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Pallonate del destino, recensione: Una società plasmata sul campo da gioco (e biscottini dopanti)

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Edo 900 non è nuovissimo del settore. L'autore ha lavorato su Linus, Motorino, Torazine e Petrolio, tutte riviste di un certo peso (ovviamente in base al target). A un certo punto, posa matite e pennelli e si dedica al collage con lo pseudonimo di King Pritt. Cinque anni fa, ritorna sulla scena col collettivo Brigata RGB. Nel 2019, grazie alla 001 Edizioni, pubblica il suo primo graphic novel: Pallonate del destino.
 
Inizialmente il titolo può trarre in inganno e il volume potrebbe apparire come un’opera dai toni leggeri e avventuristici. Tutto sbagliato. La storia ha un mood completamente diverso, forse quanto più lontano possiate immaginare, e questo non è un male. Solitamente ci si trova a leggere esattamente ciò che si aspetta, niente più e niente meno. Restare spiazzati, ormai, è divenuto un momento raro. Pallonate de destino, già alla partenza, non è così scontato.

In una colonia orbitante, gli adulti hanno dovuto abbandonare la navicella per combattere una guerra sul loro pianeta, che sta cadendo sotto bombe alfa. Partono, così da poter risolvere una situazione e farci ritorno con la propria famiglia. L’astronave, quindi, resta nelle mani dei bambini. Passano i mesi ma non si hanno notizie. La struttura sociale, quindi, viene plasmata secondo regole molto infantili (forse): le cose di vitale importanza vengono regolate secondo partite di pallavolo. Non solo, queste possono finire letteralmente male, tipo con la morte. Alcuni team, inoltre, fanno uso di biscottini dopanti che aumentano le prestazioni fino al paranormale. Sotto gli effetti di queste droghe, riescono a spezzare braccia, spappolare crani e rompere pareti di interi edifici. La leadership, prima sul campo e poi sull’intera colonia, si conquista sul campo. Ebbene sì, quest’opera è molto brutale, senza un minimo di umorismo o ilarità.

Con un ritmo serrato ma mai iper-veloce, Edo 9000 riesce a far divorare il proprio libro al lettore. La sceneggiatura è snella ed efficace, i dialoghi semplici e fulminei rendono quest’opera una perfetta sintesi di ciò che è definibile come Pop-Gore. Nessuna empatia con i protagonisti, nessuna immedesimazione con essi, solo un distacco clinico e cinico. Come un osservatore partecipante, il lettore è con loro ma - al tempo stesso - fuori dalle loro dinamiche, pur essendone immerso. Attenzione, però, non c’è solo brutalità. Man mano che si procede, si inizia ad intravedere un barlume di luce, ma non diremo se sia solo un miraggio nel deserto oppure una speranza concreta.

La strutturazione delle tavole è molto semplice. Per un buon 70% si è optato per due vignette a griglia, salvo eccezioni in cui la composizione diventa più complessa e meno rigida. Il tratto pulito e cartoonesco, racconta una storia violenta e straniante. Atmosfere esasperate si fondono con una distopia che oscilla tra Il signore delle mosche e Mila e Shiro (Attacker YOU!). Citando il primo, notiamo come effettivamente la morale è prerogativa dell’adulto e che il bambino si adatta a ciò che lo circonda, l’infanzia può essere purezza come perversione. Il tutto con la naturalezza della fanciullezza, senza clamori, senza scalpori. Lo stile usato quindi, aumenta e condensa la sensazione dissacrante, creando fastidio. Passando al secondo, invece, immaginate di vedere Mila Hazuki schiacciare su Kaori Takigawa, decapitandola.

001 Edizioni porta a casa un titolo veramente interessante, oltre che inaspettato. Maturo, diretto e senza peli sulla lingua, Pallonate del destino è un’opera forte e disturbante. La prefazione di Maicol & Mirco, centra perfettamente il punto: noi lettori siamo la palla. Rimbalzante nel vuoto cosmico.

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Arriva per 001 Edizioni Pompei di Frank Santoro

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001 Edizioni presenta Pompei di Frank Santoro. Di seguito tutti i dettagli del volume:

"“Pompei”, un racconto storico sull’amore e l’arte ambientato nel giorno della catastrofica eruzione del vesuvio

Pompei, il graphic novel di Frank Santoro diventato ormai unclassico del nuovo fumetto americano, arriva finalmente in Italia.


