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Zero Tolleranza



Una crescita esponenziale nel numero di pagine, di autori, di copie. "Zero Tolleranza - immagini che producono azioni" (edito da BeccoGiallo) è il quinto volume prodotto per lo Sherwood Comix, la tre giorni di fumetto durante il festival di Radio Sherwood e segna un traguardo importante. Se il primo volume, "Comix against Global War", era un albo autoprodotto con sei brevi racconti, quest'ultimo “Zero Tolleranza” è un tomo di ben 320 pagine con 38 storie, regolarmente distribuito in libreria di varia. Una progressione passata per varie fasi, ma sempre in crescita per qualità e quantità, che testimonia l'ottimo lavoro svolto dai curatori Claudio Calia e Emiliano Rabuiti, non ultima la loro abilità di muoversi nelle terre fluttuanti dell'"altro fumetto".
L'idea di sviluppare temi "socio-politici" (la guerra, il precariato, l'immigrazione...) va di pari passo con il tentativo di dare visibilità al sottobosco delle piccole produzioni italiane. Con questo “Zero Tolleranza” e con il precedente “Resistenze - cronache di ribellione quotidiana” hanno infatti creato due "atlanti" (o forse elenchi del telefono, vista la mole) delle realtà indipendenti, autoprodotte e underground della penisola. Un "sottobosco" fertile e fruttuoso vista la qualità media delle storie. Certo, non mancano gli scivoloni, ma ben vengano volumi come questi.

Parliamo del volume e dell'esperienza Sherwood Comix con Emiliano Rabuiti, uno dei curatori del progetto, che tiene la rubrica "Invisibili-fumetti autoprodotti, clandestini e laterali" sul mensile “Scuola di Fumetto” e la rubrica “Vie d’uscita” sul mensile “La Nuova Ecologia”; ha collaborato con articoli, interviste, recensioni con “Fumo di China”, “Hamelin”, “La Nuova Ecologia”, “TerzOcchio” e collabora con il Centro Fumetto Andrea Pazienza in varie forme, tra cui l’organizzazione della mostra/catalogo “Futuro Anteriore” al Comicon di Napoli

Partiamo dal principio, ossia dal titolo: Come mai "Zero Tolleranza"? E in generale, oltre alla più o meno stringente attualità degli argomenti, come sono stati scelti i temi delle varie raccolte?

“Tolleranza Zero”, "Zero Tollerance" in inglese, fu un'espressione coniata dall’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani con la quale buona parte dei politici si riempirono e riempiono tutt'ora la bocca. Nessuna tolleranza contro tutto ciò che è diverso, tutto ciò che non rientra nell’estabilishment. "Zero Tolleranza" è quindi un ribaltamento, un titolo volutamente provocatorio, di pancia, proprio come manifesta insofferenza all’ignoranza e all’ipocrisia di razzismo, proibizionismo, politiche repressive, riduzione delle libertà individuali e dei diritti civili; quasi uno slogan: “intolleranti alle intolleranze”.
Ogni anno abbiamo cercato di dar voce alle principali campagne portate avanti in quel periodo dai movimenti che per comodità possiamo chiamare “no-global”. Quindi la guerra “globale e permanente” (contro l’idea che le guerre possano essere “umanitarie”); il precariato, in ambito lavorativo e più genericamente esistenziale; il razzismo, la xenofobia e di denuncia dei CPT-Centri di Permanenza Temporanea; la resistenza partigiana e le resistenze dei giorni nostri. Se pensi alle tematiche dei volumi in questi cinque anni ti rendi poi conto che le problematiche purtroppo non sono “scadute”, mantenendo tutte quelle storie sempre attuali.
Io e Claudio abbiamo suggerito il tema ai singoli autori, che ovviamente hanno avuto massima libertà di interpretazione seguendo perciò ognuno il proprio stile grafico e comunicativo, la propria poetica: storie che vanno dal comico al surreale, dal grottesco al non sense, dal racconto diretto e realistico alla fantascienza, dal paradossale alla storia di attualità o di taglio giornalistico.
E poi “Zero Tolleranza” è un omaggio all’omonima canzone di Assalti Frontali, gruppo che io e il “socio” Caludio Calia amiamo molto.

Come vi siete trovati a lavorare con Radio Sherwood, co-editore dei progetti? Ci sono mai state critiche per essersi appoggiati a una realtà così apertamente attiva e schierata politicamente?

