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Cris Tridello

Cris Tridello

Snoopy e Peanuts: arriva la collezione in edicola

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L'anno appena passato ha celebrato il 60° anniversario della nascita dei Peanuts; Angouleme dedica una mostra delle strisce del geniale Charles Schulz, e nelle edicole italiane uscirà la raccolta Snoopy e il magico mondo dei Peanuts, in allegato ai periodici del gruppo Mondadori “TV sorrisi e Canzoni”, “Donna Moderna” e “Panorama”.

La collezione consterà inizialmente di 30 volumi settimanali dal prezzo di € 7,90 e la prima uscita, dal titolo "È un grande Romanzo Snoopy!", uscirà il 25 gennaio al prezzo di lancio di € 3,90 (i prezzi sono da intendersi rivista esclusa – i volumi usciranno il martedì).

Dalla pubblicità apparsa sulle testate menzionate, si intuisce che esisterà la possibilità di abbonarsi tramite il sito tuttocollezioni, e il formato dei vari volumi sarà simile alle raccolte già dedicate ad Alan Ford e Kriminal.

Sia i sito dedicato su  tuttocollezioni che quello ufficiale della raccolta  non sono al momento attivi; seguiranno aggiornamenti se dovessero essere divulgate ulteriori informazioni.

Ricordiamo in oltre che già nel 2007, il gruppo Mondadori aveva allegato a Panorama una raccolta dedidata al bracchetto più famoso del mondo, dal titolo "Snoopy e la sua gang".

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Capitan America 8

Numero di transizione Capitan America 8, che si segnala per la pesante assenza della testata ammiraglia scritta da Ed Brubaker.
Si parte con l’imbarazzante one-shot Operazione: punto zero, con Steve Rogers che deve vedersela con dei nazisti che minacciano di usare dischi volanti contro gli alleati: trama che si prende troppo sul serio e disegni approssimativi.

La fine della miniserie sulle origini della Vedova Nera si apprezza nei flashback, ma è inguardabile e illeggibile nella trama principale.
Si salva l’ultimo capitolo di Le Bandiere dei nostri padri, con la battaglia finale tra il gruppo formato da Cap, gli Howling Commandos e il Pantera Nera del 1941 contro il Teschio Rosso e i suoi supernazisti. Niente più che una divertente scazzottata grondante testosterone e patriottismo, ma ben scritta da Reginald Hudlin e disegnata efficacemente da Denys Cowan.

L’albo termina con le futili strisce di Cap degli anni ’40 di Karl Kesel, che servono solo a occupare carta e non offrono nessun valore aggiunto.

American Vampire vol.1

Chiariamo subito: il creatore e autore principale di American Vampire è Scott Snyder. Come ci dice nella postfazione al volume, è lui ad aver immaginato la figura del primo vampiro americano, Skinner Sweet, e ad averla tenuta sommersa nei meandri della memoria in attesa del momento propizio per farlo conoscere al mondo. Ed è a Snyder che si deve l’idea di narrare la storia americana vista attraverso gli occhi di una nuova stirpe di succhiasangue, con le zanne di un serpente a sonagli e che non teme la luce del sole.
In tutto ciò, qual è il ruolo di Stephen King? Semplice: stufo di vedere la figura del vampiro ridotta a icona romantica strappalacrime per teenager, s’innamora del progetto di Scott Snyder e, invece di scriverne in un soffietto editoriale come richiestogli dall’autore, si propone come sceneggiatore per narrare le origini del primo vampiro americano.

“Un nuovo vampiro per un nuovo secolo”: questo lo slogan con cui American Vampire è stato lanciato negli USA; unitelo al nome del "Re del terrore" e creerete alte aspettative da parte del pubblico, specie se il re in questione si cimenta nella sua prima, vera, prova come scrittore di fumetti. E lui ci si mette seriamente, almeno da quello che ci dice dall’introduzione al volume: studia le sceneggiature inviategli dal curatore della serie Mark Doyle, prende familiarità con il nuovo linguaggio e aggiunge polpa all’ossatura del racconto pensato da Snyder.
Quel che ne esce è il libro che abbiamo tra le mani e che unisce i primi cinque numeri della serie Vertigo. Ogni numero contiene due storyarc: la prima, su testi di Snyder, è ambientata nel 1925 a Los Angeles e si concentra su Pearl Jones, aspirante attrice che cade vittima di un gruppo di produttori/succhiasangue e, divenuta lei stessa una vampira, desidera e compie vendetta; la seconda, su testi di Stephen King, narra l’origine della nuova vita del primo vampiro americano, l’ex rapinatore di banche e assassino Skinner Sweet, dal 1880 fino al 1925.

