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Giovanni Fabris

Giovanni Fabris

"Spaventose" anteprime per il maxi crossover Marvel

  • Pubblicato in News

Attenzione! La notizia può contenere spoiler!

FearItself_3_CoverVariantImmonenFear Itself, evento Marvel di punta del 2011, è ormai giunto al terzo numero e la battaglia fra i Vendicatori e le forze della Paura sta raggiungendo il suo apice. Coloro che sono stati ritenuti “degni” di ospitare Serpent, la divinità oscura che fa da villain cardine della saga, siano essi eroi o criminali, stanno mettendo a ferro e fuoco tutto il mondo e senza Thor, intrappolato ad Asgard, fermarli sembra sempre più difficile.

Nel “libro terzo” di questo maxi crossover toccherà a Capitan America cercare di arginare l’ondata inarrestabile della Paura e battersi contro la figlia del Teschio Rosso, Sin, più decisa che mai a eliminare il nemico storico del suo folle padre. Nel frattempo, l’ultimo dei martelli destinati ai “worthy” cade su Yancy Street, il luogo che ha dato i natali a uno dei personaggi della Casa delle Idee più conosciuti e amati dai fan. L’identità del nuovo ospite di Serpent sembra abbastanza inequivocabile, ma per chi ancora avesse dei dubbi è sufficiente dire che a breve sarà “tempo di distruzione”.

Oltre alla storia principale, scritta da Matt Fraction, l’evento sta ovviamente avendo ripercussioni su tutto il Marvel Universe e ogni eroe dovrà fare i conti con i propri demoni e le proprie debolezze. Una dura prova per i supereroi in erba di Avengers Academy, al loro battesimo del fuoco, che segnerà profondamente il gruppo di giovani promesse. Inoltre, un ulteriore pericolo sta per scatenarsi su Manhattan, visto che l’Uomo Cosa, reso folle dal diffondersi della Paura stessa, vaga per la città terrorizzata ed è potenzialmente in grado di darla completamente alle fiamme. La frase “chiunque conosca la paura, brucia al tocco dell’Uomo Cosa” assume un significato quanto mai agghiacciante e a tentare di bloccare la furia del mostro ci sarà un quartetto di personaggi tanto “spaventoso” quanto improbabile: Jennifer Walters aka She-Hulk, il mostro di Frankenstein, l’ex Difensore Nottolone e dulcis in fundo Howard il papero. Questo strampalato gruppo sarà in azione sulle pagine della mini serie in quattro parti Fear Itself: Fearsome Four, con i testi dell'esordiente Brandon Montclare.

Vi riportiamo qui sotto una valanga di anteprime, con i disegni rispettivamente di Stuart Immonen, Tom Raney e Micheal Kaluta, per pregustare il proseguo di una delle saghe fumettistiche più attese di quest’anno.

Verità, giustizia e metodo americano... di fare polemica

  • Pubblicato in Focus

super2Quando la politica entra nel mondo dei fumetti il risultato è sempre un’incognita: trattare temi attuali attraverso un mezzo di comunicazione così immediato e seguito può servire per far discutere ed interessare le persone a questioni importanti della quotidianità; l’altra faccia della medaglia è che si può scatenare una sequela di inutili polemiche su un universo che, pur con una grande influenza su un pubblico vasto, rimane una creazione astratta.

L’ultima in ordine di tempo di queste “querelle fumettistiche” è l’ondata di reazioni, positive e negative, alla decisione di uno degli eroi USA per antonomasia, Superman, di abbandonare la sua cittadinanza. Come vi avevamo già anticipato, nel numero #900 di Action Comics l’Uomo d’Acciaio di casa DC si trova a partecipare ad una manifestazione anti governativa in Iran. L’amministrazione di quello che qualche anno fa Bush Jr. definiva “stato canaglia” interpreta questo gesto come un atto di guerra degli Stati Uniti nei suoi confronti. L’alterego di Clark Kent, stanco che ogni sua azione sia vista come un prolungamento del governo americano, minaccia di rinunciare alla sua cittadinanza acquisita, per rispondere alle esigenze di un mondo che “ormai è troppo piccolo, troppo connesso. Verità, giustizia e American way non sono più abbastanza”.