Beh, a lavorare con Radio Sherwood ci siamo trovati benissimo: quando abitavo al nord era la mia area politica di riferimento… Claudio abita a Padova e milita attivamente con la Radio, dunque è stato naturale per noi realizzare lo Sherwood Comix. Qualcuno ha cercato di muovere qualche sterile polemichetta, accusandoci appunto di non rappresentare l’antagonismo a 360°, dicendo che avremmo dovuto dare spazio a “tutti”, magari ad autori di destra. Un’accusa che non sta in piedi proprio perché dietro c'è una precisa e esplicita scelta di prospettiva. E poi noi con fascisti o robaccia simile non vogliamo aver nulla a che fare.

Come siete arrivati a produrre un volume di oltre 300 pagine che coinvolge una quarantina di autori? Come mai vi siete spinti verso una sempre maggiore foliazione? Ha giocato in questa scelta la sempre maggior popolarità del formato "graphic novel"?

È stato in realtà un normale evolversi di un progetto, nato e portato avanti con passione da me e da Claudio, il desiderio cioè di creare delle raccolte con contributi di autori che stimiamo e di cui apprezziamo il lavoro. Di autori validi in Italia ce ne sono parecchi e ci piaceva cercare di dare almeno in parte una panoramica di ciò che si muove nel fumetto autoprodotto e indipendente italiano. Idea che hanno apprezzato anche le case editrici con cui abbiamo collaborato e, con la prospettiva di arrivare anche alle libreria di varia, il formato libro era quello più appropriato. Dopotutto l'idea è quella di raggiungere anche un pubblico di lettori non abituali di fumetto. Non per niente Sherwood Comix è nato in un contesto non esclusivamente fumettistico: quello dello Sherwood Festival di Padova, il festival musicale estivo più grande e importante del Veneto.

Riguardo alla scelta degli autori so che non ci sono mai stati grossi problemi tra te e Claudio, ma immagino che alcuni autori siano dovuti rimanere "fuori" perché non disponibili o irraggiungibili. C'è qualche autore che avreste voluto includere nelle raccolte ma che non è potuto esserci? Avete avuto mai la tentazione di chiamare qualche nome più "mainstream"?

Qualche contatto l’abbiamo preso con qualche autore più noto, però quasi nell’ambito di un fumetto non commerciale, o comunque non solo mainstream. Alcuni per impegni non hanno potuto partecipare, come Paolo Bacilieri o Leo Ortolani; altri hanno realizzato le copertine, come Aleksandar Zograf, Danijel Zezelj, Davide Toffolo e Marco Corona; alcuni hanno contribuito una volta, come Mauro Cicarè o Sergio Ponchione; altri hanno collaborato con noi più volte, come il grande Massimo Semerano (anche in coppia con Paolo Di Orazio). Ma appunto come Sherwood Comix ci interessavano e ci interessano principalmente gli autori del variegato mondo dell’autoproduzione o della piccola editoria indipendente. Esperienze come quelle dei Cani o di SelfComics, Canicola, Ernest, Superamici, Centro Fumetto Andrea Pazienza, per fare qualche esempio di realtà anche differenti, ma sempre comunicanti tra loro.

Una cosa che colpisce sempre molto delle raccolte che curate è il poter vedere autori all'opera su temi che normalmente non affrontano (almeno non in modo diretto), e di riflesso rendersi conto di quanti pochi autori si cimentino abitualmente con la non-fiction. Questo mi sembra curiosamente in contro-tendenza con quanto avviene oltralpe e al di là dell'atlantico dove il reportage, il carnet di viaggio, la biografia, l'autobiografia ecc. sembrano le linee di riferimento. È solo una mia impressione o anche secondo te gli italiani sono degli inguaribili "romanzieri"?

Mah, non saprei. Forse hai ragione tu a definire gli autori italiani come degli inguaribili romanzieri, però è anche vero che da noi gli autori devono sgomitare per conquistare spazi e dunque la libertà creativa spesso, e purtroppo, passa in secondo piano. Ecco perché sono sempre convinto che nell'autoproduzione si trovino le novità più stimolanti: l'autore realizza ciò che desidera raccontare, senza imposizioni di linee editoriali. In realtà anche nei nostri volumi non manca di certo la fiction: le storie in essi contenute, ci tengo a dirlo, non sono bollettini di uno schieramento politico, cosa che non ci interessa molto a dir la verità, ma visioni e letture di autori, anche politicamente differenti tra loro, ma che guardano il mondo dal basso e da sinistra. Ed ecco appunto storie strampalate, fantascientifiche, grottesche o non-sense a fianco di storie di cronaca e di commento socio-politico.