Titolo: Pompei
Autore: Frank Santoro
001 Edizioni
Collana: Graphic Novel
Traduttore: Valerio Stivé
Pagine: 144 | Brossura
Formato: 17x24 | colore
ISBN: 9788871820385
Prezzo di copertina: 21 euro
Data di uscita: 3 maggio 2018

Marcus è un giovane apprendista giunto a Pompei per servire nella bottega del celebre e corrotto pittore Flavius. Nel poco tempo libero, Marcus realizza i propri me­ravigliosi disegni e incontra la ra­gazza che ama, ma sui loro sogni incombe l’ombra del Vesuvio, che lancia sem­pre più inquietanti segnali.

Storia d’amore e potere che si svolge sullo sfondo dell’eruzione del 79 a.C., Pom­pei è il capola­voro di Frank Santoro, figura di riferimento del fumetto indie ameri­cano.

Un racconto antico e modernissimo, che è anche rifles­sione sulle origini della rappresentazione artistica occidentale.

Narrato con ritmo implaca­bile, basato sullo studio della pittura pompeiana e sulla si­stematica sperimenta­zione delle tecniche del fumetto, Pompeiè un’opera che infrange le barriere del genere.

Frank Santoro sarà in tour in Italia a maggio 2018. Dal 18 aprile al 31 maggio 2018le tavole di "Pompei" saranno in mostra alMANN (Museo Archeologico Nazionale Napoli). La mostra sarà allestita in occasione della nuova edizione del Comicon, che vedrà Frank Santoro tra gli ospiti. Frank sarà protagonista di un incontro con il pubblico, presso il Museo Archeologico di Napoli, il 30 aprile, alle ore 12 e nei giorni del Comicon dedicherà il suo libro allo stand di 001 Edizioni. Il 5 maggio sarà, invece, protagonista a Bologna di un incontro con il pubblico presso l’Accademia di Belle Arti.

“Santoro è un grande narratore e il suo libro indaga a fondo le emozioni umane”

Adam McGovern, Los Angeles Review of Books

“Idisegni di Santoro richiamano gli illusionistici affreschi ro­mani e i disegni di Giaco­metti e di Émile Bernard, ma dotati del dinamismo dei fu­metti»

The Comics Journal

UNA GEOMETRIA DELLE EMOZIONI

Frank Santoro è un poeta dello sguardo fugace e dell'istante chiave. I suoi romanzi grafici non descrivono ampi passaggi di tempo ma cristallizzano momenti: una decisione che definisce, un incidente che altera la vita.

InPompei è l’intreccio di aspirazioni e inganni che vedono protagonisti un pittore, il suo apprendista, la fidanzata dell'apprendista e la moglie e amante del pittore, nei giorni precedenti l'eruzione vulcanica che cancellò la città del titolo dai successivi sedici secoli di storia.

Con Pompei Santoro ha dichiarato di voler semplificare, limitandosi a disegnare a matita, nello stesso formatoin cui l'opera sarebbe stata riprodotta. Scegliendo persino di utilizzare sottili fogli di carta, per evitare eccessive rielaborazioni.

Pompeipossiede la fisicità del blocco per schizzi d’artista, e a differenza del suo precedente lavoro, Storeyville,ricco di dettagli, rappresenta il punto di arrivo di una ricerca minimalista su cuil’autoreha lavorato negli ultimi anni.

Pompei segue l'aspirante artista di ritratti Marcus impegnatonon solo a preparare i colori per il suo maestro, Flavius, ma anche a impedireche sua moglie Alba e la sua amante (una principessa romana senza nome) incrocino i loro cammini. Lo squilibrio di potere tra maestro e allievo, gli oneri e le fatiche del ruolo riflettono un elemento autobiografico: Santoro fu, per diverso tempo, assistente di Francesco Clemente. Così come risulta familiare la tensione tra Marcus e la sua ragazza, Lucia, che prova nostalgia per la città più piccola, che entrambi hanno lasciato per permettere a Marcus diinseguire il sogno di una carriera artistica nella grande città.

