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Agente Carter – Operazione S.I.N.

Sono molti i personaggi – anche minori - che attraverso la loro rappresentazione nel Marvel Cinematic Universe hanno ricevuto nuova linfa e grazie a ciò sono stati scoperti (o riscoperti) dal grande pubblico.
Tra questi il personaggio che ha forse ricevuto più amore da parte del pubblico e dagli autori è quello di Margaret “Peggy” Carter: dopo essere apparsa per la prima volta come comprimaria in Captain America – Il Primo Vendicatore nel 2011, è poi diventata protagonista prima di un Marvel One Shot a lei dedicato nel 2013 e infine di una serie tv nel 2015 dal titolo Agent Carter.
In concomitanza quindi con la messa in onda della prima stagione del telefilm, la Marvel ha deciso di pubblicare una miniserie dedicata alle sue avventure dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, e i cinque numeri originali sono stati raccolti e pubblicati in Italia dalla Panini in un unico volume che potete trovare in questi giorni nelle fumetterie con il nome Agente Carter – Operazione S.I.N.

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Come il titolo può far intuire, la serie nasce come tie-in del maxi-evento Marvel del 2014 Original Sin, ma è ambientata nel 1952. Nonostante la guerra sia finita da diversi anni, Peggy sta ancora facendo i conti con i postumi degli eventi che l’hanno coinvolta, tra tutti la scomparsa del suo amato Steve Rogers; come se non bastasse, nonostante lavori per il Governo, i suoi superiori tendono a sottovalutarla e non la ritengo in grado di assolvere ai compiti più importanti per il semplice motivo di essere una donna. La situazione cambia quando Howard Stark – padre del famoso Tony – la contatta per proporle una missione segreta, persino per il Governo: Woodrow McCord, uno dei suoi informatori, sembra aver trovato un oggetto appartenente ad una civiltà aliena. Piccolo problema: quest’oggetto si trova in Russia. 
Queste sono le premesse di quello che si rivelerà essere una sorta di “road trip” attraverso l’Unione Sovietica, da Mosca ai paesini rurali sparsi per la tundra fino all’”ultimo gulag”, conquistato da una neonata H.Y.D.R.A.

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Benché sia Kathryn Immonen che Rich Ellis – rispettivamente sceneggiatrice e disegnatore della miniserie – siano riusciti molto bene a ricreare l’epoca storica in cui la vicenda è ambientata, nei dialoghi come nei disegni, il tema della Guerra Fredda viene solo sfiorato e serve semplicemente come espediente narrativo per creare delle difficoltà che i protagonisti dovranno superare. Più sfaccettato risulta invece il dibattito sull’avanzare della tecnologia: la fascinazione di Howard nei confronti di tutto ciò che è altamente tecnologico deve fare i conti con il senso di colpa per aver contribuito al Progetto Manhattan, il famoso piano per lo sviluppo della bomba atomica, portando sulla carta forse il più grande problema etico-scientifico sviluppatosi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. A ciò si unisce il suo desiderio di scovare e analizzare artefatti alieni - proprio per la loro caratteristica di essere così evoluti, anche rispetto alle sue invenzioni - e questo si sposa alla perfezione con la nascita dell’esplorazione spaziale tipica di quegli anni. Tutte queste tematiche non sono trattate in maniera molto approfondita, ma quanto basta per rendere il comportamento dei personaggi più ambiguo e far chiedere al lettore quali scelte compiranno alla fine.

Un aspetto particolarmente azzeccato di Operazione S.I.N. è la gestione delle connessioni con l’universo Marvel “contemporaneo”. Viene per esempio narrata più approfonditamente la storia del già citato “Woody” McCord, il primo uomo ad ergersi come difesa tra la Terra e le minacce aliene che da lì a poco la coinvolgeranno, e che con la sua morte ispirerà l’operato di Nick Fury. Grazie all’ambientazione particolare, si sono potute raccontare le origini di alcuni dei personaggi provenienti dall’est Europa: ecco quindi che completano il cast una giovane Tania Belinskaya –futura Guardiano Rosso -, un giovane Ursa Major e altri piccoli camei.
Sebbene all’apparenza i collegamenti non siano così stretti, tutti questi accorgimenti servono a far percepire al lettore più affezionato il ruolo centrale che nonostante tutto le avventure di Peggy Carter ricoprono – o meglio, hanno ricoperto – nella continuity.

