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Anteprima di Justice League #1 di Bryan Hitch e Tony S. Daniel

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Dopo lo speciale one-shot Justice League: Rebirth #1, di cui vi avevamo mostrato un'anteprima, uscirà, il prossimo 20 luglio, il primo numero della nuova serie regolare Justice League.
Ai testi ci sarà ancora Brian Hitch, mentre i disegni saranno di Tony S. Daniel - autore anche della main cover - e Sandu Florea.

La nuova serie esordisce con "The Extinction Machine - Chapter One".
Gli oceani si innalzano. La terra trema. E un antico potere emerge per reclamare non solo il mondo, ma l'intero universo; nemmeno il potere combinato dell'intera Justice League può fermarlo.
Un'era completamente nuova ha inizio.

Di seguito, l'anteprima di Justice League #1. La variant cover è di Yanick Paquette.

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Arriva la Justice League of America di Brian Hitch

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La Justice League of America è pronta per tornare. Dopo le vicende che hanno coinvolto il Multiverso della DC Comics narrate in Convergence, il gruppo che annovera tra le sue fila i supereroi più forti della Terra, Superman, Wonder Woman, Batman, Lanterna Verde, Flash, Aquaman e Cyborg è pronto ad affrontare la minaccia di una flotta aliena giunta sul nostro pianeta sostenendo di essere una pacifica tribù religiosa. Ma qualcosa di sinistro è in agguato tra i loro ranghi... qualcosa con un legame antico che ci porta a Krypton!

L'artista all'opera su questo primo albo in uscito oggi, mercoledì 17 giugno, negli USA è Brian Hitch, qui nella veste di autore completo. Nella gallery in basso è disponibile un'anteprima della potenza esplosiva delle tavole di Hitch, che oltre alla cover dell'albo (che per l'occasione avrà una foliazione maggiore) realizza anche ben 7 variant cover, dedicate ognuna ad uno dei membri della JLA. Inoltre, Howard Porter ha disegnato una Joker Variant Cover.

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America’s Got Powers 1-2

Gli anni 2000 saranno probabilmente ricordati, oltre che per l’avvento di una crisi economica che non accenna ancora oggi ad esaurirsi, anche come l’epoca dei reality show, fenomeno televisivo esploso alla fine degli anni '90 con la prima edizione del Grande Fratello olandese, dal cui format sono stati poi declinati i successivi cugini europei tra cui quello italiano. Parente prossimo del reality è il talent show, nato nel Regno Unito con la serie Got Talent e basato sulla rivalità tra aspiranti artisti, che spesso sfocia in contrasti violenti tra i concorrenti per assicurarsi il maggior numero di ascolti possibile. Il concetto di una società in cui la competizione tra individui scade in uno spettacolo becero e spesso violento, una sorta di darwinismo aggiornato all’epoca dei media, è stato spesso preso a prestito da cinema e letteratura (si pensi alla serie Hunger Games) e addirittura anticipato nel celebre romanzo di Stephen King The Running Man, da cui venne tratto negli anni '80 un bel film con Arnold Schwarzenegger.

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America’s Got Powers di Jonathan Ross e Bryan Hitch si inserisce nel solco tracciato da questi illustri predecessori, immaginando un talent show dove ragazzi dotati di super poteri devono sfidarsi affinché emerga il migliore tra loro. Ross e Hitch, inglesi, ambientano la vicenda negli Stati Uniti, in una immaginaria San Francisco teatro, 17 anni prima, di un singolare evento: un bagliore accecante dal cielo, preludio all’arrivo sulla Terra di una pietra capace di far partorire prematuramente ogni donna incinta nell’area interessata dall’evento e di dotare i nascituri di poteri straordinari. Anni dopo sarà proprio questa generazione di dotati a sfidarsi nell’arena di America’s Got Powers, show creato per sfruttare a fini di intrattenimento le capacità di questi ragazzi: ma dietro le quinte altri interessi, come quelli dell’industria bellica, sono in agguato.

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America’s Got Powers, come il talent da cui prende il nome, è un buon prodotto di intrattenimento, ma non così tanto da lasciare il segno. La sceneggiatura di Jonathan Ross, anchorman della tv britannica che non ha mai fatto mistero della sua passione per i comic book, imbastisce una trama che sarebbe ottima per un blockbuster hollywoodiano, ma che non si segnala per particolare originalità (l’evento che conferisce i poteri fa pensare sia a Rising Stars di J. Micheal Straczynski che al “white event” alla base del New Universe marvelliano degli anni '80). Il topos dell’outsider che scopre di essere il prescelto, poi, è un classico della letteratura e del cinema di genere, da Star Wars a Matrix. L’intento di confezionare una critica della degenerazione dell’intrattenimento televisivo dei nostri tempi, sarebbe anche lodevole, ma non è supportata dalla mancanza di spessore della sceneggiatura: ci sarebbero voluti, tanto per intenderci, i testi caustici e iconoclasti di Mark Millar, che aveva fatto faville con Bryan Hitch sull’ormai classico The Ultimates della Marvel. Nella seconda uscita, che contiene i numeri 2 e 3 della miniserie originali, il mistero della pietra aliena si infittisce cosi come le trame dei militari, determinati a sfruttare i poteri dei ragazzi per fini bellici: ciò nonostante, i testi poco ispirati di Ross non riescono a far decollare America’s Got Powers oltre la dimensione di un pop corn movie estivo piacevole, ma già visto.

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La scarsa brillantezza della sceneggiatura è fortunatamente compensata dal reparto artistico, grazie alle matite di un Bryan Hitch tornato finalmente a buoni livelli, dopo la non felice prova del crossover Age of Ultron: libero da scadenze pressanti e assistito dai suoi due inchiostratori abituali, Andrew Currie (Ultimates) e Paul Neary (The Authority), Hitch torna a realizzare tavole spettacolari e dettagliate (l’arrivo di Tommy all’interno dello stadio, le battaglie nell’arena). Non siamo ai livelli delle matite di Authority e Ultimates, realizzate con spettacolare uso di tavole orizzontali a mimare lo schermo cinematografico (e per le quali è stato coniato il termine widescreen comics), ma il risultato è comunque più che apprezzabile. Panini Comics sceglie di serializzare l’opera in 4 albi prestige da 48 pagine, con una carta patinata che valorizza al meglio i colori del veterano Paul Mounts.
Prime due uscite tra luci ed ombre per la serie di Ross & Hitch, dalla quale era lecito aspettarsi qualcosa di più.

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