Il lavoro di Santoro assomiglia ai bozzetti preliminari dei migliori pittori canonici.L’autore applica indicazioni testuali ad azioni ed elementi occasionali del racconto - come l'etichetta di un colore di vernice o il movimento di una porta - e a volte queste annotazioni assomigliano a indicazioni di scena (come in teatro).

La sicurezza dei riassunti ottici di Santoro, il notevole senso di sostanza nei suoi spazi semplici, è completata dalla geometria emotiva della sua narrazione.

Il triangolo tra Flavius, sua moglie e il suo amante influisce sulla vita degli altri, e il contrappunto tra gli affetti divisi di Flavius e la chiarezza della devozione di Marcus e Lucia è commovente. Quando il famigerato vulcano inizia a soffiare, il suo pennacchio di fumo sembra congelato come il pilastro di un tempio panteistico, o, come osserva Flavius,"come un albero sempreverde”. E mentre le vite individuali sono cancellabili, comprendiamoil senso dell’eterna dinamica della servitù benevola, quella di Marcus per i capricci del suo capo e quella di Flavius per i suoi impulsi. Artista e assistente si sforzano di mantenere un senso di ordine nelle loro esistenze, inconsapevoli di ciò che il destino ha in serbo per loro.

Santoro mostra il nostro passaggio nel tempo e le tracce che lascia sulla nostra conoscenza di noi stessi usando, ad esempio, gli stadi cancellati della progressione di un braccio o di una gamba per un semplice senso di movimento stroboscopico, o il contorno trasparente di una figura contro un edificio, come se stessimo già vedendo il loro eco ottico dopo che hanno lasciato lo spazio. In una scena magistrale, Marcus incontra Flavius ​​e la principessa, il suo ritratto un contorno vuoto e il suo stesso volto una figura vuota; solo Flavius, fulcro dell'attenzione, è reso in toni pieni e con dettagli identificabili.

DELLA CARNE E DELLA FORMA

Santoro è un narratore consumato, e la sua operaparla tanto della carne quanto della forma. Le ironie che convergono e le tenerezze che emergono mentre il disastro vulcanico si avvicina e si manifesta, e il puro orrore della sua devastazione, innalzano la storia al livello dell'arte.Ma l'essenza della vita, ci insegna Pompei, è irriconoscibile; non c'è scultura della paura, nessuna registrazione storica di sentimenti fugaci, nessuna traccia di un milione di lacrime. Questo è ciò a cui serve l'immaginazione.

Santoro sembra volerci comunicare che possiamo imparare molto da quello che è successo prima e che dobbiamo tracciare i primi segni di ciò che può accadere dopo. Interistili di vita si sono persi nella storia e le grandi città possono cadere senza lasciare traccia, ma la lavagna vuota è sempre in attesa. E l'odissea di Frank Santoro per trovare un modo di trasmettere tutto esprimendo l’essenziale non è una ricerca per abbattere, ma per ricostruire.

L’AUTORE

Frank Santoro, pittore, fumettista e critico, pubblica i suoi primi comic books nel 1988 e scrive di fumetti dal 1995, affer­mandosi subito come una delle voci più autorevoli della scena nordamericana. Si è formato nell’ambiente delle arti figurative, al fianco di pittori come Francesco Clemente, Dorothea Rockburne e Gary Panter. Storeyville, il suo primo libro, è stato indicato da Chris Ware come una pietra miliare nella storia del fumetto. Vive a Pittsburgh, dove dirige una scuola di fumetto e editoria."

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Ping Pong 1: recensione: uomini oltre lo sport

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Dà sempre soddisfazione avere una buona impressione su un fumetto a partire solamente dalla presentazione dei personaggi e questa soddisfazione si trasforma poi in appagamento quando si ha un riscontro positivo. Ping Pong, opera di Taiyou Matsumoto edita in Italia da 001 Edizioni, è un fumetto che comincia presentando i due protagonisti principali nel loro ambiente naturale: un centro per giocatori di ping pong gestito da un’anziana signora.
Abbiamo modo di conoscere Peko e Smile, due liceali amici d’infanzia con la passione in comune per questo sport da tavolo ma con due caratteri completamente diversi. Peko si mostra da subito molto estroverso, a tratti strafottente e ben conscio delle proprie capacità. Smile è l’esatto contrario, si presenta come taciturno e riservato, al punto quasi da sembrare solo una spalla per l’amico, per lo meno all’inizio.