Inutile dire che la storia ha immediatamente fatto il giro di ogni network del pianeta, provocando una quantità enorme di commenti e reazioni, soprattutto da parte degli ambienti più conservatori della destra statunitense. “Crede nella neutralità svizzera o nell’interventismo britannico?” scrive il giornalista Jonathan Last sul "Weekly Standard", “se non crede nell’America, non crede in nulla”. Ancora più sdegnata la replica di "Swamp Fox Press": “gli autori intendono usare questo fatto come una critica politica, ma si tratta di un vero e proprio schiaffo all’identità americana. Mostratemi un altro paese che ha fatto di più per il mondo che gli Stati Uniti”.

Molto più pacata e ironica la risposta della stampa internazionale e del settore, con l’australiano "Herald Sun" che titola “non essendo tecnicamente nato negli USA e non essendo stato formalmente adottato dai coniugi Kent, Superman potrebbe essere considerato un immigrato illegale” o il redattore di "Bleeding Cool", Rick Johnston, che spiega: “appena ho saputo la notizia, ero certo che avrebbe avuto un grande impatto. Ma non penso che dietro ci sia la minima volontà di cospirazione o che faccia parte di un grande piano di marketing della DC.”

Sentendo le reazioni degli artisti che lavorano in prima persona in questo mondo, si possono trovare ulteriori spunti di discussione, al di là delle polemiche. Il disegnatore Dan Lawlis critica: “c’è qualche dubbio sul fatto che il mondo dei comic non sia dominato da estremisti di sinistra senza dio? No, ed è il motivo per cui non perdo un’occasione per darmi da fare in questo campo”, mentre la sceneggiatrice Gail Simone ironizza “non per essere sfacciata, ma la Marvel ha in programma una storia in cui Iron Man mangerà la Costituzione”. Una non troppo velata nota di sarcasmo arriva, infine, dallo scrittore canadese Chip Zdarsky: “certo, potrà pur rinunciare alla cittadinanza, ma solo un americano chiamerebbe sé stesso “Superman” e si vestirebbe in quel modo.”

In sostanza, è evidente come una semplice idea per una trama di un fumetto possa ripercuotersi sulla realtà con un clamore e una risonanza impensabili. Soprattutto dai commenti della gente comune, emerge l’influenza sempre maggiore di quest’industria su numerosissime persone: esternazioni quali “se rinuncia alla cittadinanza, allora deve lasciare subito il paese. E se decide che Clark Kent può rimanere americano, si dimostra un ipocrita. Mi fa vomitare!” o “questo significa che Superman difenderà i palestinesi quando lanciano 200 razzi sulle famiglie israeliane?” dimostrano come una battuta in un baloon possa divenire determinante per quelle che sono delle vere e propri icone pop moderne. Ciononostante, polemiche eccessive come queste posso scatenare rabbia e paure immotivate a causa di personaggi del tutto fittizi e immaginari. Se Capitan America in un albo decidesse di abbandonare i colori a Stelle e Strisce perché deluso dallo scandalo Watergate, come già accaduto negli anni ’70, in quello successivo potrebbe tornare a vestirli per una banale decisione dello sceneggiatore.

La bellezza del mondo dei fumetti sta nell’essere uno dei mezzi di comunicazione migliori, che, combinando parole ed immagini, può far vivere emozioni forti e far riflettere su temi centrali nella vita di tutti i giorni. Arrivare a parlare di eroi inventati, siano essi Batman o Corto Maltese, come se fossero persone reali in grado di condizionare la politica o la società è, però, un’assurdità che lascia il tempo che trova. Quasi nessun personaggio di fantasia è associato ad un particolare schieramento partitico o ad un ideologia (anche se molti tentano plagi in tal senso) ed è giusto che sia così, per poter far identificare ogni lettore, di qualunque paese, razza o religione con il suo paladino cartaceo. Nel contempo, parlare di attualità nei comic è utile per creare spunti di discussione e confronto, fermo restando che nella vita reale Barack Obama non stringerà  mai la mano a Spiderman. Per concludere, sono illuminanti le parole dell’autore britannico Paul Cornell: “aspetto con ansia il giorno in cui si parlerà finalmente delle trame dei fumetti, invece che delle polemiche che ci si ricamano sopra.”

