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La Destra ha bisogno di eroi...

...ma non sa come procurarseli e non gli servono quelli che già ha.

camerata_cortoLa notizia è ormai nota: l’associazione d’ispirazione sociale (e di matrice fascista) CasaPound ha promosso a Roma, il 14 gennaio 2011, un incontro dal titolo “Camerata Corto Maltese”, excursus sulla vita e sulle principali opere di Hugo Pratt che ha visto gli interventi di Maurizio Cabona (redattore de “Il Giornale”) e di Roberto Alfatti Appetiti (giornalista de “Il Secolo d’Italia”), moderati da Domenico Di Tullio (avvocato penalista, autore del libro "Nessun Dolore - il romanzo di CasaPound").

Una “provocazione”, come tendeva a mettere in evidenza il comunicato stampa relativo all’evento, aggiungendo poi una serie di affermazioni: “Artefice del proprio destino, padrone di se stesso, ironico, beffardo, ma fedele al senso dell’onore e al valore dell’amicizia: sono questi gli elementi che fanno di Corto Maltese un ‘camerata’.”
Parlare di provocazione, in questo caso, è un po’ come tirare il sasso e poi nascondere la mano o, fuor di metafora, come sparare una batteria di corbellerie intendendole poi far passare per delle pure goliardate. Perché anche solo pensare che un personaggio come Corto Maltese (e alle sue spalle, ovviamente, il suo creatore Hugo Pratt) possa essere considerato un chiaro veicolo di idee fasciste o – come si vorrebbe far credere oggi – di una “Destra avanzata”, rappresenta davvero una pretesa tanto balzana quanto indimostrabile.

Sgombriamo subito il campo da equivoci: che un'icona della grandezza di Corto Maltese (e che un cartoonist immenso come Pratt) siano considerati anche patrimonio della Destra non può che essere un bene. Che CasaPound possa avergli dedicato un incontro, è altrettanto positivo.
Ma le “provocazioni” possono avere senso, funzionano, se esiste un effettivo terreno di ambiguità su cui giocare. E in questo caso “Camerata Corto Maltese” suona esattamente come “L’ateo Dante Alighieri” o “Il religioso Stalin”: vale a dire una castroneria che, se non supportata da nuovissimi, inoppugnabili documenti può generare solo risa di scherno. E, in questo caso, inutile dirlo, non esistono documenti inoppugnabili, tutt’altro: sono reperibili solo tracce che portano in una direzione del tutto divergente. Non di Sinistra, forse, ma comunque agli antipodi di qualsiasi cosa possa definirsi “pensiero di Destra”.
A questa prima recriminazione ne va poi aggiunta un’altra più sostanziale: fuor di “provocazione” o “goliardata” che dir si voglia, Maurizio Cabona e Roberto Alfatti Appetiti sono DAVVERO convinti che Hugo Pratt sia stato un esponente culturale della Destra e che la sua creazione Corto Maltese avvalori questa teoria.
Cabona (autore del libro “Perdenti di Successo”, Edizioni Il Bargello, 1998) si rifà spesso e volentieri alle memorie di Silvina Pratt, figlia di Hugo, raccolte in una mediocre e discutibilissima biografia (“Con Hugo”, Marsilio, 2008), già all’epoca dell’uscita criticata aspramente da alcuni autorevoli studiosi del fumetto nonché dai conoscitori dell’opera di Pratt e delle interviste da lui rilasciate. Anche Alfatti Appetiti trova nelle parole di Silvina Pratt, prendendole come oro colato, la conferma che Hugo possedeva un’anima destrorsa, e, così come fa Cabona, dimostra – isolando sprazzi di dichiarazioni del maestro di Malamocco, estraendo ad hoc suoi particolari biografici, travisando titoli e contenuti di alcune sue opere – di possedere l’abilità di un giocoliere.
Scorrendo articoli e testi disponibili sul web scritti dai due giornalisti e dai blogger di Destra che a essi fanno riferimento, emergono così assunti deliranti che vanno dalla sovrapposizione facilona tra il personaggio di Corto Maltese e il suo autore alla continua messa in risalto del breve ingresso di un Pratt adolescente nella X MAS; dalla fascinazione provata dal cartoonist per le divise militari alla pretesa che “Le Celtiche” (titolo di un’antologia di racconti di Corto Maltese ambientati nelle isole britanniche) lasci intravvedere una precisa fede fascista (sic!).