Interessante notare il differente stile narrativo dei due autori: Snyder ha testi asciutti, costruisce e arricchisce gradualmente i personaggi e usa l’ambientazione come sfondo non invasivo del racconto; King è più verboso ed eleva l’ambientazione al ruolo protagonista. In entrambi i casi, la parte messa in secondo piano ci rimette: l’Hollywood dei tempi d’oro è solo abbozzata e la storia potrebbe essere ambientata venti anni prima o dopo, funzionando allo stesso modo; invece, passando alle origini del vampiro americano, i personaggi dell’epopea western sono tagliati con l’accetta, senza sfumature caratteriali e stereotipati, anche se narrativamente efficaci, mentre l’unica novità consiste nell’inserimento di vampiri europei come coloni del vecchio mondo.

American Vampire non è il capolavoro che molti si attendevano, ma ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo fumetto. Fatte le dovute presentazioni ed esaurito il tema della vendetta, leitmotiv di queste prime storie, Scott Snyder potrà spaziare su oltre cento anni di storia americana, infilando i suoi personaggi in eventi che hanno fatto storia come le guerre mondiali, l’assassinio di JFK, il concerto di Woodstock, o il mito di Elvis Presley, di cui è un grande fan.

Nel farlo potrà contare su un team disegnatore/colorista che già ha marchiato a fuoco il proprio nome nella serie: Rafael Albuquerque e Dave McCaig. Difficile capire dove arriva il disegno di Albuquerque e inizi il colore di McCaig e viceversa; il lavoro dei due si fonde e si amalgama alla perfezione nel dare anima agli eventi narrati. I due artisti utilizzano bianchi e neri netti e una colorazione classica e priva di sfumature o effetti speciali, per la Hollywood degli anni ’20; uno stile grezzo e pittorico, con colori acidi e d’atmosfera, per l’epopea di Skinner; sembra di essere di fronte a disegnatori differenti, tanto pronunciate sono la poliedricità e l’attenzione che il duo ha impiegato per utilizzare stili diversi.

Oltre ai primi numeri, all’introduzione di King e alla postfazione di Snyder, nel volume cartonato dall’ottima confezione troviamo anche le cover alternative di autori del calibro di Jim Lee, J.H. Williams III e Bernie Wrightson, due pagine di sceneggiatura e relative tavole che evidenziano ancora una volta i differenti approcci alle storie di Pearl e Skinner, e le bozze delle cover e dei personaggi principali; il volume sarebbe perfetto, se non fosse per i soliti, numerosi, errori d’ortografia, grammaticali e refusi divenuti un marchio di fabbrica dei prodotti Planeta.

American Vampire non riesce a raggiungere le attese create, o almeno non lo fa con questo primo ciclo, ma il nome di Stephen King è di sicuro servito a dare visibilità alla serie e, ora che il re del brivido ha abbandonato la carrozza, Snyder, Albuquerque e McCaig potranno dimostrarci che la storia americana, vista attraverso gli occhi di un bastardo rapinatore di banche del vecchio west, può essere tremendamente appassionante.

Tenderini ci insegna il colore

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acquatataiEmanuele Tenderini è un dotato ed esperto colorista e illustratore che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare in opere come Wondercity, 100 Anime e il recente Dei, nonché negli albi celebrativi a colori Bonelli.

Ebbene, dal primo gennaio 2011 il giovane professionista veneziano ha deciso di condividere la sua esperienza con tutti gli interessati tramite un bel blog dal titolo Acqua+Tatai.

In esso l’autore parlerà dell’importanza del colore, della metodologia e del significato che ha in una storia a fumetti, in un’illustrazione e nella vita reale.
Ovviamente non mancheranno digressioni di carattere personale e promozioni dei suoi lavori, ma già dai primi post è evidente che tutto nella vita di Emanuele è “colore”, dalle foto che posta, ai videogiochi con i quali si diverte.

In ogni post traspare l’esperienza acquisita nel tempo nel campo del colore e della colorazione digitale, e poiché le lezioni sono del tutto gratuite, non ci resta che usufruirne e ringraziare Tenderini per il suo altruismo.

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