Menu

Scalp, recensione: l'arte di Hughes Micol nella violenza del western

91jP3kyvshL

La storia della vita di John Glanton, praticamente sconosciuta nel vecchio mondo, è invece fonte di ambiguità nel nuovo. Il personaggio realmente esistito nell'800 americano, è insieme eroe dell'indipendenza texana e della guerra messicano-americana del 1846, ma anche uno dei più grandi outsider del selvaggio West: alla testa di una numerosissima banda di mercenari, ha dapprima furiosamente difeso le terre messicane dalle razzie apache, per poi cominciare a compiere egli stesso razzie con i suoi uomini durante la famosa corsa all'oro californiano del 1850, fino a diventarne una delle vittime illustri.

Hughes Micol, autore francese parecchio influente nel panorama d'oltralpe, ha nello scorso anno completato una monografia sul personaggio, portata in Italia da Oblomov Edizione, in una delle prime pubblicazioni di questa giovane casa editrice.
Micol si appoggia a un testo non originale per il suo lavoro: una biografia su Glanton redatta da Samuel Chamberlain, cavalleggero dell'esercito americano, arrivato al grado di colonnello, che affermò di aver servito sotto Glanton durante la guerra e poi di averlo seguito nelle sue scorrerie come parte della banda. Micol utilizza proprio l'espediente del narratore interno alla storia, ossia un giovane Chamberlain, per raccontare, seguendo il libro del futuro colonnello, la vita del capo della banda degli scalpi.

scalp-1

Micol, nell'illustrare le pagine del fumetto, abbandona totalmente la gabbia, per virare verso spash-page che coprono l'intero fronte del foglio. Si tratta per la maggior parte di immagini surreali: piccoli frammenti simultanei, messi uno accanto all'altro, in cui più momenti si aggrovigliano uno sull'altro, facendo perdere anche la bussola al lettore poco attento. Delle orgiastiche illustrazioni, fatte di violenza e massacri, oppure, in senso letterale, di momenti di alcol e sesso, che scandiscono le pagine, intramezzate dal cambio di scena in una più classica rappresentazione fumettistica, senza però mai nemmeno abbozzare una vignetta chiusa da linee. Ciò che balza subito all'occhio è l'aggressività di questi personaggi, che saltano da una razzia all'altra senza sosta e senza che si abbia mai la sensazione di stare assistendo ad un'azione eroica o epica nel classico senso del western. E questo l'autore lo sa bene.
Micol rende ancora più dirompenti le sue figure umane, dando loro delle fattezze anatomiche particolari e sproporzionate per quanto riguarda gli arti e la testa, più grande di quel che nella normalità è. Il tutto vergato da una mano nervosa e violenta essa stessa, con una grande propensione ai neri di impatto.

scalp-2

Il western che la Oblomov presenta non è un fumetto semplice: non è fruibile facilmente nemmeno dal classico appassionato delle vicende dell'ovest americano; non c'è una vera e propria avventura a cui volersi appassionare, perché simpatizzare per Glanton è quasi impossibile quando se ne conosce la veridicità storica, ma anche perché la vicenda per come viene scandita da Micol perde di riferimenti temporali coerenti, saltando da un avvenimento ad un altro, lasciando dubbi, a cui si aggiungono le difficoltà nel leggere le tavole.

scalp-3

Questo Scalp è un lavoro interessante, ma che perde la voglia di raccontare qualcosa, il fine di un'opera narrativa, per concentrarsi sulla realizzazione e l'arte in sé: una serie di curiose e affascinanti illustrazioni.
Qual è il punto debole del volume quindi? La narrazione. La vicenda, seppur entusiasmante in potenza, di una figura come Glanton, non è allo stesso livello del lavoro grafico di Micol, probabilmente più a suo agio in illustrazioni singole che non in 190 pagine di graphic novel.

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS