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Verdad

Monte Verità, situato ad Ascona sul Lago Maggiore, è stato un dei più importanti ritrovi culturali d’inizio ‘900. Lì, un gruppo di anarchici, naturisti e utopisti fondarono una comunità che attrasse numerosi artisti, scrittori e filosofi del calibro di Carl Gustav Jung, Hermann Hesse, Filippo Franzoni e molti altri. Fra loro, nella finzione narrativa di Lorena Canottiere, anche una donna partita dalla provincia spagnola e che ebbe una figlia di nome Verdad (verità). Un nome impegnativo e suggestivo, ma assolutamente non appropriato, perché come viene sottolineato nel libro, chi possiede la verità ha smesso di combattere, è uno schiavo. E questo di certo non corrisponde al carattere di Verdad, libera fino alla fine in un mondo a cui sente di non appartenere.

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Fin da piccola Verdad si sente inadeguata. Vive con la nonna in un piccolo paesino, l’unico ricordo che ha della madre è una fotografia scattata su Monte Verità, ma è un ricordo scomodo per la famiglia. Abbandonata la sua casa, la ragazza si unisce alle Brigate internazionali per combattere il franchismo, ma durante una missione perde un braccio e si ritrova a soli 26 anni con il mondo che le crolla addosso, menomata e con la Spagna in mano alle forze di Franco. Decide, così, di vivere da sola rifugiata fra i Pirenei nella natura selvaggia, fuori dal mondo perché sembra che il mondo non abbia posto per lei. Così come la vecchia volpe della leggenda narrata nel libro, distante da una società in cui convivono cacciatori e prede. Ad un certo punto, però, sembra che l’unico posto a cui tendere, in cui trovare una giusta collocazione, sia proprio il Monte Verità ed è così che lei partirà per quest’ultimo viaggio.

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Sullo sfondo della Guerra Spagnola, Lorena Canottiere traccia un intimo ritratto di una donna forte e determinata, il cui destino è sottomesso al suo istinto di vita. Verdad è una donna viva oltre la carta, una figura delineata con sapienza e maestria. La ricerca e la documentazione storica dell’autrice sono evidenti e servono come traccia da seguire, ma le vicende storiche restano lo scenario in cui far emergere la grande umanità dei personaggi.
Canottiere utilizza una scrittura semplice su una linea temporale che compie numerosi balzi fra passato e presente per far risaltare i momenti focali della vita della protagonista. E così che la storia parte in media-res, per poi tornare indietro e tornare al presente e così via.
Una lettura che è possibile accompagnare anche con una specifica colonna sonora realizzata da Stefano Risso e disponibile al seguente indirizzo.

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Dal punto di vista grafico, ispirandosi alle serigrafie dell’epoca e al loro utilizzo dei colori, l’autrice dà vita a una gamma cromatica basata quasi esclusivamente sui colori primari, creando un risultato di forte impatto visivo che dona calore e suggestività alla vicenda narrata. Il processo creativo delle tavole, fra matita, tempera e digitale, è visibile in questo interessante filmato di due minuti:

Le linee morbide della Canottiere si fondono a meraviglia con i colori nella descrizione degli splendidi paesaggi illustrati, rendendo viva la natura, e conferiscono umanità ai volti dei protagonisti. È da sottolineare la naturalezza delle loro espressioni, dai teneri sorrisi agli sguardi di stupore, tutto è reso con grande cura.

Ultima nota sull’edizione Coconino Press sempre di alta qualità che impreziosisce l’opera dell’autrice sotto ogni aspetto.

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