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Sarebbe possibile interpretare la volontà dell’autore spiegando quanto uno sport possa avvicinare due personalità così diverse ma è da subito che invece viene spontaneo porsi una domanda:
chi è il vero protagonista, i due giovani oppure il ping pong?
Chiunque abbia letto fumetti del calibro di Captain Tsubasa (Holly & Benji) o Attacker You! (Mila e Shiro) sa quanto possa essere difficile far coesistere nella stessa storia uno o più personaggi dalla personalità convincente e anche uno sport. Il fumetto rischia di diventare un insieme di “passaggi” continui proprio tra i momenti dedicati al personaggio principale e lo sport, in modo che entrambi i focus della storia abbiano il loro momento di gloria.
Con Ping Pong il maestro Matsumoto è riuscito a creare non solo un perfetto connubio tra i due ma anche a rendere lo sport il condimento perfetto per le storie di due personaggi assolutamente interessanti.
I momenti di gioco sono presenti ma una volta che la storia prende una svolta particolare per presentare al meglio il vissuto dei due protagonisti, o dei momenti di dialogo non indifferenti alla trama, il ping pong si fa da parte lasciando ai personaggi e al loro grande carisma tutta la scena.
Non esistono palleggi in questa storia, non ci sono scambi di protagonismo tra i personaggi e lo sport, essi non solo coesistono pacificamente nello stesso ambiente ma si danno pari importanza vicendevolmente. Il fulcro della storia, il focus principale è sempre la storia dei due ragazzi e il ping pong rappresenta il meraviglioso contorno che li unisce e che fa parte delle loro vite.

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Dal punto di vista visivo il fumetto risulta non solo ottimamente disegnata ma anche perfettamente organizzato: la dinamica della storia è facile da seguire, spesso -infatti - nei fumetti sportivi è facile perdere il filo conduttore della trama. Si capisce però che vi è stata grande attenzione nell’ordinare in modo perfetto i dialoghi soprattutto nelle pagine in cui vengono mostrate le partite che risultano sì dinamiche e coinvolgenti ma con una facile comprensione della trama di fondo.

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PingPong di Matsumoto può mostrarsi inizialmente come un manga dalla preponderante presenza sportiva ma, in definitiva, basta leggere i primi capitoli per, non solo, apprezzare proprio lo sport del ping pong ma soprattutto per godere delle belle storie dei personaggi e della loro, davvero ottima, caratterizzazione.

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001 Edizioni presenta Black River di Josh Simmons

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001 Edizioni presenta Black River, il graphic novel di Josh Simmons, in uscita il prossimo 5 aprile. Ecco tutti i dettagli.

"In un distopico mondo in rovina, ma assai più realistico e minimale diquello ritratto in classici moderni del genere come Mad Max, un gruppo di donne, un uomo e due cani viaggiano alla disperata ricerca della salvezza.

Black River(originariamente pubblicato negli Stati Uniti nel 2015) è un racconto, scritto e disegnato da JoshSimmons, che prende ispirazione dall’approccio spietato del romanzo La strada di Cormac McCarthy tanto quanto dal pop horror di The Walking Dead.

Il manipolo di protagonisti di Black Riversi ritrova ad affrontare una serie di strampalate e disturbanti avventure, tra sesso, droga, cabaret e violenza. Simmons ama ribaltare sapientemente certezze e consuetudini del genere horror e apocalittico. Tra morte e disperazione, non dimentica mai di inserire una buona dose di humor (nero), mentre al centro del suo racconto ci sono sempre le donne, ultime determinate portatrici di speranza e di salvezza. Con un dise­gno intrigante e acido, reminiscente del segno denso e nero di Gilbert Hernandez, l’incedere del racconto è costante e stupefacente, verso una escalation di violenza e un finale sorprendente.

Torino, 15 marzo 2018

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Titolo: Black River
Autore: JoshSimmons
001 Edizioni
Collana: GraphicNovel
Traduttore: Valerio Stivé
Pagine: 144 | Brossura
Formato: 17x24 | bianco e nero
ISBN: 9788871820231
Prezzo di copertina: 14 euro
Data di uscita: 5 aprile 2018

È LA FINE DEL MONDO E IO MI SENTO BENE…

JoshSimmons è una delle voci più significative del filone horror (The Furry Trap, House), che attraversa parte della produzione recente del graphicnovel indipendente statunitense. E Black River è, forse, il suo migliore lavoro.

