sentimenti, accumulando rancore e trattenendo dentro di sé tutto ciò che non può essere esternato in quanto nocivo per la facies. Quando però la rabbia interiore si tramuta in malvagità, trabocca dall’involucro in mostruose sembianze riversandosi sul mondo esterno; ed è qui che interviene Akatsuki Ayame, una ragazza in grado di vedere il “lupo” che risiede negli esseri umani al di là della “pecora” che ne nasconde l’esistenza. Questa particolare guerriera non possiede la parte della pecora ma è solo lupo e necessita di una persona, Douchinji Youichi (il protagonista), che possa darle equilibrio. Quando il lupo prende il sopravvento le persone vedono in cielo una luna piena rosso sangue ed è in quel momento che Ayame si trasforma in Cappuccetto Rosso per fermarle. Purtroppo, però, non è la sola persona con questa abilità e quest'ultime, per fermare i mostri, non badano alla sopravvivenza delle persone diventate succubi dei propri sentimenti.

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La vicenda non manca certo di mordente ma non viene sviluppata adeguatamente; il ritmo narrativo è fin troppo veloce e viene alternato da scene di "slice of life" un po’ raffazzonate, di minimo impatto nell’economia della storia, e da gag umoristiche poco divertenti. Nelle scene di combattimento compaiono dei flashback criptici e leggermente caotici, che male si integrano con lo svolgimento veloce e dinamico degli scontri. I personaggi hanno inoltre una consapevolezza forse troppo elevata per uno shounen con protagonisti del liceali; il protagonista reagisce a certe situazioni in modo poco spontaneo e innaturale per un ragazzo della sua età. Per non parlare delle motivazioni scatenanti la belva interiore che sono quantomeno banali per non dire ridicole.

Discorso diverso per quanto riguarda la parte grafica, con tavole generalmente ben realizzate e scenografiche. Il tratto di Seishi Kishimoto in molti aspetti ricorda quello del fratello gemello (Masashi, creatore di Naruto), sia nei mostri che nella realizzazione della luna e dei fondali. Il character design è accademico e non spicca per originalità ma è comunque realizzato con cura; il tratto è leggero e spesso si notano delle campiture realizzate in semplice tratteggio a pennino e non con colore puro. La versione Cappuccetto di Ayame ricorda molto la trasformazione di Alucard nell’Hellsing di Kota Hirano, con ombre scure totalmente deformabili  da cui emergono occhi ferini. Questo manga presenta una nota violenta piuttosto accentuata per uno shounen e per questo c’è un forte utilizzo del nero sia in colore solido che in retini molto fitti.

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L’opera consta di 4 tankōbon in totale al buon prezzo di 4,40 euro ciascuno, che di questi tempi è piuttosto raro. Kurenai no Okami to Ashikase no Hitsuji, questo il titolo originale, è quindi un manga che sguazza nella medietas, che non colpisce particolarmente se non per certi artwork e disegni ben realizzati che sporadicamente troviamo nel volume.

Gantz/Minus

Gantz nasce inizialmente come manga scritto e disegnato da Hiroya Oku sulle pagine di Young Jump della Shūeisha. Data la sua grande popolarità, ne seguirono numerose produzioni parallele tra cui una serie animata di 26 episodi disponibile anche in Italia grazie alla Yamato Video, 2 film live action e due Light Novel (la seconda, Exa, verrà pubblicata anch’essa dalla Planet). L’idea originale rimane sempre del maestro Hiroya Oku ma la realizzazione delle opere secondarie viene spesso affidata ad altri scrittori e artisti.

