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Le opere di Hugo Pratt su Skorpio e Lanciostory

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Una notizia che farà sicuramente felici i fan di Hugo Pratt e dei settimanali Aurea. Dalla rubrica Passaparola di Skorpio #2045, apprendiamo infatti quanto segue:

"E a proposito di novità, vi faccio un'anticipazione che riguarda i settimanali: abbiamo concluso il contratto per la pubblicazione a puntare delle opere di Hugo Pratt. Pubblicheremo una media di 25/30 pagine a numero e quindi preparatevi a vivere molti mesi di emozionanti avventure."

Restate collegati su Comicus per ulteriori novità.

(Via Comicus Forum)

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Aurea review 2015: Gli albi e i volumi

  • Pubblicato in Focus

Se nel precedente focus ho passato in rassegna quanto pubblicato dai classici settimanali, questa volta mi soffermerò sulle altre testate della casa editrice diretta da Enzo Marino.

Come sempre la parte del leone la fa Dago con il suo ventaglio di pubblicazioni, che di fatto sostengono l’Aurea. Oltre agli episodi inediti pubblicati su Lanciostory e raccolti in prima battuta su Skorpio nell’ambita sezione degli inserti da rilegare vi sono infatti altre occasioni per leggere o rileggere la saga del Giannizzero Nero.

Il mensile bonellide Nuovifumetti presenta Dago ha visto scorrere nelle sue pagine 11 storie inedite e slegate alla continuity del character. Storie scritte da Néstor Barron e Manuel Morini e approvate da Robin Wood per i disegni di cinque artisti argentini dallo stile differente: Rubén Marchionne, Sergio Ibáñez, Marcelo Valentini, Alberto Caliva e Andrés Klacik. Ognuno di loro fornisce la propria versione grafica, più o meno coerente con la versione "ufficiale". Tra questi preferisco Valentini nonostante qualche rigidità da limare. Le storie generalmente si basano su schemi narrativi più volte percorsi, ma finché il pubblico mostra il gradimento…
Inserita nella collana anche “Il nemico” di Ricardo Ferrari e Caliva: una riproposta in origine pubblicata su Lanciostory per necessità di programmazione, ma la cui sede naturale era quella del bonellide in bianco e nero.

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Ristampa Dago è l’albo bonellide più ricercato da chi vuole collezionare le storie di Cesare Renzi. Nel 2015 sono usciti solo sei albi a colori poiché tale riproposta ha visto ridurre lo scarto con la produzione inedita. Per questo motivo è nata la Nuova ristampa Dago colore – una denominazione invero poco attraente seppure sia coerente – che ripubblica mensilmente l’intera saga, con colori realizzati ad hoc e in formato bonellide, con l’inserimento di redazionali a corredo e una nuova immagine di copertina, realizzata da Vincenzo Mercogliano. Sei numeri di buona fattura, stante il valore artistico dei capitoli realizzati da Wood e da Alberto Salinas.

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A ruota ecco Dago collezione tuttocolore, anch’essa ormai tediata dall’avvicinarsi alla produzione inedita e destinata a fermarsi per un po’ di tempo. Sette volumi a colori in formato 17 x 26 cm. di buona fattura editoriale. Siamo ormai nella fase in cui Carlos Gómez ha rallentato il proprio apporto grafico e altri artisti sono sopraggiunti sulla saga principale, Joan Mundet e Marcelo Borstelmann.
Al posto suo nel 2016 inizia I monografici Dago, una nuova collezione con la medesime caratteristiche editoriali. A beneficiarne saranno le storie provenienti dal bonellide mensile in bianco e nero.

Ritroviamo il veneziano anche nel cartonato deluxe “Rigoletto”, quarto volume della sotto-saga intrecciata alle vicende di Giuseppe Verdi. Questo tomo, curatissimo, si può avere solo su richiesta all’editore. Stesso dicasi per la nebulosa sezione del print on demand, con i nuovi albi di Nippur di Lagash, Amanda e le altre serie poco o nulla pubblicizzate dall'editore.

