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Mondadori acquista il 51% di Star Comics

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Riceviamo e pubblichiamo:

GRUPPO MONDADORI ED EDIZIONI STAR COMICS: SOTTOSCRITTO CONTRATTO PER L’ACQUISIZIONE DEL 51% DELLA CASA EDITRICE SPECIALIZZATA IN MANGA

Segrate, 6 giugno 2022 - È stato sottoscritto in data odierna il contratto relativo all’acquisizione da parte del Gruppo Mondadori di una partecipazione pari al 51% del capitale sociale di Edizioni Star Comics S.r.l., il principale editore italiano di fumetti, specializzato nella pubblicazione delle più importanti produzioni internazionali tra le quali, in particolare, i manga. 

Il comparto nazionale dei fumetti è senza dubbio l’ambito più dinamico del settore editoriale, caratterizzato da una crescita del 175% nel triennio 2019-2021 e del 30% nei primi 4 mesi del 2022 (dati a valore, fonte Ufficio Studi AIE su dati Nielsen Bookscan).

Il segmento dei Comics ha rappresentato, negli ultimi anni, un importante elemento di sviluppo per l'intera filiera del libro, grazie anche al significativo tasso di innovazione dell’offerta editoriale che lo caratterizza e a una straordinaria capacità di coinvolgere nuovi lettori: in questo segmento, Star Comics è stata protagonista indiscussa” – ha dichiarato Antonio Porro, Amministratore delegato del Gruppo Mondadori. “Sarà quindi interessante e proficuo lo scambio di competenze tra il nostro gruppo e una realtà editoriale quale Star Comics, le cui persone hanno saputo costruire nel tempo una leadership riconosciuta e consolidata, arricchita da una relazione di grande valore con il proprio pubblico” ha concluso Porro.

Per Star Comics è un grande onore entrare a far parte di Mondadori, il primo Gruppo Editoriale Italiano: abbiamo lavorato a lungo ma senza particolari difficoltà per raggiungere un accordo da cui ambo le parti trarranno grandi benefici. Il mercato editoriale del fumetto sta cambiando rapidamente e grazie a questa nuova partnership potremo impegnarci in maniera ancor più incisiva per promuovere l’affermazione del fumetto come prodotto culturale di massa, proprio come accade da anni in altri Paesi europei” – ha dichiarato Claudia Bovini, CEO e Direttore Editoriale di Star Comics.

Le attività di Star Comics potranno trovare ulteriori opportunità di sviluppo all’interno del Gruppo Mondadori grazie alle sinergie generate dall’operazione, tra cui una collaborazione più diretta con la più estesa rete di librerie presente in Italia all’interno della quale Mondadori Retail sta sviluppando spazi specificamente dedicati al prodotto fumetto. Tutto questo senza tralasciare l’impegno verso lo sviluppo del comparto fumetterie che, da più di trenta anni, sostengono la casa editrice: il rapporto tra Star Comics e le fumetterie rimarrà solido e vedrà moltiplicarsi le opportunità di crescita grazie alla nuova interazione con una realtà di grande esperienza. 

L’operazione di acquisizione prevede che Simone Bovini e Claudia Bovini - che hanno fin qui gestito con successo Star Comics, portandola a ricoprire il ruolo di leader nel mercato italiano dei fumetti - mantengano la responsabilità gestionale e continuino a ricoprire il ruolo di Amministratori Delegati della società. L’attività lavorativa rimarrà nella sede perugina di Bosco, così come rimarranno invariati i rapporti con i dipendenti e le collaborazioni esterne che Star Comics ha condotto sinora. 

L’operazione include anche l'acquisizione del 100% di Grafiche Bovini S.r.l., società controllata dalla stessa famiglia Bovini, focalizzata sulle attività di stampa esclusivamente dei prodotti pubblicati da Star Comics.w

Il closing dell’operazione è previsto entro il 30 giugno 2022 ed è sospensivamente condizionato, tra gli altri, allo scorporo della componente immobiliare nonché all’assenso dei licensor giapponesi e coreani titolari dei diritti relativi ad alcune delle pubblicazioni della società.

Gli eventuali impatti sulla guidance relativa all’esercizio in corso, già comunicata al mercato, verranno resi noti al perfezionamento dell’operazione. 