Questi 5 albi sono un osservatorio privilegiato sul panorama del fumetto indipendente/autoprodotto. Trovi che qualcosa sia cambiato in questi 5 anni? La nascita di nuove realtà editoriali piccole e potenzialmente interessate a storie e segni più di ricerca sta togliendo ossigeno all'autoproduzione in senso proprio? La dimensione del do-it-yourself è destanata a un momentaneo accantonamento? In generale che scenari intravedi per il panorama indipendente prossimo venturo?

Purtroppo non ho la sfera di cristallo! No, dai, in realtà non credo che l'autoproduzione sia destinata a scomparire o entrare in crisi, rimarrà sempre un ottimo mezzo, per chi ama raccontare delle storie a fumetti, per realizzarle senza costi eccessivi e per far circolare il proprio lavoro. E dunque per farsi conoscere. Anzi, le realtà che dici tu possono invece essere un ulteriore stimolo per gli autori ad autoprodursi, farsi conoscere e magari pubblicare successivamente con una di queste piccole realtà editoriali.
In generale credo che il fumetto indipendente continuerà ad esistere sempre, magari in forme differenti, ma ci sarà sempre. Se pensiamo agli ultimi 6-7 anni abbiamo visto il (ri)fiorire di autori che si mettono assieme, fondano qualche gruppo, realizzano i propri fumetti e li fanno circolare.

Nella postfazione al volume annunciate un cambio di direzione del progetto, prospettando un possibile mutamento in chiave di rivista. Che cosa vi attrae di questo tipo di formato? In generale, al di là della forma editoriale, che direzione pensate di dare agli albi dello Sherwood Comix?

Anche qua avrei bisogno, per darti una risposta certa, della sfera di cristallo. In realtà quella della rivista è una delle idee su cui stiamo, io e Claudio, riflettendo. Cioè, quello che ci interessa, una volta ritenuto "sdoganato" il fumetto come mezzo di racconto della realtà, è trattarlo alla stregua degli altri linguaggi, creando un ambito in cui molti altri "linguaggi" (pittura murale, saggi politici, fumetti e quant'altro) possano trovare un luogo comune dove presentarsi ed essere presentati. Ma non è l'unica idea su cui stiamo riflettendo.
L'unica certezza che abbiamo ora è che vogliamo cercare di "rinnovarci", trovare cioè un'altra formula per continuare a fare lo Sherwood Comix e mantenere sempre un'aurea di novità.
Una cosa pressoché certa è che vorremmo, per il prossimo anno, ripubblicare in un volume da fumetteria e libreria i primi due albi autoprodotti, “Comix against global war” e “Vite precarie”, aggiungendo una decina circa di storie nuove che riprendano le tematiche degli ultimi 3 volumi: razzismo e cpt, le resistenze dei nostri giorni e l'intolleranza agli intolleranti.
Per il resto… vedremo!

Per approfondire, uno "speciale" sul blog di Andrea Plazzi (autore della prefazione).

Zero Tolleranza - immagini che producono azioni (Becco Giallo, brossurato, 320 pagine in Bianco e nero, €16,50)

Gli altri volumi: “Comix against Global War” (autoproduzione Radio Sherwood, 2004); “Vite Precarie” (autoproduzione Radio Sherwood, 2005), “Fortezza Europa-storia di mura e di migranti” (Coniglio Editore, 2006), “Resistenze – cronache di ribellione quotidiana” (Becco Giallo, 2007) e “Zero Tolleranza - immagini che producono azioni” (Becco Giallo, 2008).


Claudio Calia: http://nuvoleonline.splinder.com/
Sherwood Comix: http://www.sherwood.it/Sherwood-Comix-Festival-2008


Altre Chine, uno sguardo verso autoproduzioni, riviste underground, realtà indipendenti, piccola editoria e tutte le forme di Fumetto Altro. Per segnalazioni e commenti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Luca Vanzella
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