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E per concludere, Dago è anche il cardine di AureaComix, la collezione di volumi cartonati a colori, con i suoi 5 titoli sui 14 usciti durante l’anno. Ed è talmente utile alla causa che ci permette, citandolo in questa sezione, perfino di variare finalmente il menu dedicandoci alla vera novità della collana. Ovvero la Linea BD, autentica evoluzione della vecchia Euramaster. Il fumetto di matrice francofona era già vivo nella collana ma nel 2015 la sua presenza è stata ulteriormente evidenziata con una nuova impostazione grafica e un ribasso nel prezzo di copertina.
Con i tre tomi di “Sopravvissuti, anomalie quantiche” e i tre di “Kenya” abbiamo avuto due notevoli prove del talento artistico di Leo, i due de “La guerra dei maghi” hanno avuto il merito di esaltare le tavole di Domingo Mandrafina in uno degli ultimi lavori firmati da Carlos Trillo qui in coppia con Roberto Dal Pra’. Tra questi il 19° volume dell’eccellente best-seller francofono “Largo Winch” ideato da Jean Van Hamme.
L’esperienza della Linea BD è stata così fragorosa che nel nuovo anno ha conquistato un suo spazio autonomo con il varo dei AureaComix Linea BD, adesso indipendente dalla collana classica che proseguirà con Dago (e così il cerchio si chiude).

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Quello trascorso è stato l’anno in cui si è fermato il cammino di The Garfield show nella sua incarnazione rivista, ma la testata rinascerà a brevissimo come collana di albi cartonati mono-personaggio.
Purtroppo il target si è ulteriormente abbassato e ho apprezzato poco tale rivista, specie a causa delle storielle, raffazzonate, del gatto titolare di testata (buone invece le strip classiche di Jim Davis) e de “Le elfe”, una serie insulsa e pure disegnata male.
Tra le serie rimaste fino alla fine ma con poca visibilità all’interno della rivista, spiccavano “Leonardo” e “Melusina”.

Qualche cenno infine su Lanciostory Maxi (6 albi) e Skorpio Maxi (3), le due riviste mensili originate dagli storici settimanali e di cui Comicus vi ha presentato la recensione dei rispettivi primi numeri. Entrambe hanno pregi e difetti propri delle riviste-contenitore e meriterebbero una maggiore attenzione. Il vintage delle proposte affascina, ingolosisce e conquista, ma non tutto il materiale fin qui visto si può definire irrinunciabile, in riferimento soprattutto alle storie unitarie. Il top: “Yor il cacciatore” sulla prima e “Wakantanka” sulla seconda, disegnate entrambe dall’indimenticabile Juan Zanotto.
Nel loro secondo anno di vita sono preannunciati rinforzi con l’avvio di alcune serie francofone – ancora non annunciate ufficialmente – viste sulle pagine Eura intorno agli anni ’80.

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Si conclude così questa divagazione temporale zeppo di nomi e dati, in alcuni frangenti un po’ confusionario per amore di sintesi, in ogni caso mi auguro di aver fornito uno strumento utile per orientarvi nel mare magnum delle pubblicazioni Aurea.

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Aurea review 2015: Lanciostory e Skorpio

  • Pubblicato in Focus

E così un altro anno di pubblicazioni Aurea è andato in porto. Diverse gioie (per fortuna) e qualche dolore in una riflessione a voce alta da parte di un lettore di vecchia data.

Prima parte:
LANCIOSTORY e SKORPIO

Con Lanciostory e Skorpio ho trascorso un’annata divertente e appassionante: tante serie di livello elevato, tante ore di lettura rilassante con il desiderio di sapere “cosa accadrà dopo?” tipico delle riviste-contenitore – pessima definizione, ne convengo – che propongono serializzazioni in più puntate e in più volumi.

Nella mia Top list delle serie viste nell’arco dell’anno, un posto privilegiato lo occupano, in rigoroso ordine alfabetico:

Capablanca - Testa o croce (Skorpio). Torna Joan Mundet, ingiustamente bistrattato da una fetta di lettori per la sua personale versione grafica di Dago, che invece denotava un’autorialità definita. Pepe Gálvez affianca Mundet e ne agevola la creatività narrativa. La serie è in corso e appare intrigante. Vedremo gli sviluppi, per il momento è da considerarsi promossa.

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Emporio generale (Lanciostory), meraviglioso affresco, a tratti commovente e delicato, degli abitanti di una cittadina canadese. Caratteri forti e caratteristiche affascinanti in tranches de vie assolutamente coinvolgenti. Régis Loisel e il suo sodale Jean-Louis Tripp hanno realizzato un lavoro veramente bello, che merita di essere letto e riletto e, perché no, raccolto per intero nella nuova testata degli Integrali BD.