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Ma la vera stella dell’albo è proprio lei, l’Agente Carter, da cui d’altra parte la serie prende il titolo. Non abbiamo mai una voce-pensiero di Peggy, il suo carattere viene interamente descritto attraverso i suoi dialoghi e le sue azioni, e tanto basta: fin dalle prime pagine riusciamo ad intuire il valore del personaggio, ma è all’incontro con Howard che viene rivelata la sua frustrazione di essere donna in una società e periodo storico in cui le donne non erano considerate abili quanto gli uomini. In questo il suo personaggio si avvicina molto alla sua controparte cinematografica-televisiva: benché non se ne lamenti mai apertamente, il suo nemico più grande è il sessismo, come in Russia così negli Stati Uniti d’America; il suo personaggio è completamente indipendente dai suoi comprimari maschili, anzi, tiene loro testa e spesso è lei a dover risolvere i problemi creati proprio dagli uomini. Forse questa sua infallibilità può risultare una caratteristica fastidiosa, ma era proprio questo il tipo di personaggio che la Immonen voleva creare: un personaggio forte e solido, su cui tutti gli altri potessero contare e che non sbagliasse mai un colpo, nonostante dentro di sé fosse ancora ferito per gli avvenimenti della guerra. 

Dal punto di vista tecnico, Rich Ellis ha fatto senza dubbio una grande ricerca storica per ricreare lo stile di quegli anni, sia per quanto riguarda il tratto sia per gli elementi che compongono i disegni: dai vestiti alle abitazioni, tutto rappresenta fedelmente gli anni ’50, e i colori di Jordan Boyd aiutano a rafforzare questa sensazione. Un tocco di classe è poi la rappresentazione degli oggetti tecnologici: mentre i congegni di Howard Stark ricordano e quasi ricopiano la fantascienza degli Anni Cinquanta e Sessanta (enormi oblò, tubi, antenne a non finire), gli oggetti alieni – senza dubbio più avanzati di quelli di Howard - sono più simili alla nostra visione del futuro, con tanto di led al neon e un grande utilizzo di acciaio e vetro.
Il problema più grosso di Operazione S.I.N. è forse la trama scritta da Kathryn Immonen, a volte poco chiara nei passaggi logici: i personaggi si ritrovano a viaggiare per la Russia senza un vero motivo e riescono a risolvere il mistero dietro al famoso artefatto quasi per caso. Il tentativo di collegare queste vicende con il resto della continuity e in particolar modo con gli altri tie-in di Original Sin è senza dubbio lodevole, ma a volte viene fatto in maniera troppo forzata.

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Agente Carter – Operazione S.I.N. è tutto sommato un albo gradevole, senza particolari picchi d’eccellenza. Il ritmo è ben scandito grazie soprattutto ai dialoghi brillanti e simpatici – Peggy Carter ha qualcosa da dire a tutti, sempre e comunque – e i diversi riferimenti sia alla storia Marvel sia alla storia con la esse maiuscola aiutano a rendere la miniserie unica a proprio modo. Per chi poi ha conosciuto il personaggio dell’Agente Carter tramite il grande (o piccolo) schermo e se ne è innamorato, diventa quasi un acquisto obbligato: basta chiudere un occhio su qualche scivolone narrativo.

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Operation S.I.N. #1: primo sguardo

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Kathryn Immonen e Rich Ellis ci porteranno a scoprire, con una storia mia narrata, gli angoli più oscuri dell'Universo Marvel. La nuova serie avrà per protagonisti Peggy Carter e Howard Stark e prenderà spunto dagli esplosivi eventi di Original Sin.

Durante l'apice della Guerra Fredda, una nuova e potentissima sorgente di energia aliena viene scoperta nel suolo russo. Nel tentativo di impedire che quest'ultima finisca nelle mani sbagliati, i due agenti speciali devono intercettarla, senza sapere che non sono gli unici ad esserne interessati. Infatti, un nuovo gruppo terroristico chiamato Hydra è sulle tracce della tecnologia aliena per assoggettarla ai suoi sinistri scopi.
Nell'intricata situazione si inserirà anche l'agente Woodrow McCarter che farà capire ad Howard e a Peggy quanto certe persone sono disposte a spingersi per mantenere la Terra al sicuro.

La spy-story mostrerà i primi passi dell'Hydra e sarà rilasciata negli store americani questo gennaio.
Qui di seguito potete visionare le cover di Michael Komark, Gabriel Hardman e Skottie Young, oltre ad alcune tavole non letterate di Ellis.

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La nuova opera di Stuart e Kathryn Immonen per l'AdHouse Books

  • Pubblicato in News

La casa editrice indipendente AdHouse Books ha diffuso un elenco di opere in uscita nel primo semestre dell'anno nuovo.

Cominciamo ad aprile con The Oven, di Sophie Goldsten, mentre a maggio è la volta di Stuart e Kathryn Immonen e il loro Russian Olive to Red King, graphic novel dalla lunga gestazione, già annunciato nel corso di un'intervista rilasciata al nostro sito nel 2011, che avrà come tema una storia d'amore torturata, oltre a "petroglifi e incidenti aerei, cani cattivi e gente arrabbiata". Chiudiamo gli annunci con l'uscita di giugno, Hats di Ethan Rilly.

Nella gallery in basso possiamo sfogliare alcune tavole dell'opera degli Immonen.

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