Un’opera che riprende, da una parte, il ritmo perfetto del cinema di John Carpenter e, dall’altra, la liricità di maestri letterari dell’orrore come Shirley Jackson, l’autrice che, più di tutti, ha saputo trascendere il genere e trasformarlo in letteratura pura e semplice.

Black River è un lavoro straordinariamente teso, una sottile storia in bianco e nero di un gruppo di donne che si fanno strada attraverso un paesaggio post-apocalittico, lottando per la sopravvivenza e la speranza. Non ci sono zombie, come in The Walking Dead, e anche se si ritrovano tracce dell’horror pop della saga di Kirkman, il libro di Simmons è qualcosa di molto diverso, un racconto attraversato da un’ansia viscerale, privo di qualsiasi cliché eroico.Una cupa ma ipnotica visione del futuro che si insedia nella mente del lettore per non lasciarla più

Un gruppo di donne, un uomo e due cani si stanno facendo strada in un mondo post-apocalittico alla ricerca di una città, Gattenburg, che presumibilmente ha ancora energia elettrica e una sorta di civiltà. Lungo la strada, finiscono in un disastrato e folle club di cabaret, prendono una droga chiamata Gumdrop che per un po’ trasfigura la loro dura realtà, incontrano bande di uomini che sono pazzi o sadici assassini. In altre parole, ogni sorta di terrore.

In Black River il nichilismo prevale su tutto. È una storia nuda, cruda, di anime perse che vagano in una terra desolata, che l’autore descrive con grande efficacia.

Simmons è un artista attento al particolare e alla creazione di atmosfere: non sono solo gli avvenimenti che accadono nella pagina a suscitare orrore, ma è lo stesso paesaggio nel quale si muovono i protagonisti della storia a risultare ancora più spaventoso. L’autore è abile nel creare la giusta quantità di dettagli per descriverlo, sia questo un territorio ghiacciato illuminato da psichedeliche aurore boreali, o una città data alle fiamme. Ma è il cielo disegnato da Simmons ad assumere un ruolo preponderante: il cielo ha corpo e peso, e incombe spesso così basso sul nostro gruppo di eroi che sembra possa cadere su di loro da un momento all’altro.

Proprio come un buon film horror vecchio stile, Black River si basa sulla creazione di uno stato d’animo e di un ambiente interessanti. E Simmons, senza alcun dubbio, ci riesce. Scrivendo un racconto brutale nella sua violenza e semplice nella trama, l’autore mostra spesso sangue e viscere, ma allo stesso tempo anche il peso emotivo di ogni morte.

Black River è un libro sulla sopravvivenza, e sulla sofferenza umana. Ma è anche un libro sui miti e le bugie che raccontiamo a noi stessi: la mitica città di cui il gruppo va in cerca, per esempio, e della cui esistenza molti di loro dubitano, oppure la bizzarra sequenza ambientata nel cabaret. Quando ero piccolo, c’erano film che raccontavano vari modi in cui il mondo sarebbe morto. Asteroide. Bomba nucleare. Terremoto. Virus. Singolarità. Il meglio del meglio. Che spasso quando è arrivato proprio tutto in pochi anni. Eehnnnh… che soddisfazione… e che sollievo che fosse finita…

Una visione terrificante e indimenticabile.

JOSH SIMMONS SULL’APOCALISSE SOGNATA, IL CINEMA HORROR E L’IPOTESI CHE “BLACK RIVER” SIA UN LIBRO FEMMINISTA…

Sembra che le storie apocalittiche stiano vivendo un grande momento di popolarità (The Walking Dead, The Hunger Games, ecc.). Cosa alimenta questo desiderio di leggere/scrivere storie sul collasso della civiltà? E cosa ti ha spinto a riprendere questo argomento?

JoshSimmons: Ho amato questo tema fin da quando ero un ragazzino, guardando Dawn of the Dead (L’alba dei morti viventi), di Romero, più e più volte. Un film che ho visto recentemente,e che assomiglia a Black River,è The End August atHotel Ozone (film cecoslovacco uscito nel 1967, ndr), che è anche una storia post-apocalittica di una banda di donne erranti. Una storia sostanzialmente diversa dalla mia, masimile nella sua tristezza.