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Mostri, recensione: il grande ritorno di Barry Windsor-Smith

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Quando Barry Smith, giovane artistico britannico di belle speranze, debutta sul finire degli anni Sessanta sul mercato statunitense con alcune prove non del tutto convincenti su testate sparse della Marvel Comics, nessuno prevede per questo ventenne un futuro da maestro del fumetto quale diventerà da lì a pochi anni. Le pagine illustrate da Smith per X-Men, Daredevil, Avengers sono evidentemente influenzate dalla sua ammirazione giovanile per Jack Kirby, di cui riprende le anatomie statuarie e la costruzione spettacolare delle tavole. Ma la forte considerazione per l’opera del Re non basta a dare personalità al lavoro di Smith. La sua imitazione di Kirby risulta troppo sfacciata e priva di reale ispirazione, non lasciando presagire un grande futuro per la carriera del giovane artista che decide di prendersi un periodo sabbatico dai comics per affinare il suo stile. Si dedica così allo studio dei pittori preraffaelliti, modificando il suo approccio alla resa dell’anatomia umana che passa dalle masse kirbyane a figure più snelle ed eleganti. La svolta della carriera dell'autore avviene con le storie di Conan the Barbarian disegnate a partire dal 1970. Dopo un inizio timido, la collana decolla grazie all’eleganza delle tavole di Smith, divise tra figure sinuose e dinamiche ed edifici sontuosi, diventando la collana più venduta del decennio insieme ad Amazing Spider-Man. Il tratto raffinato, meticoloso e ricco di dettagli di Smith spingono la serie verso una cifra autoriale sconosciuta al fumetto mainstream dell’epoca. Quando Smith abbandona la collana dopo 26 storie, la percezione del pubblico nei confronti dell’autore è mutata. Smith è ormai considerato un maestro, uno degli artisti più innovativi del decennio, che può permettersi un nuovo e momentaneo ritiro dalle scene del fumetto seriale, di cui non sopporta le scadenze stringenti, per continuare una sua personale ricerca stilistica.

Durante questo periodo, in cui fonda un suo studio personale per sperimentare un modo diverso di fare illustrazione, cambia il suo cognome in Windsor-Smith, affiancando il cognome materno a quello paterno. È il simbolo di una svolta stilistica ed autoriale, che segnerà tutti i lavori successivi. Dopo un decennio di sperimentazioni in campo artistico, nel 1983 Jim Shooter - editor-in-chief della Marvel - lo richiama in servizio presso la Casa delle Idee. Inizia così per l’autore un decennio sfolgorante, ricco di lavori di notevole spessore che diventeranno iconici, dalla storia della Cosa su Marvel Fanfare, che rivela il suo talento come autore completo, alla miniserie dedicata a Machine Man, dalla collaborazione con Ann Nocenti su Daredevil ai due capitoli di Vitamorte, storia intimista dedicata a Tempesta che appare su due numeri di Uncanny X-Men in cui collabora proficuamente con Chris Claremont. È in questo periodo ricco di impegni che Windsor- Smith comincia a lavorare a un graphic novel dedicato ad Hulk. Il progetto si trascina per anni, sia per la meticolosità certosina dell’autore, sia per l’impegno profuso nella realizzazione di Weapon X, miniserie dedicata alle origini di Wolverine a cui la Marvel conferisce precedenza assoluta e che si rivelerà come uno dei massimi capolavori della carriera di Windsor-Smith. Il progetto su Hulk non verrà però abbandonato, ma verrà ripreso nel corso dei decenni e sviluppato per un altro editore fino a trasformarsi in un’opera lontana anni luce da quella prevista inizialmente.