Nel caso di Gantz/Minus lo scrittore è Masatoshi Kusakabe, già noto per altri romanzi legati a opere di grande popolarità come Naruto e Xenogears, i disegni invece sono opera di Yusuke Kozaki che realizza le tavole con uno stile molto classico, pulito e lineare, ma distante dallo sperimentalismo e dall’innovazione di Oku. L’integrazione della computer graphic nel disegno tradizionale, la maniacale attenzione ai dettagli e la visionarietà dell’ideatore della serie non sono presenti nelle tavole di questa light novel, ma troviamo dei disegni comunque realizzati in modo impeccabile anche se abbastanza accademici che risultano quindi freddi e poco evocativi. Purtroppo la forza di questo brand sta proprio nella potenza visiva scioccante associata ad una storia imprevedibile e a tratti destabilizzante e se per il secondo aspetto ci avviciniamo alla linea del maestro –senza toccare le sue vette- nella prima è proprio il formato del romanzo ad essere carente. Da sottolineare però l’ottima integrazione dei disegni con il testo, a creare un'impaginazione coinvolgente e omogenea.

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La storia narrata in questa novel è una sorta di prequel dell’opera principale e segue le vicende di Ooki, un giovane liceale giapponese che muore accidentalmente per salvare la vita di un neonato; dopo il suo decesso si trova insieme ad altre persone in una stanza anonima con una grossa sfera al centro nota come Gantz. Essa li ha riportati in vita per affidare loro delle missioni cruente ed estremamente pericolose al termine delle quali i sopravvissuti possono guadagnare dei punti in base al loro operato e agli obiettivi raggiunti; ottenuti cento punti si può ottenere la libertà e essere riportati definitivamente in vita previa cancellazione della memoria.

Interessante la scelta di iniziare il romanzo con una narrazione in medias res per poi ripercorrere la storia precedente attraverso un lungo flashback scandito da un conto alla rovescia che parte da 30 giorni prima dell’evento iniziale; quando il countdown si arresta (capitolo 0) ci si ricongiunge esattamente al punto di partenza e finito quel capitolo la storia termina. Nella light novel sono poi presenti un capitolo 1 e una Extra Phase che non hanno più per protagonista Ooki, bensì altri due gantzer introdotti nella precedente narrazione, Izumi e Nishi, che hanno un ruolo non indifferente anche nel corso del manga.

La narrazione è fluida e piuttosto scorrevole e mantiene alta la tensione fino alla fine, in perfetto stile Gantz, in cui i colpi di scena non si risparmiano. La psiche del protagonista non è per niente trascurata anche se non la si indaga troppo a fondo, lasciandola forse un po’ troppo superficiale e scontata; gli altri personaggi sono più di semplici macchiette messe per far contorno alla storia di Ooki e anzi alcuni di loro (Izumi in particolare) sono trattati quasi alla pari del protagonista stesso.

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Minus è un’opera che nasce quindi come prequel ma viene scritta quando il manga è già entrato nel suo arco finale e Masatoshi Kusakabe si diverte ad inserire parecchie citazioni e riferimenti a sviluppi della storia principale: Kei Kurono, Katastrophe, la chiave, sono tutte anticipazioni che emergono dalla narrazione e lasciano spiazzato il lettore ma anche i personaggi stessi che si ritrovano quasi come comparse in una storia dai confini molto più grandi di quello che credono.

L’edizione della Planet Manga richiama il formato di pubblicazione di Gantz della stessa casa editrice; buona la carta utilizzata che rende bene sia le tavole che il testo stampato. Aumentato il prezzo rispetto alle edizioni light novel di FMP e Psychic Detective Yakumo di 60 centesimi che magari potevano tradursi in qualche pagina a colori invece delle ultime sei lasciate in bianco. Consigliatissimo ai fan della serie e ottimo punto di inizio per i neofiti.