Hôtel particulier (LS), di Guillaume Sorel. Una storia bizzarra e nerissima, che appare a tratti incomprensibile e inconcludente, ma che ha in realtà uno svolgimento a orologeria. La colorazione con colori piuttosto mesti rende il tutto più straniante.

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Il mondo di Edena (LS). Forse non un capolavoro assoluto, almeno secondo i miei canoni di lettore, ma è senz’altro una serie imprescindibile per capire appieno e in un unicum la genialità e la fragilità dell’universo-Moebius. Grande merito l’aver pubblicato in unica soluzione – ancor di più in un albo a foliazione maggiorata con usuale prezzo di copertina – l’ultimo volume “I riparatori”.

Il treno degli orfani (LS). Impossibile non “tifare” per uno o per l’altro dei piccoli personaggi. Una vicenda credibile, ben raccontata da Philippe Charlot e disegnata magistralmente da Xavier Fourquemin. Finalmente una produzione delle edizioni Bamboo che mi convince pienamente.

Killer (LS), uno dei miei “pallini”. Un ritmo sincopato per uno stile di disegno che si ama o si odia, senza vie di mezzo. Matz e Luc Jacamon hanno concluso la storia probabilmente nell’unica maniera possibile. Tredici volumi per una serie sono tanti, non ho però mai avvertito cedimenti strutturali evidenti, come è accaduto per altre serie di lunga durata. Ambientazione e personaggi, anche qui, da riproporre integralmente un domani sull’imminente testata.

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La Dolce (SK). Approda in casa Aurea anche François Schuiten e lo fa con una storia densa e interessante. Spigolosa, direi. Il tratto dell’autore, valorizzato dal bianco e nero, vale da solo il biglietto d’ingresso in stazione. Già, perché “La Dolce” è il nome di una locomotiva ed è l’esatto contraltare all’effluvio che emana l’aspra vicenda narrata.

La guerra dei maghi (SK), di Carlos Trillo, Roberto Dal Pra’ e Domingo Mandrafina. Il guizzo dell’indimenticato sceneggiatore argentino si nota, così come lo stile narrativo senza fronzoli dell’autore romano. L’ottimo “Cacho” impreziosisce il tutto con disegni e colori veramente adatti alle situazioni presentate.

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Leopoldo - La historieta perduta (LS). Ancora Mandrafina per l’ennesimo capolavoro firmato insieme a Guillermo Saccomanno. Pubblicazione in corso, ma di grande prospettiva e già conclamata validità. Il fascino della nostalgia, quello dell’avventura, le citazioni del passato glorioso. Disegni magnifici che sottolineano in ogni segno un’atmosfera in cui reale e irreale s’intersecano e “vivono” allo stesso momento.

Nestor Burma (SK), un autentico classico dell’immaginario franco-belga, dai romanzi di Léo Malet all’adattamento a fumetti realizzato straordinariamente da Jacques Tardi e dai suoi efficaci epigoni Emmanuel Moynot e Nicolas Barral, quest’ultimo visto nel 2014 con la storia più recente dedicata al detective.

Riconquiste (SK). Da menzionare quanto meno per l’apporto grafico notevolissimo di François Miville-Deschênes, assistito ai testi dal bravo Sylvain Runberg. In realtà anche la storia è meritevole di considerazione.

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Tyler Cross (SK), di Fabien Nury e Brüno. Tra le più seducenti letture dell’anno, molto avvincente per il suo senso di pericolo immanente che il precipitare degli eventi trasmette. Un noir con tutte le sfumature al posto giusto.

Era evidente fin dall’inizio, rimangono fuori da questa lista ristretta tanti altri lavori di qualità, tra le serie già conosciute nelle annate precedenti a quelle di recente produzione. Giusto per menzionare sinteticamente altrettanti titoli: Antares (LS), Crociata (LS), Dago (LS), Eleonora, regina di Francia (LS), Fatale (SK), Il soldato (LS), La principessa di sangue (LS), Progetto Sirena (LS), Rani (SK), Sortilegi (LS) e Vasco (SK), Violette Nozière, amabile cattiva (LS).

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È palese come l’Aurea abbia puntato particolarmente sui volumi one-shot. Una scelta che condivido: in breve tempo viene proposto un lavoro compiuto, spesso realizzato da artisti di richiamo.

