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Eris Edizioni presenta Prosopopus di Nicolas de Crécy, anteprima

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Eris Edizioni presenta Prosopopus di Nicolas de Crécy, autore de Il celestiale bibendum e altre opere. Di seguito trovate tutti i dettagli e un'anteprima nella gallery in basso.

 


"Una narrazione per immagini pura, un wordless novel dalle atmosfere noir e grottesche: Prosopopus, ennesimo capolavoro di uno dei fumettisti francesi più apprezzati degli ultimi anni, è un’esperienza visiva unica.

Eris edizioni è entusiasta di annunciare l’imminente ritorno nelle librerie e nelle fumetterie italiane di uno degli autori più amati del nostro catalogo: Nicolas de Crécy. Prosopopus è la nuova opera di questo straordinario artista che proporremo ai lettori italiani: wordless novel pubblicata in Francia nel 2003 per Editions Dupuis, è l’ennesimo lavoro con cui l’autore francese innova la sua ricerca artistica esplorando nuove possibilità del linguaggio fumetto.

Dopo Il celestiale bibendum (vincitore del premio Attilio Micheluzzi al Comicon 2016 come Miglior Fumetto Straniero), La Repubblica del catch (tra i titoli della selezione ufficiale di Angoulême 2016) e Diario di un fantasma (entrato a far parte della prestigiosa Selezione Gran Guinigi di Lucca Comics & Games 2017), l’arrivo in Italia di Prosopopus segna la quarta tappa del viaggio di Eris alla scoperta del genio visionario di De Crécy.

La storia si apre con un omicidio: un uomo viene assassinato per strada, il killer ferito scappa per i vicoli bui di una metropoli oscura, che ricorda la New York-sur-Loire de Il Celestiale bibendum. Mentre l’assassino cerca rifugio, tra i grattacieli spettrali sangue, fumo e fluidi corporei si fondono dando vita a un essere cartoonesco dalle sembianze femminili. Una creatura gigantesca, buffa e incontrollabile, che incarna il rimorso e la vendetta, si catapulta nella vita del killer. Senso di colpa e ricordi dolorosi si mescolano nella vita del protagonista e la presenza della creatura si fa sempre più ingombrante e asfissiante, infestando le sue giornate che trascorrono come un incubo a occhi aperti.

Nicolas de Crécy crea un’inquietante favola metropolitana dove il noir e il grottesco si fondono in una wordless novel, e dà vita a un’esperienza di rara intensità espressiva grazie al suo stile pittorico unico e inconfondibile e attraverso una serie di vignette claustrofobiche.
Prosopopus è una ulteriore conferma della ricchissima carriera artistica di questo autore, che questa volta si confronta con una narrazione per sole immagini, completamente senza parole, capace di mostrarci quanto ancora inesplorate e ampie siano le frontiere del fumetto.
Un’altra eccezionale prova di quanto grazie a una continua ricerca e sperimentazione artistica De Crécy si sia imposto non solo come uno degli interpreti più originali e visionari della bande dessinée ma anche come autore imprescindibile del fumetto d’autore contemporaneo a livello internazionale.

Il volume sarà arricchito da una sezione di schizzi e studi preparatori che rappresentano una preziosa testimonianza sulla genesi dell’opera e da un’illustrazione per la quarta di copertina che De Crécy ha voluto realizzare per l’edizione italiana."


Prosopopus di Nicolas de Crécy

128 pp, col., 17€

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Nicolas De Crécy ospite a Napoli Comicon 2017

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Come annunciato dal sito di Napoli Comicon, il fumettista francese Nicolas De Crécy sarà ospite della manifestazione partenopea dal 28° aprile al 1° maggaio grazie alla collaborazione con Eris Edizioni (qui la nostra recensione de Il Celestiale Bibendum).