Old Boy 1

Old Boy è probabilmente più noto per la pluripremiata versione cinematografica diretta da Chan-Wook Park che per il manga da cui è stata tratta. Un film molto crudo, torbido e violento, che scioccò la critica internazionale e vinse il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes nel 2004. Un film eccezionale senza dubbio. Ma il manga è diverso.
Un thriller psicologico ottimamente raccontato, una storia noir che per una volta non è votata alla vendetta sterile e fine a sé stessa a cui ci hanno abituato soprattutto le produzioni americane. La trama è estremamente lineare: un uomo viene tenuto rinchiuso per 10 anni in una stanza-prigione in compagnia unicamente di una televisione e dei suoi pensieri; nel secondo capitolo della storia viene rilasciato inspiegabilmente in un quartiere di Tokyo con 1000 Yen (circa 8 euro) in tasca, mettendo termine così alla sua detenzione. Comincia in questo modo l’epopea di un uomo privato di tutto ma finalmente libero, che deve ricostruire da zero tutta la sua esistenza, deve reinserirsi nella società e ricominciare a vivere, spronato da un’unica incrollabile motivazione: trovare chi lo ha rinchiuso ma soprattutto scoprirne il perché.

Il maestro Minegishi crea qualcosa di unico. Il protagonista di questa storia non è John Rambo – anche se per il fisico forgiato da dieci anni di allenamento quotidiano certo non ha nulla da invidiare a Stallone – ; non ci troviamo davanti al classico eroe tormentato in cerca di risposte. Il protagonista di Old Boy è metodico, razionale, estremamente lucido; non ha nulla da perdere, non ha affetti né effetti da cui potersi separare, vuole solo conoscere la verità su ciò che gli è accaduto, a qualunque costo. Ha avuto dieci anni per pensare a come potersi vendicare e possiede solo pochissimi indizi sulla sua prigionia, ma sa che deve sfruttarli uno per uno al 100% se vorrà trovare i responsabili. E il punto forte di quest’opera sta proprio nel dipanare i ragionamenti del protagonista, disporli in modo programmatico nero su bianco per costruire una sorta di scaletta da seguire, una facile ricetta per comprendere la psiche del personaggio, che è tutt’altro che semplice e superficiale. Se all’inizio saranno gli indizi materiali a guidarlo, come il pezzetto di scontrino del ristorante cinese i cui piatti lo hanno sfamato per un decennio, successivamente bisognerà scavare nel passato, comprendere a fondo le conseguenze inattese che può aver avuto il proprio operato per risalire alla soluzione del dilemma.

Old Boy sembra più un romanzo di formazione (fuori tempo massimo) che una storia di vendetta personale. Il protagonista evolve nel corso della storia anche grazie alle persone che incontra come Eri, una ragazza che gli si affeziona subito e con la quale intraprenderà una relazione, o i suoi nuovi compagni di lavoro.

Una caratteristica originale di questa storia è proprio la televisione con cui viene rinchiuso il protagonista. La televisione, che nella seconda metà degli anni ’90 (quando venne scritto il manga) era un mezzo importantissimo di comunicazione, più del web che al tempo non era così sviluppato, scandisce il tempo della sua prigionia; ma la sottigliezza è che sebbene il mondo abbia fatto a meno di lui per un decennio, al momento della sua scarcerazione il protagonista conosca il mondo meglio di chi ci ha vissuto in quegli anni. Si è nutrito dell’informazione che gli veniva propinata in modo forzato e unilaterale per tutto il tempo della prigionia e l’ha fatta propria, utilizzandola al contempo come àncora per la sua integrità mentale e come strumento conoscitivo post liberazione.

Passando al comparto grafico bisogna sottolineare la semplicità e la chiarezza dei disegni di Garon Tsuchiya, caratterizzati da un tratto molto pulito anche se un po’ spigoloso. I lineamenti delle figure umane si rifanno molto ai fumetti americani e si distaccano parecchio dalle classiche tavole giapponesi e questo conferisce all'opera un taglio noir. Molto particolareggiata la resa delle espressioni facciali che non sfociano nell'eccessivo, deformando i tratti del volto, ma che lasciano trasparire molto bene le emozioni e lo stato d’animo del personaggio. Goto, il protagonista, appare molto spesso disegnato da solo con una sigaretta e un bicchiere in mano, con lo sguardo perso nel vuoto, a rendere perfettamente l'alone malinconico e sofferente della sua dramatis persona.