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Il pitch pensato per quel graphic novel, discusso dall’autore col redattore capo Shooter e lasciato su una scrivania del mitico Bullpen della Marvel, è al centro di uno di quegli aneddoti della storia del fumetto che da vicende laterali diventano parte integrante di una mitologia. La trama ideata da Windsor-Smith suggeriva per la prima volta una chiave psicoanalitica ai tormenti di Bruce Banner, scovando nel rapporto con il padre violento l’origine dei suoi traumi, che precedono l’incidente che lo trasforma in Hulk. Il caso vuole che il soggetto dell’autore inglese, abbandonato su quella scrivania zeppa di tavole e proposte in attesa di approvazione, finisca nelle mani di Bill Mantlo, sceneggiatore tra i più prolifici della sua epoca e anima del Bullpen, la redazione Marvel che in epoca pre-internet pullula di autori e redattori. Mantlo scrive da anni The Incredible Hulk firmando storie di buon livello, ma che non sono certo caratterizzate da finezza psicologica. Fatto sta che su The Incredible Hulk 312, datato ottobre 1985, viene pubblicata Monster, storia scritta da Mantlo e disegnata da un giovane Mike Mignola, con una trama incentrata sul rapporto traumatico di Bruce Banner col padre violento che ricalca in tutto e per tutto il pitch di Windsor-Smith. Il quale, adirato, sospende la lavorazione del graphic novel dedicata al Gigante di Giada, pur continuando a collaborare con la Marvel, mentre Mantlo viene rimosso dalla testata e destinato ad una collana di seconda fascia, Alpha Flight.

Gli anni passano e la carriera di Windsor-Smith conosce altre importanti e significativi capitoli. I suoi anni ’90 sono caratterizzati dalle collaborazioni con nuovi e agguerriti editori come Valiant e Malibu, arrivate nel momento di maggior espansione del mercato, e con la Dark Horse, per la quale realizza il sogno di creare una rivista d’autore, Storyteller, che non incontra però il favore di un pubblico abituato al formato comic-book. Corre voce tra gli addetti ai lavori, però, che l’autore inglese non abbia mai smesso di lavorare a quel graphic novel su Hulk che, in corso d’opera, si sarebbe trasformata in qualcosa di completamente diverso. Nel frattempo, la sua produzione si fa sempre più rarefatta, limitandosi a qualche copertina. Di fatto, Barry Windsor-Smith scompare dal mercato fumettistico per quasi venti anni. Finché, nel 2020, arriva la notizia del suo grande ritorno con la pubblicazione di Monsters, pubblicato dalla Fantagraphics di Gary Groth, nume tutelare della critica fumettistica statunitense. Un tomo di quasi 400 pagine illustrate in un  rigoroso bianco e nero, un vero e proprio magnum opus attraversato da un furore realizzativo e da un’ambizione creativa impossibile da trovare nel panorama odierno del fumetto a stelle e strisce. Leggendolo, si intuisce quale fosse l’idea sottrattagli da Mantlo. Ma la storiellina apparsa in Incredible Hulk 312, nonostante preannunci futuri sviluppi narrativi chiave per il personaggio (Peter David renderà l’aspetto psicologico il perno del suo lungo ciclo), non rende giustizia all’intuizione originale di Windsor-Smith. Che, trasformata finalmente in opera compiuta dal suo autore, diventa un’affascinante, implacabile e terribile analisi sulla natura contagiosa del male, che rovina per sempre chi ne viene toccato.

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Nelle sue premesse, Mostri (che Mondadori porta in Italia con un clamoroso volume cartonato inserito nella sua collana Oscar Ink) è così ricca di archetipi narrativi che le sue lontane origini di fumetto supereroistico non potranno sfuggire ai lettori iniziati al genere. Siamo nel 1964 e Bobby Bailey, un ragazzo senza arte né parte, si arruola nell’esercito offrendosi come cavia per un progetto militare avvolto da grande segretezza. Si tratta di un esperimento per creare un super-soldato, derivato da un programma nazista. Il processo, estremamente doloroso, va storto e il ragazzo si ritrova trasformato in un mostro deforme e gargantuesco. Aiutato dal Sergente McFarland, ufficiale che lo aveva arruolato ed è ora afflitto dai sensi di colpa, Bobby riesce a fuggire dal complesso militare in cui era prigioniero salvo essere braccato dall’esercito che lo vuole catturare a qualsiasi costo.