Astonishing X-Men: Xenogenesis

Dalla fine degli anni ’80 la Marvel ha lanciato più volte delle linee editoriali alternative all’universo “classico”, delle rivisitazioni dei personaggi più o meno noti che hanno incontrato successi di pubblico quanto mai diversi: si va dall’universo 2099, un futuro distopico in cui agivano i discendenti degli eroi attuali risoltosi poi in una chiusura dopo pochi anni di pubblicazione, al più recente e fortunato Ultimate Universe, un adattamento in chiave moderna di figure di primo piano come Spider-Man o i Vendicatori.

In occasione del suo ormai imminente cinquantenario, la Casa delle Idee ha inaugurato una nuova testata per rendere omaggio ai suoi personaggi di maggior seguito: la linea Astonishing, un titolo che riprende quell’Astonishing X-Men, serie record di vendite per più di un decennio. Per capire quale sia lo scopo di quest’ultimo adattamento basta citare l’eloquente sottotitolo “I supereroi più famosi, gli artisti più grandi”; si tratta, infatti, di miniserie svincolate dalla continuity ufficiale, di volta in volta incentrate su personaggi differenti, scritte e disegnate dagli autori più noti e apprezzati del panorama odierno.

Ovviamente i primi protagonisti non potevano che essere i mutanti di Xavier: in questa Xenogenesis di tre numeri vedremo la squadra di Ciclope e Wolverine diretta verso un immaginario Stato africano dove si verificano con sempre maggior frequenza casi di nascite mutanti. In un Paese che per ammissione di Logan “è come il cuore della sfiga”, la precaria situazione politica e una mentalità ancora legata a vecchi riti tribali suonano quasi come una condanna a morte per dei neonati con superpoteri. Toccherà agli uomini X svelare il mistero dietro a questo improvviso focolaio di mutazione e, al contempo, proteggere i bambini da un capo di Stato, tale Dr. Crocodile, non proprio di mentalità aperta verso i “diversi”.

La trama di Warren Ellis, uno degli sceneggiatori più creativi e irriverenti di sempre, continua la tradizionale scia di “politicamente scorretto”, tanto cara all’autore: temi quali la povertà e la difficile condizione di molte nazioni del continente nero, a cui l’autore lancia una forte critica nella già citata invettiva di Wolverine, si intrecciano alla “classica”, ma purtroppo sempre attuale, questione dei rapporti con la diversità e il razzismo tipica delle storie mutanti. Ellis riesce, grazie a una sceneggiatura scritta in maniera ottima, a coinvolgere in pieno il lettore, con dialoghi secchi e “sopra le righe” e scene spesso mute, ma di fortissimo impatto.

Ad alzare ancora di più il livello dell’opera ci pensano gli eccezionali disegni di Kaare Andrews, già visto all’opera su diverse testate X: il suo tratto personalissimo esalta le figure di ogni personaggio, caratterizzandole al massimo, e riesce a cogliere l’essenza dei vari protagonisti come di rado si era visto in un fumetto; così avremo una Bestia dalla fisionomia brutalmente ferina, ma da cui allo stesso tempo traspaiono calma e intelligenza, o un’Emma Frost più che mai sensuale ed accattivante. Interpretando in modo superbo le intenzioni di Ellis, Andrews crea intere sequenze che, pur senza dialoghi, riescono ad esprimere emozioni e concetti intensi, arrivando a delle splash page che lasciano senza fiato.

In sostanza, una miniserie il cui titolo è quanto di più azzeccato si potesse trovare e un degno omaggio a cinquant’anni di pubblicazioni che hanno fatto la storia dei comics. Un acquisto quasi obbligato per ogni amante delle testate Marvel, ma anche un metodo eccellente per un novizio di avvicinarsi a un universo la cui continuity spesso può spaventare. Insomma, un esordio “stupefacente” per questa nuova linea della Casa delle Idee.

Robert Kirkman fa cento

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1303197374Nel panorama fumettistico statunitense di oggi, spesso dominato dai colossi Marvel e DC, sono poche le testate regolari che possono vantare un seguito quasi planetario: The Walking Dead e Invincible, entrambe targate Image, sono fra queste. Con l’avvicinarsi dell’uscita del centesimo numero delle sue serie di maggior successo, Robert Kirkman ha ancora molte trame in serbo, sia per gli orrori che dovrà affrontare Rick Grimes, sia per le avventure superumane di Mark Grayson.

