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Animation History #22: Eyes in Outer Space

Nella seconda metà degli anni '50 Walt Disney concentrò buona parte dei suoi sforzi nell'edutainment, settore dell'intrattenimento che ha lo scopo di insegnare qualcosa al proprio pubblico senza sacrificare il divertimento. Questo obiettivo viene inseguito con prodotti di diversa natura: al cinema si moltiplicavano i documentari naturalistici, mentre la produzione cortometraggistica sfornava sempre più opere con intenti educativi. Per l'occasione fu inaugurata addirittura una nuova serie di corti (ne furono prodotti una quarantina in soli due anni) con protagonista il Grillo Parlante, impegnato nelle vesti di narratore ad istruire i bambini sui comportamenti giusti o sbagliati in determinate situazioni in cui si sarebbero potuti trovare.
È in questo periodo che in California apre il parco Disneyland e una trasmissione omonima comincia ad andare in onda, presentando agli spettatori video promozionali del parco o dei film Disney, assieme ad alcuni corti o altro materiale realizzato per l'occasione; alcune di queste produzioni erano strettamente legate alle aree tematiche del parco di divertimenti, ad esempio alcuni episodi dedicati allo spazio e alla fantascienza ispirandosi a Tomorrowland. Nel 1959 qualcosa di simile raggiunge il grande schermo: si tratta del mediometraggio Eyes in Outer Space, che descrive gli eventi atmosferici e le potenzialità dei satelliti meteorologici.

Eyes in Outer Space non è un mediometraggio d'animazione, o almeno non nella sua completezza; com'era già stato fatto in Victory through air power infatti le parti animate e le riprese in live-action si susseguono, anche in questo caso per mostrare i vantaggi di qualcosa che Walt Disney riteneva potesse cambiare il futuro. Se il film bellico si era rivelato un precursore in grado addirittura di influenzare il corso degli eventi, non si può dire che questo mediometraggio sia stato altrettanto profetico: uno spettatore del III millennio che ne affronta la visione non può non notare tutte le ingenuità che contiene, soprattutto nella parte finale che auspica addirittura come un giorno grazie ai satelliti si potranno "sconfiggere" gli uragani. Assistere a una lezione e a previsioni così datate per lo spettatore odierno è abbastanza noioso, sensazione accentuata dalla componente piuttosto ridotta realizzata attraverso le animazioni; le riprese live-action occupano infatti la maggior parte della durata, ma attraverso i disegni sono comunque spiegati diversi passaggi in modo schematico, sfruttando la loro semplicità comunicativa.
C'è però anche una divertente sequenza animata in cui si passano in rassegna tutti i metodi "datati" con cui si cercava di prevedere gli agenti atmosferici, la parte del film che ha risentito meno dello scorrere del tempo. Per il resto Eyes in Outer Space è un mediometraggio abbastanza noioso, uno dei prodotti educativi meno riusciti nella filmografia Disney di quegli anni, ma è comunque un esempio di come Walt cercasse di mettere l'animazione al servizio di qualcosa di differente.

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