Per concludere analizziamo la proposta J-Pop. L'editore milanese presenta un’edizione molto curata dell’opera, in volumi corposi da più di 300 pagine l’uno, sfruttando l’ondata di interesse per questo titolo dovuta all’uscita nelle sale italiane del remake del film coreano ad opera di Spike Lee. Da notare che il manga non è alla sua prima pubblicazione nel nostro Paese; si segnala un’edizione della Coconino Press uscita nel 2006 anch'essa ben realizzata ma ormai rimossa da catalogo. Questo nuovo formato condensa maggiormente l'opera, 5 volumi a 8 euro invece degli 8 libri a 9,90 della precedente versione (il risparmio è di quasi 40 euro). Inoltre propone una nuova traduzione più dettagliata e attenta anche a riportare delle note al testo che aiutino a comprendere meglio quest'opera profondamente legata alla cultura giapponese.

Capitan Harlock Deluxe Edition 1

Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku, meglio noto come Capitan Harlock, è una delle opere nipponiche più conosciute al mondo.
Manga nato dalla fervida fantasia del maestro Leiji Matsumoto nel 1976, Capitan Harlock ebbe subito un grandissimo successo in patria e quando due anni dopo ne venne realizzata una versione animata in 42 episodi, la sua popolarità arrivò alle stelle, portando quest’opera oltre i confini del Sol Levante e approdando anche qui in Italia. Fu infatti uno dei primi anime ad essere trasmesso nel nostro paese insieme a Atlas UFO Robot di Gō Nagai  nel 1979 e riscosse moltissimo successo diventando un vero e proprio cult.

La RW Goen ripropone con questa nuova edizione deluxe l’intera serie del maestro in eleganti volumi con sovraccoperta sfruttando il recente revival dell’opera dovuto all'uscita nelle sale giapponesi (e anche in quelle italiane dal 1 gennaio 2014) del nuovo film in CGI Space Pirate Captain Harlock di Shinji Aramaki.

La storia narrata da Matsumoto è un’elogia alla libertà più pura, priva di coercizioni, di censure o di limitazioni di alcun tipo, che viene incarnata da un personaggio misterioso, oscuro e ribelle. E’ una storia molto romantica, nell'accezione letteraria e artistica del termine, una ricerca infinita e spasmodica della propria natura, vagando nello spazio sterminato a bordo di una corazzata battente una bandiera piratesca.

Questa storia è ambientata nel 2977, in un futuro distopico in cui lo sfruttamento della Terra da parte della razza umana ha portato alla completa estinzione della vita nei mari e le pessime condizioni di vita offerte dal pianeta hanno spinto molte persone a cercare una soluzione alternativa viaggiando nello spazio per colonizzare altri mondi e sfruttarne le risorse. La società terrestre è oligarchica e caratterizzata da unico governo centralizzato giapponese (chiara critica di Matsumoto alla società nipponica opprimente della fine degli anni ’70) completamente corrotto e incompetente, apertamente stigmatizzato dal mangaka che non si fa mai sfuggire l’occasione per denigrarlo. Esemplificativa la scena in cui i più importanti esponenti del governo mondiale si riuniscono per stabilire come rimediare alla distruzione di un campo da golf da parte di un misterioso artefatto alieno invece che prendere decisioni sul come affrontare la manifesta minaccia extraterrestre.
L’intera popolazione terrestre ha ormai perso la coscienza di sé stessa, vivendo nella più totale apatia e indifferenza per l’imminente estinzione; privi di qualsivoglia ambizione gli esseri umani sono completamente asserviti a un potere che non ha il minimo interesse nell'autoconservazione e è dedito unicamente a soddisfare i vizi e i capricci dei potenti.