Le dolenti note.
A parte l’annosa questione della cura redazionale non esattamente perfetta con diversi errori nel lettering (quando un tempo i settimanali erano praticamente scevri da errori di battitura o punteggiatura), e una stampa tipografica che più volte ha presentato, in una parte delle tirature, problematiche nella riproduzione delle tavole a colori, concentriamoci sul fulcro di quanto si sta trattando: la produzione a fumetti.
Se da una parte, e come abbiamo visto, buona parte delle storie di scuola franco-belga sono state di un livello sopra la sufficienza con punte che vanno verso l’eccellenza e pochi casi di “puro riempitivo” e un’unica vera nota dolente relativa alla questione della “replica” inconsulta di Mister George su Skorpio, poi dirottata sul mensile Skorpio Maxi, d’altra parte si denota uno scadere generale della produzione italiana e sudamericana, ormai ridotte per numero e qualità.

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Quella tricolore si è incentrata prevalentemente sulle storie autoconclusive, sebbene in misura inferiore rispetto al passato. Una piacevole scoperta è Vittorio Astone, che ricorda in un certo senso Saverio Tenuta. Nel comparto sceneggiature la parte del leone la fa Alessandro Di Virgilio, con una serie di brevi storie biografiche che rimandano alla scuola di Mino Milani e del Corriere dei Ragazzi. Ai disegni il più prolifico (e affidabile) è Spartaco Ripa.

Le serie italiane dall’editoriale romana:

Brando (SK) di Andrea Mantelli e Luca Lamberti: ambiziosa ma nel complesso abbastanza digeribile.

Cow boy gun (LS) di Andrea Mantelli e Claudio Montalbano: trascurabile, fosse stata una miniserie breve forse l’avrei apprezzata, così è andata probabilmente oltre il suo potenziale iniziale.

Diana Wicce (LS) di Giovanni Masi e Fabrizio Galliccia: carina e leggera. Probabilmente interrotta per i nuovi impegni degli autori, traslocati verso altri lidi.

Farfalle colorate (LS) di Roberto Dal Pra’ e Rodolfo Torti: l’ho apprezzata anche se secondo me si poteva anche concludere così.

Fobie (LS) di Ottavio De Angelis ed Emiliano Albano: serie atipica e aperiodica, il disegno soprattutto non mi convince.

Galaxy Lion (LS) di Giulio Gualtieri ed Emilio Lecce: bruttarella forte, testi e disegni.

Ghigo lo sfigo (SK) di Laura Stroppi: superflua. Raramente le gag mi strappano un sorriso.

Il legionario (LS) di Ottavio De Angelis e Silvia Marino: ho preferito di gran lunga la prima miniserie, quello disegnato da Emiliano Simeoni, però la Marino non mi è dispiaciuta.

Rapa & Nui (SK) di Augusto Rasori e Giorgio Sommacal, Laura Stroppi: vedi alla voce “Ghigo lo sfigo”. Associo anche la strip inglese “Beep Peep”, ormai super inflazionata e senza più mordente.

Wild (LS) di Alessandro Di Virgilio, Davide Morando ed Edym: la quarta e conclusiva parte l’ho trovata sostanzialmente più debole – o meglio sotto le mie aspettative – rispetto al percorso precedente. Sulfurea, con spunti interessanti.

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La linea latino-spagnola.
Si è visto un alluvione di vecchi lavori brevi di Joan Boix: alcuni piacevoli, la maggior parte riempitivi, che però in una rivista antologica, dove bisogna comunque completare le pagine a disposizione, ci possono stare.
Un paio i liberi a colori scritti da Emilio Balcarce, sempre fulminanti e deliziosi.

Tra le serie di questa linea, le tre che mi sono piaciute di meno sono: Hiras, figlio di Nippur (LS e SK) di Robin Wood e Sergio Mulko, Roberto Goiriz; Il guardiano (SK) di Enrique Barreiro e Lautaro Capristo e La veneziana (SK) di Ricardo Ferrari e Laura Gulino

E poi ci sono le inglesi: Axa (SK) di Donne Avenell ed Enric Badía Romero e il sopra citato Le avventure del legionario Beep Peep (LS) di Roger Kettle e Andrew Christine che condividono il mio stesso giudizio. Se non ci fossero non ne avvertirei proprio la mancanza.

