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Nirvana 6

È difficile descrivere con precisione cosa è Nirvana. Molto più facile è dire cosa non è.

Nirvana non è Rat-Man.
Su questo punto i "paguri" (Emiliano Pagani e Daniele Caluri) hanno insistito parecchio. Il loro scopo non era quello di fornire un nuovo Rat-Man, né quello di mettersi in competizione. Certo, però, che la scelta del formato, la bimestralità, lo stile e addirittura la struttura narrativa con più linee temporali fanno di tutto per costringerci ad un paragone indesiderato e in fondo immeritato. Intendiamoci, sono tutti elementi dettati da ragioni ben precise e difficilmente hanno a che fare con l'ingombrante "vicino di casa". Basti pensare che la struttura su più livelli temporali è un classico dei lavori precedenti dei paguri e di Pagani in particolare. Il protagonista però non è un idiota che cerca di essere un (super)eroe senza riuscirci, bensì un truffatore da due soldi pasticcione che si ritrova, suo malgrado, a dover collaborare con la giustizia, adattandosi di volta in volta a nuove identità per sfuggire a dei feroci sicari. Se quindi Rat-Man nella sua goffa stupidità rappresenta uno dei nostri lati peggiori rendendo attuabile un'immedesimazione da parte del lettore, nel caso di Ramiro, il protagonista della serie, ci troviamo di fronte ad un detestabile sfigato, cosa che complica decisamente la suddetta immedesimazione. Per fortuna Pagani sa il fatto suo e, anche grazie alle critiche che Ramiro rivolge direttamente e indirettamente agli aspetti più assurdi della società italiana, riusciamo a simpatizzare per lui nei suoi tentativi di salvarsi la vita.

Nirvana non è Don Zauker.
Certo, le similitudini sono numerose, a cominciare proprio dalla già citata narrazione su più livelli, che ai fedeli lettori del duo potranno dare una sensazione di déjà vu (piacevole o meno a seconda del grado di affezionamento allo stile di Pagani), per tacere delle numerose tematiche in comune con il prete più irriverente del fumetto italiano. Di differente c'è che in Nirvana la satira sulla chiesa cattolica e sui suoi rappresentanti, pur se ancora presente, è solo uno degli elementi. In questa serie, infatti, si amplia decisamente il bersaglio della critica alla società italiana, passando dal mondo del calcio a quello della moda per arrivare persino all'universo dei cosplay. Pur essendo lodevole l'utilizzo dello stratagemma narrativo delle differenti identità di Ramiro per criticare di numero in numero differenti tematiche, non possiamo non notare come alcune di queste critiche siano ben realizzate. Essere passati da un personaggio che aveva come scopo primario quello di criticare un mondo ben preciso e delineato come quello della chiesa cattolica ad un personaggio che mette in cattiva luce praticamente ogni aspetto della società che gli autori ritengono criticabile rende il tutto molto più fumoso, mancando a volte il bersaglio.
Inoltre Don Zauker aveva il pregio di raccontare storie autoconclusive. Non parliamo ovviamente delle storie presentate nelle due pagine messe a disposizione dal Vernacoliere, ma dei due volumi pubblicati dalla Double Shot e dalla Planeta DeAgostini. In tali albi le caratteristiche tipiche della coppia Pagani/Caluri trovavano un loro equilibrio proprio nel concludere la vicenda in un'unica soluzione. In Nirvana occorre invece attendere sei episodi (e dieci mesi) per avere un quadro completo di cosa sta accadendo. Non ci sarebbe niente di male in questa scelta se però fosse attuata in maniera corretta, dando comunque un senso di unità ai singoli episodi, cosa che non sempre avviene.

Nirvana non è (del tutto) attuale.
Questo purtroppo è un aspetto che non possiamo imputare interamente agli autori, dato che dal momento dell'ideazione e della scrittura della miniserie ad oggi in Italia è sostanzialmente cambiato tutto in maniera imprevedibile. In quest'ottica le battute sul "premier", sui ministri avvocati, sulle showgirl che si candidano in politica e quant'altro appaiono fuori tempo massimo, rendendo il fumetto quasi anacronistico. Non che l'Italia si sia definitivamente liberata di questi fenomeni, anzi la possibilità che questi si ripresentino nella loro interezza è sempre dietro l'angolo, ma cercare di far ridere su questi aspetti è come fare battute sull'immobilismo della Democrazia Cristiana: la satira è correttamente indirizzata, ma l'interesse è decisamente attenuato. Un consiglio per la prossima miniserie, che inizierà a gennaio 2013: se, come è lecito attendersi, ci si concentrerà sull'Italia al tempo del governo tecnico, si eviti di proseguire su questa strada oltre il terzo numero, quando cioè avremo un governo del tutto nuovo. Si rischierebbe altrimenti di avere di nuovo una satira fuori tempo massimo.

Nirvana non è un fumetto perfetto (ma nemmeno un brutto fumetto).
Questo è quanto emerge alla luce dei difetti sopra menzionati. In particolare il primo numero, che aveva il compito di coinvolgere il lettore e di introdurre l'intera serie, ha sofferto la mancanza di unità, lasciando troppi fili in sospeso e generando molte più domande che risposte, confondendo i lettori. Alcune battute, poi, lasciano il tempo che trovano e non tutti i personaggi sono ben riusciti o perfettamente sviluppati, in particolare quelli introdotti nel quinto numero. Ma, come detto, ciò non significa che Nirvana sia un pessimo prodotto. Tutt'altro. Il sesto numero in particolare è decisamente più riuscito dei precedenti, non tanto (o non solo) per l'azzeccata ambientazione, quanto per un equilibrio ben dosato nell'andare a sviluppare le varie linee temporali, portando il tutto verso una conclusione soddisfacente di alcune delle trame portate avanti nei dieci mesi precedenti. Esilarante, in particolare, la risoluzione del mistero di Occhio Nero Bronson, perfettamente in linea con lo stile sui generis dei "paguri" e che lasciamo scoprire al lettore. Che rimangano dei fili in sospeso è altamente legittimo e anzi lascia il lettore desideroso di scoprire come proseguiranno le vicende di Ramiro nella seconda imminente stagione.
Nirvana ha dalla sua anche un alto livello artistico nelle matite di Caluri, che riesce perfettamente a rendere il tono paradossale dell'intera serie evidenziando in maniera efficace sia i momenti esilaranti che quelli "epici".

Nirvana non è il solito fumetto.
È questo forse il maggior pregio di Nirvana: essere un fumetto atipico, come non ce ne sono nel panorama attuale. La combinazione di battute "forti", la già citata satira sociale, la trama sviluppata nell'arco di sei numeri con albi tutt'altro che autoconclusivi, uno status-quo in perenne cambiamento, le battute fulminanti: sono tutti elementi che caratterizzano Nirvana e lo rendono unico nel suo genere. Addirittura crea un "suo" genere. Pur con i difetti evidenziati è, dunque, innegabile che abbia una propria identità e non sono pochi i lettori che in Nirvana vedono il solo fumetto da seguire. E attirare nuovi lettori è una caratteristica che molti fumetti ucciderebbero per avere.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Emiliano Pagani, disegni di Daniele Caluri
  • Formato: brossurato, 64 pagine in b/n
  • Prezzo: € 2,90
  • Voto della redazione: 5
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