Sembra a questo punto quasi inutile affermare che Cabona, Alfatti Appetiti & Camerati assortiti difettano in maniera palese dell’ABC riguardante la conoscenza dell’opera prattiana. Dalle due più note e immediatamente disponibili interviste al cartoonist veneziano – quella contenuta in “Corto come un romanzo” di Gianni Brunoro e quella presentata ne “L’avventurosa storia del fumetto italiano” di Renato Genovese – l’unico elemento che sono stati capaci di estrapolare è una risposta esemplare di Pratt circa l’ostracismo riservatogli dalla Sinistra francese che lo accusava di essere disimpegnato e di non prendere posizione politica in un momento in cui si ricercavano “messaggi” chiari.
Si tratta di un lungo commento, chiaramente ironico e disincantato, che mi piace qui riportare: “La parola avventura fu messa al bando. Non è mai stata ben vista, né dalla cultura cattolica, né da quella socialista. È un elemento perturbatore della famiglia e del lavoro, porta scompiglio e disordine. L’uomo di avventure, come Corto, è apolide e individualista, non ha il senso del collettivo. Bisognava rispolverare Marx ed Engels, autori che mi annoiarono immediatamente. Venni subito accusato di infantilismo, di fascismo e di edonismo, ma soprattutto di essere evasivo, inutile come quegli scrittori che mi piacevano e che avrei dovuto dimenticare. Non ci riuscii e mi accorsi che c’erano parecchi altri che leggevano i narratori contestati. Alla fine ci riconoscemmo come una élite desiderosa di essere inutile”.
Ora, a parte il fatto che, come lo stesso Pratt fa rilevare, fu proprio la Sinistra la prima a tacciare il cartoonist di essere fascista (esattamente come in Italia accadeva, per esempio, al cantautore Lucio Battisti, “colpevole” di parlare solo di sentimenti, senza dedicare nulla all’impegno) ciò che più lascia sconcertati è che dallo stesso contesto biografico e di pensiero in cui appaiono queste sue parole emergano altre, inequivocabili considerazioni che illuminano a giorno la questione (venendo trascurate ad arte dagli intellettuali di Destra).
La prima, in risposta a una domanda su quali fossero gli eroi più belli degli ultimi decenni: “Che Guevara. Un personaggio che è stato un romantico e un avventuroso. E con lui dovremmo cercarne altri alla sua altezza, tra quei popoli e quelle minoranze che cercano la propria identificazione storica e si trovano in situazioni politiche strascicate e difficili”.
La seconda – che, ancora di più, non lascia adito a interpretazioni – a proposito della militanza di Corto Maltese nella Guerra di Spagna del 1936: “… Mi sembra giusto farlo finire con la Guerra di Spagna, perché credo che questa guerra, con le Brigate Internazionali, sia stata l'ultima guerra romantica: c'erano uomini che partivano per una guerra fatta di ideali, di giustizia, in una ricerca di libertà forte e appassionante. Mi sembra giusto che il Corto finisca qui la sua storia”.

cortoSe poi ci si addentra nel corpus del Ciclo di Corto Maltese, le “pretese” della Destra crollano del tutto. Confrontando la biografia dell’autore veneziano con quella fittizia del suo personaggio, la sovrapposizione/identità Pratt-Corto Maltese viene immediatamente meno.
Se a diciassette anni Pratt ambiva a entrare nella X MAS (avvenimento che fa brillare gli occhi tanto a Cabona quanto ad Alfatti Appetiti), Corto, alla stessa età, era amico intimo – durante gli ultimi scampoli del conflitto Russo-Giapponese – dello scrittore “socialista” Jack London. Mentre, all’inizio degli anni Venti, il nonno materno di Hugo fondava i Fasci di Combattimento veneziani, Corto, nel racconto “Favola di Venezia”, scappa dalle squadracce per non aver inneggiato al Duce. E così via.

I blogger di Destra non ne azzeccano una nemmeno quando non si parla di Corto Maltese, ma di altre creature prattiane. Clamoroso il caso dell’utente di CaffèNero, blog de Il Cannocchiale, quando, per esempio, afferma, sempre allo scopo di dimostrare che Pratt era di Destra: “… È arcinoto che l'editore di Tex, Sergio Bonelli, allineato a Sinistra, seguendo la corrente gli chiedesse nei ‘favolosi '70’ un albo per la serie ‘Un uomo un avventura’ che fosse ‘anti-imperialista’. Il massimo che Pratt riuscì a fare, dopo molte tergiversazioni fu un albo dedicato ai cangaçeiro, sorta di guerriglieri legittimisti legati all'ultimo Imperatore del Brasile, Dom Pedro de Bragança, esautorato da un colpo di stato messo in atto dalla borghesia brasiliana, ampiamente anticlericale e massonica. I cangaçeiro furono per certi versi simili ai briganti filoborbonici ‘legittimisti’ o ai ‘sanfedisti’”.
E il tutto viene esposto con nonchalance, omettendo di ricordare che il presunto “sinistrorso” Sergio Bonelli aveva a sua volta reso i cangaçeiro protagonisti di una delle primissime avventure del suo Mister No.

In conclusione, in una società come quella italiana che sbanda pericolosamente verso lidi reazionari, la questione che nasce dal tentativo di appropriazione da parte della Destra di un autore e di un personaggio che non lo sono affatto diventa di cruciale importanza, in quanto specchio di una vera e propria azione sotterranea di colonizzazione dell’immaginario italiano.
Lasciar passare impunemente l’idea che un personaggio come Corto Maltese sia di Destra significa consentire ai picconatori della Storia di sferrare un ulteriore colpo a un edificio sempre più in bilico.
La Destra italiana è a caccia di eroi e di icone spendibili per l’affermazione del proprio potere, nel tentativo di assumere una definitiva egemonia culturale sul Paese. Ma, accorgendosi di non possederne, tenta di dimostrare che invece gli eroi “conservatori” sono sempre esistiti senza che nessuno se ne fosse mai accorto.
Non è così.
La Destra nostrana potrebbe fregiarsi di eroi riconoscibili (il James Bond di Ian Fleming, quasi tutti i personaggi di Frank Miller, giusto per fare un paio di esempi): solo che non gli fanno comodo, non sono spendibili, non sono italiani. E si è stancata di sbandierare il solito Tex, aprendo la “compravendita” di personaggi più ecumenici e – nella mente della sua intellighenzia – culturalmente elevati.
Bisogna stare attenti. E molto, pure. Perché quello che sembra un giochetto da niente nasconde intenti ben più astuti e belligeranti.

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