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Le copertine avrebbero forse bisogno di una rinfrescata grafica, soprattutto quella di Lanciostory. Per quella di Skorpio suggerirei se non altro un rimpicciolimento delle serie strillate. Riguardo le immagini, preferirei che ci siano sempre quelle che richiamano i contenuti interni alle singole riviste.

Prossimamente la seconda e conclusiva parte, sulle altre testate dell’editoriale romana.

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Skorpio Maxi 1

Poco più di tre mesi dopo Lanciostory Maxi, tocca alla rivista gemella Skorpio fregiarsi della costola editoriale informato maggiorato. Lo fa con un sommario tutto sommato coerente con la propria storia: un compendio di roots con la riproposta del serial che dà il nome alla testata, mirabilmente disegnato da quell’Ernesto García Seijas oggi una delle maggiori punte di diamante di Tex. A “Skorpio” si affiancano altre due appassionanti serie dei primordi, “Continente nero” e “Wakantanka”.
L’ultima storia non autoconclusiva costituisce un piccolo e controverso caso editoriale dei nostri giorni. “Mister George” fu pubblicata dall’antenata Eura Editoriale, per intero, sul finire del 2004 e nelle scorse settimane il primo dei due tomi originali è stato serializzato nuovamente per errore sempre su Skorpio, per un disguido originato dalla pubblicazione in terra francofona di un’edizione integrale. Adesso, avendone acquisito i diritti di riproduzione nella versione italiana, l’Aurea ha pensato di presentarne il secondo tomo serializzandolo sulla nuova rivista. Diciamolo con chiarezza: l’idea sembra fallimentare a prescindere della qualità della bédé disegnata da Labiano. Ma mettendoci per un momento nei panni dell’editoriale, non avremmo saputo trovare altra soluzione se non perseverare nel proporla su Skorpio. Uno svarione che ha però il merito di mettere in luce agli aficionados lettori dei prodotti Aurea la bontà di una stampa su un formato più ampio rispetto a quello degli storici settimanali.

Tre i fumetti autoconclusivi, non tutti particolarmente ficcanti ma comunque piacevoli.

Analizziamo dettagliatamente i contenuti della rivista.
Dietro una copertina invero piuttosto anonima di Andrea Modugno, da poco collaboratore della casa editrice anche nella veste di disegnatore di storie “libere”, si inizia con il redazionale “L’angolo” firmato da Luca Marino, dove si espone la pubblicazione e il contributo del professor Vacca.

Ma entriamo nel core del Maxi.

• SKORPIO, IL VENDICATORE SOLITARIO (di Ray Collins ed Ernesto García Seijas) da Skorpio n. 1 e 6/1977 – i primi due capitoli nei quali facciamo conoscenza con i principali comprimari del misterioso giustiziere e nei quali lo stesso Matt “Skorpio” Rowinson agisce concretamente quasi senza proferire parola. Storie un po’ datate nella loro evoluzione e nel linguaggio in cui solo i disegni si stagliano mirabilmente. Riproduzione tipografica buona solo nelle pagine in bianco e nero, quelle a colori (redazionali) appaiono di qualità inferiore. Da segnalare un balloon rimasto vuoto in fase di ri-lettering a pagina 11. Il testo mancante è: SOTTO, MOSBY!. Giudizio sintetico: discreto.

• CONTINENTE NERO (di Alfredo Grassi e Alberto Salinas) da Skorpio n. 3/1977 – belli i disegni di Salinas, il creatore grafico di Dago – qui con tutta probabilità aiutato dagli assistenti del suo studio, a quel tempo c’erano anche Enrique “Khato” Campdepadrós e Carlos Pedrazzini – per una serie a tutta avventura, dove il sapore della polvere e il calore dei raggi solari, insieme al sudore e al sangue delle trame che andiamo a leggere sembrano fuoriuscire dalle tavole. I testi sono anche in questo caso il comparto artistico più debole, ma nel complesso le 14 pagine tutte in bianco e nero scorrono piacevolmente. Giudizio sintetico: discreto.

