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Rumble Kid

Rumble Kid, forse la reincarnazione di un dio del caos, God Bless e Whisper giungono in missione in una metropoli desolata. Mentre gli ultimi due eroi recuperano un oggetto misterioso, l’indistruttibile Rumble Kid affronta un nemico dopo l'altro, ognuno dei quali sempre più potente, e li sconfigge per passare al prossimo livello.

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Tutta qui la trama? Sì, la trama di Rumble Kid, albo realizzato dal disegnatore e sceneggiatore Francesco Iaquinta ed edito da Passenger Press, è questa. Sembrerebbe quasi che l’intreccio narrativo voglia passare in secondo piano, in realtà ci sono alcuni piccoli ma significativi accorgimenti: innanzitutto la storia inizia in medias res, veniamo subito calati nell'azione e apprendiamo proprio il minimo dei personaggi coinvolti, anzi a dire il vero solo di Rumble Kid.
Lo si fa per creare un senso di spaesamento nel lettore, per farlo calare in uno scenario a lui ignoto, ma di cui forse non è così necessario sapere le basi o dilungarsi in inutili spiegoni. Dall'altro, intento chiaro dell'autore è non perdere troppo tempo in preamboli e passare subito al sodo, ovvero alle scene di azione.

Sì, perché la vera forza di Rumble Kid sono i disegni: Iaquinta, decisamente maturato dalle sue prime esperienze e che qui utilizza uno stile molto personale ma che strizza l'occhio anche ad alcuni autori americani (Rafael Albuquerque e Sean Gordon Murphy su tutti), sconvolge tutte le regole grafiche. Ogni tavola è diversa dalle altre, ci sono pause improvvise tra una scena e l'altra e non vi è alcun "ingabbiamento", tipico di certo fumetto classico italiano, ma ogni tavola sconfina nelle altre dando un senso di movimento continuo. Quindi anche i dialoghi, sbrigativi, rapidi, che durano al massimo poche righe, diventano funzionali a questo tipo di narrazione iper-cinetica.

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Rumble Kid vuole essere un omaggio a certi picchiaduro degli anni '80 e '90, quelli dove c'era sì un preambolo, ma nessuno ci faceva caso più di tanto poiché voleva subito calarsi nell'azione. Con la differenza che qui, al posto dei pulsanti di un joypad, ci sono pagine da sfogliare con frenesia. Per rimanere alla fine con una strana sensazione: volerne sapere di più, ma essere anche soddisfatti della storia che è stata narrata, senza ulteriori spiegazioni. Controsenso? No, solo un'altra regola narrativa che questa opera ha scardinato.

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