Di seguito, la presentazione ufficiale:
"È uno dei maestri più visionari del fumetto francese. Nato nel 1966, studia e si forma a livello artistico ad Angoulême. Il suo stile, molto innovativo sul piano grafico, è inconfondibile sin dai suoi primissimi lavori, all’inizio degli anni novanta.  La sua esplorazione delle diverse tecniche artistiche e la capacità di mescolare i più disparati registri narrativi lo rendono uno degli autori imprescindibili del fumetto contemporaneo, pluripremiato e amatissimo da pubblico e critica non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone. Opera dopo opera de Crécy ha creato un universo unico e coerente, uno degli immaginari più originali apparsi negli ultimi venticinque anni sulla scena del fumetto francese.
Nel 2015 Eris edizioni ha pubblicato, uno dei suoi capolavori, Il celestiale bibendum, vincitore del premio Attilio Micheluzzi come Miglior Fumetto Estero al Napoli COMICON, e nel 2016 La Repubblica del catch, la sua ultima graphic novel uscita inizialmente a puntate in Giappone. Per il 2017 Eris ha in serbo una nuova sorpresa per i lettori italiani di questo grandissimo artista."

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La Repubblica del Catch di Nicolas De Crécy, anteprima

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Riceviamo e pubblichiamo:

La Repubblica del Catch di Nicolas De Crécy

L’ultimo grande capolavoro del maestro del fumetto francese Nicolas de Crécy, uno straordinario ibrido a cavallo tra bande dessinée e manga.

 A meno di un anno dall’uscita in Italia de Il celestiale bibendum, premio Attilio Micheluzzi al Comicon 2016 come miglior fumetto straniero, Eris edizioni è lieta di presentare al pubblico italiano un’altra straordinaria e commovente creazione del genio di Nicolas de Crécy. In uscita a giugno 2016, La repubblica del catch sancisce il grande ritorno di questo artista dopo una lunga pausa di riflessione.

Invitato in Giappone a realizzare un proprio manga, tra i pochi occidentali ad aver avuto questo onore, Nicolas de Crécy si concentra sulle possibilità espressive della bd francese e sulle esigenze produttive del mercato giapponese, creando un’opera capace di mescolare le atmosfere del suo inconfondibile stile grafico con la velocità di narrazione del manga. L’immaginario dell’autore si fonde con alcuni elementi della cultura tradizionale giapponese, come gli spettri/yokai: il risultato è una storia surreale, magica, poetica che tocca una delle vette più alte del lirismo della sua carriera.

La repubblica del catch uscì originariamente a puntate sulla rivista Ultra Jump tra il 2014 e il 2015 per essere poi raccolta in un’edizione integrale pubblicata contemporaneamente in Giappone e in Francia da Shueisha e Casterman.

Il protagonista del graphic novel è Mario, un piccolo e goffo ometto che vive in solitudine, gestendo un negozio di pianoforti che ha ereditato dai suoi genitori. Si sente solo, non ha mai baciato una donna e nella capitale del catch, lo «sport più elegante che ci sia» con «la forza, la prestanza, i costumi rossi e oro», egli si ritrova senza le giuste qualità per farsi amare. La sua routine quotidiana è spezzata solo dal suo amico pinguino, un eccezionale pianista in grado di far muovere i pianoforti suonandoli. Ma sta per scoppiare una guerra in città, e lui sembra doverne fare parte in qualche modo, perché il resto della sua famiglia, i suoi amati e odiati cugini, sono il clan mafioso che gestisce la città e ogni suo traffico, compresi gli incontri di catch e i suoi lottatori.

Per Mario e la sua famiglia, siciliani sulla carta, de Crécy si è ispirato più alla yakuza che all’occidente, esattamente come per il terzo elemento della trama, uno strano esercito di spettri che si lega più alla tradizione shintoista che ai fantasmi “nostrani”.

Questo graphic novel è la storia poetica e amara di come la debolezza assoluta possa trasformarsi in arma in un mondo di violenza bruta e forza fisica, sullo sfondo di una città che tanto assomiglia a una New York-sur-Loire più cupa e misteriosa. Il bianco e nero scelto per quest’opera, obbligatorio per le tempistiche produttive di un manga, si perde in infinite e morbide tonalità di grigio, una tecnica elaborata ad hoc per il pubblico giapponese che ha già fatto letteralmente impazzire il pubblico europeo che da più di vent’anni segue il lavoro di de Crécy.

La repubblica del catch è l’ultimo grande esempio del lavoro di questo genio visionario, capace di innovarsi ed evolversi a ogni opera, restando però sempre fedele al suo universo creativo, mescolando nella stessa storia, tavola dopo tavola, il lirico e il grottesco, la dolcezza con la crudeltà, il reale con l’assurdo, in mondi fantastici dove tutto è possibile.