• MISTER GEORGE #2, 1ª parte (di Rodolphe/Serge Le Tendre e Hugues Labiano) – nuova la traduzione del fumetto rispetto alla versione del 2004. Una storia interessante ma di problematica fruizione per chi non ha letto il primo volume, nonostante il sunto impresso a pagina 44. Trattasi di una onesta bédé di puro intrattenimento, un tipico thriller. Come detto, la trama prosegue dal tomo precedente e fa appena in tempo a iniziare il suo dipanarsi che si giunge al pit-stop. Proseguirà sul prossimo numero del Maxi. Particolarmente piacevole solo la sensazione di ciò che potrebbero essere Lanciostory e Skorpio se avessero questo formato arioso, molto più adatto alle storie nate per essere disposte su quattro strisce per tavola. Giudizio sintetico: sufficiente.

• WAKANTANKA (di Héctor Oesterheld e Juan Zanotto) da Skorpio n. 1/1977 – l’ultimo personaggio creato dall’immenso HGO, le cui avventure furono terminate dal collega Carlos Albiac che scrisse gli ultimi tre capitoli. È la storia di Nakai, un chippewa in cui il sakem della tribù rivede in lui lo spirito del dio Wakantanka. Un giovane uomo che andrà incontro alla propria maturità nell’esilio al quale è stato confinato. Strepitosi i disegni di Juan Zanotto, un artista dal tratto alquanto seducente. Giudizio: molto buono, tendente all’eccellente.

• IL DIO SCONOSCIUTO (di Alfredo Grassi ed Enrique “Quique” Alcatena) da Skorpio n. 25/1983 – visto in prima battuta all’interno della storica “Serie Fantasy”, autentico serbatoio di tematiche fantascientifiche e fantasy tout court, stili letterari e grafici soprattutto argentini nei primi anni della rivista madre, questa è una storia peculiare in cui comincia ad assurgere il talento enorme di Alcatena. L’oggi novantenne Grassi ha scritto tantissimo nella sua carriera e questo autoconclusivo è nella media dei suoi lavori di genere. Giudizio sintetico: piena sufficienza.

“La bussola” di Roberto Vacca è una rubrica posizionata a mo’ di intermezzo. Parecchio pesante la tematica scelta per inaugurarla (la mortalità da tumore), l’esposizione non mediata la rendono forse poco adatta a una rivista non specializzata anche a causa della presenza di grafici e tabelle di non immediata lettura, ma è lodevole il tentativo di apportare un elemento alto. Come un’oasi all’interno del mare di evasione intorno.

• IL MAESTRO (disegni: Martha Barnes/Andrés Klacik) da Skorpio n. 10/1980 – a discapito dei credits, Barnes non è lo sceneggiatore ma è semmai Martha Barnes, autentica signora della historieta attiva anche negli USA e in Europa nella lunga traiettoria artistica della sua carriera. Qui disegna a quattro mani con Andrés Klacik, un nome storico e ricorrente sui settimanali Eura e Aurea, tutt’oggi in piena attività. Questa è l’altra storia proposta con la metodologia che si usava a quell’epoca, con l’alternanza di pagine a colori e in bianco e nero. Banalotta la storiella moralizzatrice con tanto di sorpresina telefonata finale. Anche qui una balloon – anzi una didascalia, nella fattispecie – è rimasto vuoto in questa versione. Il testo mancante nella quarta vignetta di tavola 2 è: «SEI STATO TU!». PAROLE NEL CERVELLO, COME UN'OSSESSIONE. Cancellate anche le firme degli autori nel riquadro in ultima pagina. Rimane la curiosità di sapere chi fosse l’autore reale della sceneggiatura. Giudizio sintetico: mediocre.

• LA GABBIA (di Joan Boix) – è un flash mono-tavola e muto dell’artista spagnolo, del quale l’Aurea sta recentemente proponendo diverse storie conclusive prodotte anni fa per il mercato iberico e americano. Straniante. Giudizio sintetico: buono.

In breve, una nuova occasione per approcciarsi a quarant’anni di storia editoriale. Alti e bassi sono compresi nel prezzo, come è d’uopo per una rivista contenitore.
Tutto è perfezionabile. Oggigiorno tutto si consuma in fretta e attendere un mese per conoscere gli sviluppi di una storia rimasta in sospeso non sembra più proponibile. Un tempo si attendevano anche mesi per un nuovo capitolo di una decina di pagine. Già, un tempo…
Per fortuna c’è tanto da ri-scoprire e il tempo non mancherà, sperando che la fortuna voglia favorire la nascitura. Si auspica una cura editoriale ancora maggiore, giacché l’errore è sempre in agguato.

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