Il lettore che penserà alle origini di Capitan America o dell’Incredibile Hulk rimarrà spiazzato, perché nonostante sia attraversato dagli echi di leggende note, in Mostri non c’è spazio per alcun eroismo. Si respira un’aria simile a quella di Ruins di Warren Ellis, che era il riflesso distorto della celebrazione del sense of wonder che animava il Marvels di Kurt Busiek e Alex Ross. Qui c’è un esperimento azzardato, ereditato dalle peggiori menti criminali della storia, compiuto sulla pelle di un povero disgraziato, distrutto da un trauma da cui è impossibile riprendersi. Un incipit che serve a chiarire al lettore il tono dolente di un’opera in cui non ci sono eroi ma solo sopravvissuti e che poi, improvvisamente, diventa altro. Un flashback ci porta nel 1948, quando Bobby è un bambino che aspetta il ritorno dalla guerra dal padre Tom insieme alla madre Janet, nel piccolo centro di Providence. Il piccolo era appena nato quando il padre è partito per fare l’interprete al fronte, e non ha praticamente mai conosciuto il genitore. Janet conduce una vita difficile, tra l’ansia per la sorte del consorte, marito affettuoso, e la difficoltà di crescere un bambino da sola. Il tutto è mitigato solo dall’amicizia che nasce con Jack Powell, l’agente governativo incaricato di fornire informazioni ai parenti dei soldati in guerra. Ma un giorno Tom torna, e non è più l’uomo di una volta. È successo qualcosa in guerra, ha visto qualcosa di terribile che lo ha cambiato per sempre. È diventato iracondo e violento, e non esita ad alzare le mani su moglie e figlio. Da qui in poi la vita per Janet e Bobby si trasforma in un inferno, attraversato da una continua escalation di tensione di cui non anticipiamo nulla per non rovinare la sorpresa ai lettori.

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Che Barry Windsor-Smith fosse un artista tra i più raffinati della scena fumettistica internazionale non costituisce certo una sorpresa, e Mostri lo conferma. La magniloquenza grafica dei suoi classici Marvel o le tavole ricche di tinte preraffaellite dei lavori più sperimentali lasciano qui il passo a un rigoroso uso della china e del pennino, di un tratteggio realizzato con la minuzia e con la dedizione di un incisore. L’organizzazione della tavola è di sapore classico, basato sull’utilizzo della griglia a nove vignette, soprattutto per le scene di interni, salvo poi allargarsi a splash-page nei momenti di maggiore pathos. Una soluzione grafica ideale per una narrazione intimista, basata su gesti e sguardi, che denota la straordinaria sensibilità compositiva di un grande artista. Ma in Mostri colpisce soprattutto l’ambizione autoriale da cui è permeata, che va ben oltre quel mitico pitch di partenza per una storia di Hulk mai realizzata. C’è il mito di Prometeo che incontra il dramma borghese alla Douglas Sirk, una “pastorale americana” in nero che si incrocia con un momento controverso e oscuro della storia americana, quell’Operazione Paperclip che portò ex scienzati nazisti a lavorare per il governo americano. C’è posto anche per una spruzzata di paranormale, grazie alle capacità medianiche (avremmo detto “mutanti”, se ci fossimo trovati in un fumetto di supereroi) di un personaggio apparentemente secondario che sarà invece di fondamentale importanza per la risoluzione della vicenda.

Mostri è un’opera monumentale giocata su diversi piani temporali, complessa e stratificata che rischia più volte di crollare sotto il peso della propria ambizione, che barcolla a più riprese ma che riesce ad arrivare in porto trionfalmente, commuovendo ed emozionando. È un’epopea popolata da personaggi splendidi come l’indimenticabile Janet, un’opera di struggente, devastante e dolorosa bellezza. Nel suo ritiro quasi ventennale, portando a termine un progetto durato trentacinque anni, Barry Windsor-Smith ha realizzato il lavoro della sua vita, un racconto epico ed allo stesso tempo intimista, un capolavoro di complessità narrativa, spessore psicologico e intensità emotiva che non può lasciare indifferenti. Il grande romanzo americano realizzato ironicamente da un autore inglese che da giovane venne a cercare fortuna artistica in America e oggi, a chiusura di uno splendido cerchio, è doveroso annoverare tra i più grandi maestri della narrativa illustrata dei nostri tempi.

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Historica 84: Ribelli - Dalle colonie alla confederazione, recensione: una Storia senza eroi

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La collana Historica, edita da Mondadori, ha ospitato fin dal suo debutto nelle edicole alcune delle più pregevoli saghe a sfondo storico del fumetto internazionale principalmente provenienti dal mercato francese. Fra le eccezioni troviamo l'americana Ribelli, appassionata narrazione della nascita degli Stati Uniti d’America scritta da Brian Wood per i disegni del nostro connazionale Andrea Mutti, pubblicata in patria da Dark Horse Comics. Abbiamo già avuto modo di apprezzare in passato i precedenti capitoli dell’epopea di Wood e Mutti, di cui è da poco uscito il quarto volume dal titolo Ribelli: Dalle Colonie alla Confederazione.

