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Bestiarius 1

Masasumi Kakizaki lo conosciamo bene ormai. Con l'ottimo lavoro su Rainbow in primis, in cui ha dato prova della capacità di gestire contemporaneamente molteplici personaggi in modo profondo ed estremamente drammatico, e con il bel volume Hideout dalle tinte horror, per non parlare della parabola a metà tra il western e Gangs of New York di Green Blood, tutti pubblicati in Italia da Planet Manga.
Un autore poliedrico quindi, capace di spaziare tra diversi generi con grande maestria, imprimendo sempre il suo stile diretto, a volte crudo e parecchio violento, e un fondo di tragicità appassionante e mai pretestuosa nelle varie opere.

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Ora Panini porta in Italia anche Bestiarius, nuova opera ancora in corso del Maestro. Un manga inizialmente pensato come uno one shot composto da due soli capitoli, i primi due del primo tankobon, che piacque così tanto all'editore da spingere il mangaka a trasformarlo in una serie effettiva.
Sebbene la scelta più ovvia avrebbe potuto essere quella di rimaneggiare i primi due capitoli per espanderli, dargli un maggior respiro in modo da creare una maggiore fluidità narrativa con il proseguo che avrebbe realizzato, Kakizaki lascia inalterato la struttura originaria, scegliendo di rendere l'opera costituita da episodi autoconclusivi, intrecciandoli tra di loro in maniera alquanto omogenea.

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Cambiano quindi i protagonisti, ma non particolarmente la tematica di fondo, quella dell'emulazione delle orme paterne, della voglia di riscatto e di libertà, che fa da fil ruoge per l’intera opera, ma che risulta per questo un po' ripetitiva e ridondante. Vengono mantenute anche le stesse ambientazioni, quelle di una Roma imperiale nel pieno della sua potenza espansiva ed in particolare dei giochi gladiatori in voga al tempo.
Seguiamo infatti le vicende di abili combattenti osannati dal pubblico e del loro tentativo di sottrarsi al giogo della schiavitù che li obbliga a sfidare la morte nell'arena per poter continuare a sopravvivere, in una Roma in cui la Storia si mischia alla mitologia e al sovrannaturale. Una lotta perpetua a cui i giovani sono costretti a rimettersi non conoscendo altra via se non quella della violenza e del sangue.
Il problema principale quindi, se di problema di può parlare, non è tanto l'attacco tra le due sequenze narrative, quelle dei diversi episodi, quanto il presentare un secondo protagonista, Zeno, troppo simile al Finn del primo arco narrativo, peccando così di originalità, sebbene le storie vengano strutturate in maniera molto accattivante dall'abile Kakizaki.

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E questa atmosfera che caratterizza l'opera è resa alla perfezione dai disegni dal tratto duro, netto, brusco e violento di Kakizaki. Uno stile sporco, graffiato che restituisce grande dinamismo nelle forme e nei giochi posturali delle figure. Esalta al meglio il caos, il tumulto degli scontri mortali, l'epicità delle battaglie, grazie anche all'attenzione minuziosa ai particolari e ai dettagli quasi virtuosistici che affascinano il lettore. Uno stile molto vicino al Berserk di Kentaro Miura, per rendere più chiaro il concetto, con mostri mitologici come i Minotauri, le Viverne e gli Orchi, resi con incredibile maestria.

Bestiarius è quindi un buon manga, dall'alto contenuto adrenalinico, emozionante e molto promettente, sebbene la sua lenta gestazione e l’ancora più lenta serializzazione lo rendono un’opera estremamente centellinata, che vedremo uscire molto raramente, con cadenze irregolari e incredibilmente dilazionate nel tempo. Bella anche l’edizione Planet Manga anche se avremmo gradito le pagine iniziali a colori.
 Non ci resta che aspettare il secondo volume.

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