In The Walking Dead l’atmosfera diventerà sempre più cruenta e, con l’inizio del nuovo ciclo "No Way Out", l’autore rivela che sacrifici e scelte difficili saranno all’ordine del giorno per il già stremato protagonista: “La storia si sta trasformando in una discesa nella follia per Rick. I lettori si stanno certamente chiedendo 'Quante cose atroci riuscirà ancora ad affrontare? E quante azioni altrettanto orribili sarà costretto a fare prima di cedere?'. Io rispondo solo con dateci tempo e vedrete come andrà a finire”. La forza di volontà del protagonista e la sua ormai labile sanità mentale saranno, dunque, messe a dura prova. “Il bello di queste trame è che sono ambientate in un mondo terribile e solo comportandosi di conseguenza si può sperare di sopravvivere. Essendo una serie creator-owned posso decidere quanto durerà, indipendentemente dal marketing o dalle direttive della casa editrice, per cui vedrete i personaggi evolversi e trasformarsi in qualcosa di completamente diverso di ciò che erano nei primi numeri”.

Una linea guida che si rifletterà anche sulla seconda stagione del serial televisivo dell’opera di Kirkman, a cui l’autore sta collaborando con altrettanto entusiasmo con gli altri sceneggiatori: “Alterno la scrittura del fumetto a quella dello show TV ed è un ritmo molto stancante; però riesco a far funzionare la cosa ed è molto importante quando ti piace il tuo lavoro. Con la squadra di scrittori a volte escono idee assolutamente folli e ripugnanti, ma per la trama sono perfette e difficilmente c’è un limite a quello che possiamo fare ad un determinato personaggio”. Per quanto riguarda l’enorme successo di pubblico della prima stagione, nonostante la sua breve durata, Kirkman dice: “Mi dispiace che ci siano stati solo sei episodi, ma purtroppo non ne erano pronti degli altri per continuare. L’intervallo fra le due serie è dovuto sia a questo motivo, sia al fatto che solitamente un telefilm inizia sempre nello stesso periodo, per cui la seconda stagione partirà questo settembre. Vorrei che ci fossero state più puntate, ma in fondo aspettare qualche mese non è la fine del mondo”. Infine, resta da aggiungere che è in progetto anche un videogame dedicato all'apocalisse zombie di The Walking Dead, a cui l'autore prenderà ovviamente parte.

Cambiando discorso, su Invincible in America si è appena conclusa la tanto attesa saga "Viltrumite War", in cui Mark ha dovuto combattere la sua stessa razza di dominatori galattici. Sembra quasi la fine di un ciclo, ma l’autore assicura che “ci sono molte altre trame da scoprire, come Angstrom Levy in un’altra dimensione al lavoro su chissà quali piani o le otto versioni alternative di Mark rinchiuse in un universo parallelo e pronte a distruggere ogni cosa. Ci sono diverse altre sottotrame ancora da risolvere e ce ne saranno sempre di nuove che inizieranno. Non vedo una conclusione prossima e, trattandosi di un fumetto supereroistico, mi sembra sensato che sia così. C’è sempre qualcosa di inaspettato dietro l’angolo”. Dei numeri futuri, alcuni saranno incentrati su particolari villain, come Magmaniac e il Trama Tiranno, e tratteranno delle loro azioni mentre Mark sarà impegnato nello spazio. Ritornando sull’argomento creator-owned, Kirkman rincara: “Grazie a questa particolarità, posso inserire e togliere personaggi a mio piacimento e creare delle situazioni in cui un supereroe delle grandi case non potrebbe mai trovarsi. A mio parere, è questo il fascino di Invincible: per i prossimi numeri ho già in mente alcune scene che in fumetto Marvel o DC non potreste assolutamente vedere”.

Chiudendo con l’arrivo del centesimo numero e dello straordinario successo di queste due serie, Kirkman racconta: “Quando ho iniziato, quasi non pensavo di arrivare al secondo albo, invece ora siamo al centesimo e nelle classifiche di vendita continuiamo a salire. Voglio ringraziare tutti i fan per questo sostegno e prometto che il prossimo obbiettivo sarà il duecentesimo numero. È quasi un anno che ci lavoro e non vedo l’ora che esca il #100 di entrambe le serie per mostrare quanto meravigliosi e folli li abbia resi per meritarsi questo traguardo. Vorrei solo aver avuto più tempo per farli diventare ancora meglio”.

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