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Il Celestiale Bibendum

Eris porta in Italia Le Bibendum Céleste di Nicolas De Crécy, così proseguendo nella divulgazione dell’opera dell’autore in libreria inaugurata da Panini con Salvatore, pubblicato nella collana 9L a gennaio 2014. Di lui, precedentemente, avevamo avuto notizia in Italia soltanto sulle mai troppo rimpiante riviste-contenitore – in particolare su Il Grifo fu pubblicato “Il Folligatto” (Foligatto) e su Comic Art “Leon Lo Strambo” (Leon La Came), entrambi quasi contemporanei. Lunga attesa come lunga fu la gestazione del Bibendum, il cui primo tomo esce nel 1994, per proseguire con il secondo nel 1999 e concludersi nel 2002 con la pubblicazione del terzo, sempre per Humanoïds Associés.

Ma cos’è questo “celestiale” Omino Michelin[1]?
È racconto filosofico, teatro dell’assurdo, satira sociale.
È espressionismo, surrealismo, cinema d’animazione.
È una foca (Diego è il suo nome) che non si sa da dove sia venuta e che tuttavia è prescelta per vincere il premio Nobel per l’Amore; sequestrata da una classe di Professori connivente col Potere a scopo d’indottrinamento, è avversata dal Diavolo in persona, ridicolmente ligio al suo ruolo tutto avvinto nella sua salopette a scacchi biancazzurri ed esagerato turpiloquio. Sgraziata e tenera, entusiasta e succube degli eventi, silenziosa e ingenua. Un personaggio che non fa il personaggio e che vive nel fumetto delle sue relazioni con gli altri personaggi, che suscita ben poca empatia e non troppa simpatia; un vuoto pneumatico (è il caso di dire…) nel quale l'autore fa entrare in corso d’opera persino lo stesso Signore degli Inferi[2]. Una creazione che serve al non ben dichiarato e tuttavia evidente intento di confondere i principi di Bene e Male per come si suppone che manicheisticamente il lettore sia per cultura portato ad intenderli. Provocatorio esercizio intellettuale che satireggia al contempo la percezione di entrambi.

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Confondere: questo è uno degli effetti de Il Celestiale Bibendum. Una storia che gioca con la narrazione intradiegetica di un personaggio-testimone (interno, ma solo fino a un certo punto) che non sa molto e non manca di stupirsi; che si smarrisce per poi vedersi vilipeso e spodestato dal suo ruolo; che viene tacciato d’inadempimento contrattuale e incompetenza drammaturgica da misteriosi datori di lavoro e da essi spedito a ritrovarsi nel proprio passato; e tutto questo, per giunta, passando da morto redivivo, a vivo, a morto-vivo nel regno dei morti, a nuovamente (e doppiamente) vivo. Personaggio singolare il narratore Professor Lombax, tramite il quale De Crécy adempie, pare, ad un programmatico sconvolgimento della drammaturgia classica, ingarbugliando il tutto con piccoli e grandi flashback e flashforward, meschine convenienze del narrante e dei narrati, opportunistiche omissioni e rivelazioni precoci. Una storia (di personaggi) che ricrea se stessa nel raccontare la Storia (degli uomini, o del Celeste). Che è ricca di satira sociale – quella dei Professori citati, quella della Città (una immaginaria New-York sur Loire che pare una Parigi appena più grandiosa, imbellettata, industrializzata in maniera sfacciata e degradante di quella reale), quella di una materialista Congregazione Canina, che intende riscrivere i libri di Storia – e di speculazioni letterarie e filosofiche ardite; di grottesco, di comico e d’assurdo. I Misteri disseminati sin dall’inizio del racconto, le ambiguità prive di una naturale soluzione, il non-detto che si dimentica tra un pagina e l’altra e si fa (forse) comprendere a posteriori restituiscono al lettore non tanto l'appassionarsi ad un whodunit?, quanto la sensazione perdurante di non afferrare mai il quadro complessivo, la difficoltà di collocare i pezzi in un ordine plausibile.