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Fedele al registro ideologico che lo scrittore ha conferito all’intera opera fin dalle prime uscite, anche in questo volume la storia viene raccontata attraverso gli occhi degli umili, coloni e contadini, quei “comprimari” degli avvenimenti storici i cui nomi non vengono mai riportati nelle cronache ufficiali e tanto meno nei libri di testo. Così, se nelle prime uscite il compito di narrare gli eventi fondanti dei nascenti Stati Uniti d’America veniva affidato alla famiglia Abbott, attraverso gli occhi del patriarca Seth prima e del figlio John dopo, i riflettori si spostano ora su altri personaggi. Alcuni sono nati dalla fantasia di Wood; altri, invece, sono ben conosciuti e celebrati dalla Storia.

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Concedendosi un’eccezione rispetto alle linee guida che si era impartito fin qui, nel primo racconto del volume lo scrittore assegna finalmente il ruolo di protagonista a George Washington, comandante in campo delle forze ribelli e futuro primo Presidente degli USA. Qui viene narrata la presa di Fort Rectitude da parte di uno sparuto drappello di coloni virginiani agli ordini di un giovane Washington ai danni dei francesi, che a loro volta lo avevano sottratto agli inglesi. Proprio questi ultimi interpreteranno il gesto spregiudicato del generale americano come la scintilla di quelle ostilità che inizieranno da li a breve. Pur concedendo, per la prima volta, le luci della ribalta ad un personaggio storico, Wood non si allontana dalla poetica che ha contraddistinto finora il suo lavoro su Ribelli: la sua prosa e la sua caratterizzazione dei personaggi sono volutamente asciutti e privi di qualsiasi retorica, ferme nel proposito di consegnare ai lettori il resoconto di fatti storici compiuti da uomini con pregi e difetti e non un’agiografia di santi e virtuosi. In quest’ottica, il ritratto che lo scrittore fa di Washington è emblematico: un giovane temerario e scaltro oltre i limiti del consentito, certamente coraggioso ma anche pericolosamente avventato. Wood sottopone la figura del generale statunitense ad un processo di demitizzazione e umanizzazione che, attraverso lui, coinvolge anche la narrazione della nascita degli Stati Uniti d’America, spogliata così da qualsiasi aura epica ed eroica che potrebbero essere oggi usate strumentalmente da correnti suprematiste e sovraniste. Come brillantemente sottolineato da Sergio Brancato nella sua introduzione al volume, Wood intende recuperare la memoria collettiva americana in una dimensione critica, capace di restituire alla grande epopea nazionale i propri significati originari.

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Come nei volumi precedenti, ancora una volta Andrea Mutti accompagna i testi dello scrittore con uno storytelling classico ed efficace tanto nei momenti di azione più concitata quanto nei momenti intimi e domestici. All’artista bresciano si uniscono nei capitoli successivi, all’insegna di una piacevolissima unità stilistica garantita dai colori di Lauren Affe, l’abruzzese Luca Casalanguida, ormai lanciatissimo oltreoceano, e il catalano Joan Urgell, rendendo il comparto grafico del volume assolutamente prezioso per una delle saghe più interessanti del fumetto a stelle e strisce degli ultimi anni.

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Panini e Mondadori: 70 anni di Topolino Pocket, le copertine metalliche in edicola

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In occasione delle celebrazioni per i 70 anni della rivista Topolino, di cui vi abbiamo parlato qui, Panini Comics e Mondadori annunciano una collana da edicola dal titolo 70 anni di Topolino Pocket.
La collezione settimanale proporrà le targhette metalliche delle più famose copertine di Topolino, più un fascicolo illustrato.

La prima uscita sarà disponibile dal 10 aprile al prezzo di 1,90€, le successive saranno costeranno, invece, 4,99€. La collana sarà abbinata a Topolino, TV Sorrisi & Canzoni, Focus Junior e Donna Moderna.

Di seguito la prima immagine diffusa dell'iniziativa.

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(Via Papersera)

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