La popolarità del genere post-apocalittico sembra essere ciclica. Immagino che corrisponda ai tempi di cambiamento e sconvolgimento. Viviamo nell'era dell'angoscia. Tutti sono ansiosi come l'inferno. Detto questo, la mia storia, più che da una scelta, nasce da un'intuizione. Lo schema generale miapparso in sogno. Vidi queste donne vagare per un mondo morto, e sembrava che avessero vagato per anni, forse per decine di anni, ed era impossibile definire la loro età, perché eranocoperte di sporcizia. Avrebbero potuto avere16 anni oppure 60. C'era un senso di urgenza in questa storia. Ho sentito che dovevo disegnarlo.

Perché Black River come titolo?

Simmons: A essere onesti, non riuscivo a pensare a un titolo per questo libro! In un mondo perfetto, sarebbe senza titolo, come lo può essere un dipinto. Il titolo mi è stato suggerito da un collega, SammyHarkham. Penso che funzioni, nel senso che la mia è la storia di un viaggio on the road, un viaggio tortuoso come un fiume. E poi, potrebbe esserci un fiume segreto nascosto da qualche parte nel libro ...

Cosa ti spaventa?

Simmons: Quello che sarei capace di fare nella peggiore delle ipotesi.

Black River è un libro femminista, giusto?

Simmons: Non lo etichetterei come un libro femminista, ma se quel termine funziona per la gente, beh, ci può stare. Le donne sono certamente i personaggi più comprensivi del libro, almeno fino a un certo punto. E gli uomini sono per lo più piuttosto orrendi. Ancora una volta, le mie storie sono così compulsive che esito ad attribuire loro un punto di vista politico. Ma se dovessi esprimermi su questo punto, direi che Black River e il mio ultimo libro, The Furry Trap, tendono più verso la misandria che la misoginia. Gli uomini possono essere terribili. I miei fumetti non vogliono dire alla gente come penso che dovrebbe essere il mondo, piuttosto di come ci si senteconfrontandosi con quello è, o potrebbe essere. Cerco di rendere la violenza nei miei fumetti orribile e sconvolgente piuttosto che sexy o "divertente", il che suppongo possa essere visto come una presa di posizione etica.

Puoi parlarci di come crei la suspense attraverso i tempi e il layout delle tavole?

Simmons: Il ritmo è estremamente importante per me. Pagine e vignette molto chiare e facili da leggere. In Black Riverho usato griglie a due, tre, quattro o sei vignette o ssplashpages. Cerco di mantenere il tono e il ritmo allo stesso livello in tutti i fumetti che faccio. Penso che aiuti a rendere i momenti drammatici ancora più efficaci.

Dormi bene?

Simmons: Dormo bene? Non sempre, ah ah. Ho sicuramente dei problemi di ansia, e penso che i fumetti siano, per me, spesso un tentativo di elaborarli.

Puoi parlarci del processo di creazione dei personaggi? Le dinamiche di gruppo sembrano abbastanza importanti in questa storia.

Simmons: Sono per lo più basati su persone che ho conosciuto. Ci sono elementi autobiografici in molti di loro, ne sono sicuro. Ho pensato che sarebbe stato divertente nominare il capo della bandaSeka, come la regina del porno degli anni '70. Questa scelta ha a che fare con il sesso e le tematiche di genere che attraversano il libro.

L’AUTORE

JoshSimmonsè uno dei talenti del fumetto indipendente americano contemporaneo. Nato nel 1977, è apparso sulla scena nel 2001 con la serie antologica Happy. Da allora ha pubblicato fumetti horror brutali, sconvolgenti e spesso esilaranti tra cui Jessica Farm (2008), The Furry Trap (2012) e Black River (2015). Le sue storie sono apparse nell’acclamata antologia Mome (2005-2011). Debitore del cinema di John Carpenter quanto della letteratura di Cormac McCarthy, Simmons si è dimo­strato presto un disegnatore talentuoso, particolarmente abile nell’utilizzo di un bianco e nero denso e avvol­gente, e un narratore di genere cinico e innovativo. Vive a Portland, Oregon."

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