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Giocare con la narrazione, quindi. Giocare seriamente - come seriamente giocherebbe un bambino – poiché c’è, credo, una componente di serioso compiacimento nel gioioso divertimento di orchestrare un’opera tra il rigore dell’architettura di una storia e l’improvvisazione, tra le geometrie di una trama strutturata ed uno svolgimento anarchico, tra il gesto pittorico istintivo e i compromessi di un classico storytelling fumettistico – tutti elementi che si rivelano nelle dichiarazioni sui propri intenti e sul proprio metodo di lavoro dell’autore[3]. Tensioni opposte che diventano armonie di opposti. Per quanto, forse, non sempre con il complesso equilibrio che questa camminata sul filo richiede.

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E gioco pare essere anche il disegno. Linee definite, tratti mossi, inquadrature sghembe e diritte, funzionali al dialogo o più descrittive, frequente uso di primi piani, ricerca del dettaglio negli sfondi, forza caricaturale, atmosfera surreale, ricerca del puro impatto visivo e altro ancora: tanti e diversi sono gli elementi e gli stili grafici che usa l’autore. Cinema d’animazione, dicevamo: una costante anche in altri lavori di De Crécy – lui stesso animatore e compagno di studi alla Beaux-Arts d'Angoulême del regista, animatore e sceneggiatore Sylvain Chomet, con il quale ha lavorato non solo sul Leon La came citato[4]- che rende alla perfezione tanti momenti, soprattutto comici, delle sue storie: la resa grafica delle speculazioni da racconto filosofico, pregno di umorismo intellettuale molto francese, ad esempio, o quella delle azioni sgangherate e poetiche degli strani animali protagonisti. Ed espressionismo, dicevamo anche (sulla scorta dell’autore stesso)[5]: colori oleosi, carichi, immagini poderose che si fanno racconto anche a sé stanti. Una ricerca grafica che si muoveva (e si muove ancora oggi, pur se mediata da una maggiore sintesi espressiva) tra le suggestioni della pittura e la lavorazione dell’artigianato nobile del fumetto e dell’animazione.

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Un fumetto non facile, decisamente consigliato agli appassionati ma in grado di affascinare e divertire chiunque con le sue magie; un volo di fantasia al di sopra e addentro il cielo, la terra e l’umanità. Un regalo agli occhi e al cervello; una torta ricca di strati diversi.

Eris pubblica l'opera in brossura fresata su buona carta e con buona stampa, sacrificando un poco formato e confezione in favore di un prezzo concorrenziale e della raccolta in volume unico. C’è da sperare davvero che il mercato premi la scelta, affinché sia possibile vedere nelle nostre librerie le opere inedite in Italia di Nicolas De Crécy.

[1]  “Bibendum” è il nomignolo originale francese della mascotte del gruppo Michelin, da noi divenuto appunto “l’Omino Michelin”; deriva dal verso di Orazio (in verità una sua traduzione di Alceo) che era motto del gruppo e ne accompagnava l’icona: “Nunc est bibendum”

[2“Diego, c’est le néant. On peut mettre tout ce qu’on veut dedans, c’est un gros sac de graisse, un réceptacle rempli de vide. Ce sont les personnages qui sont autour qui vont exister par rapport à lui, le prendre pour référence, mais lui n’est rien. Il ne parle pas, il n’est rien. J’ai de la sympathie pour sa forme, son apparence grotesque, avec ses béquilles, mais on se demande pourquoi tous les évènements se cristallisent autour d’un nigaud pareil. Ce qui pose un problème d’identification aux lecteurs: il est difficile de s’identifier à une coque vide.” Citato in http://rdereel.free.fr/volBZ1.html.

[3]  rif. vari ad es. http://rue89.nouvelobs.com/2011/10/08/nicolas-de-crecy-je-ne-fais-plus-de-bd-je-ne-peux-plus-physiquement-225350 ; http://www.stripologie.com/download/df8b35f661986269b788a95e354481d75746a47e.pdf; http://www.cuverville.org/spip.php?article43184; http://rdereel.free.fr/volBZ1.html

[4]  Il sodalizio tra De Crécy e Chomet produce anche la bande dessinée Le Secret des libellules e il cortometraggio d'animazione La Vieille Dame et les Pigeons

[5“Les expressionnistes allemands sont ceux qui m’ont le plus influencés, notamment par leur travail en gravure sur bois: un trait noir, avec une ou deux couleurs, et des images très fortes et très narratives. C’est un moyen d’expression très proche de la bande dessinée.” Ancora in http://rdereel.free.fr/volBZ1.html.

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