Harlock invece fa da contraltare a questa degradazione; lui rappresenta lo spirito di una umanità ormai perduta: non si riconosce più nella sua stessa specie, ormai obnubilata da un’apatia sempre crescente, e lotta strenuamente per difendere tutto ciò in cui crede, la sua patria e il suo mondo natale a cui non farà mai definitivamente ritorno ma da cui non riesce a staccarsi completamente.
Harlock lotta per difendere la Terra dall'invasione delle Mazoniane, una razza aliena di guerriere dalle sembianze femminili che bruciano come carta quando vengono uccise, spinte alla conquista dopo che il loro pianeta natale si è spento. Raflesia, la regina di questo popolo, è determinata a completare la sua missione ad ogni costo e considera l’umanità una razza inferiore e non meritevole dello splendido pianeta su cui vive.

Menzione speciale deve essere fatta per l’Arcadia, l’astronave di Capitan Harlock per cui Tochiro Oyama, costruttore e migliore amico del protagonista, ha dato la vita e il cui fantasma ancora anima il vascello pirata.
Già il nome ne definisce il ruolo e l’importanza all'interno della narrazione; il riferimento all'idilliaca regione greca è palese: vige un forte parallelismo tra l’astronave come luogo di rifugio dalla degradazione umana e come luogo di conservazione dei sogni e delle speranze degli ultimi “veri” uomini e l’ameno altopiano carsico verso cui fuggivano i poeti dell’Antica Grecia per far ritorno ad una vita bucolica e genuina.
L’astronave è infatti forse il simbolo più forte di libertà all'interno della storia. Lì vi trovano rifugio tutti coloro che ancora aspirano ad una rinascita del genere umano, persone che vengono accettate senza pregiudizi ne discriminazioni, in virtù del fatto che sono accomunati dagli stessi ideali di speranza e perseveranza.
Non ci sono gerarchie né regole ferree sulla nave; tutti possono fare ciò che desiderano, il che quasi sempre si concretizza nel bere alcol e far baldoria, ma in caso di pericolo tutti si auto-regolamentano con una rigidissima disciplina per dare il meglio di loro stessi e aiutare il loro capitano.

Il punto forte di questo fumetto è sicuramente la trama, una storia piena di sense of wonder e speranza che inneggia alla libertà, e a causa di ciò la parte grafica passa un po' in secondo piano. Il tratto è quello inconfondibile di Matsumoto, con tutte le sue peculiarità e i suoi pregi, che tuttavia possono sembrare difetti se non si contestualizza l’opera. I disegni sono molto semplici e spesso solo abbozzati; le figure umane sono sproporzionate e grottesche, soprattutto quelle maschili. Le figure femminili invece, centrali in quest’opera sia nell'equipaggio di Harlock che nel ruolo di antagoniste, sono molto affusolate e delicate, quasi evanescenti, a sottolinearne una gracilità e una fragilità celate. Molto dettagliati invece sono gli artefatti tecnologici e tutta la componente futuristica e spaziale, motivo molto caro a Matsumoto soprattutto riguardo alla critica che il maestro muove ad una civiltà post-industriale, incapace di produrre nuova cultura e nuove idee. Le tavole sono molto scure, con un'ampio uso di campiture nere, privilegiate rispetto ai retini anche per creare un'aura di mistero e oscurità attorno alle vicende narrate.

Capitan Harlock è un titolo eccezionale che apre gli occhi e la mente, che permette di sognare solcando i mari dello spazio insieme a un personaggio affascinante. Leiji Matsumoto ha creato una storia senza tempo, edificante e incredibilmente profonda, che ci insegna a rimanere sempre fedeli ai nostri ideali, senza mai scendere a compromessi, a lottare strenuamente per difendere ciò in cui crediamo e a non arrenderci mai, portando sempre con noi la consapevolezza che i sogni e la speranza sono una forza motrice inarrestabile capaci di farci superare qualunque avversità.
Un'importantissima lezione di vita trasmessa con grande sensibilità dall'autore.

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