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Satoshi Kon: Millenium Director

Kon2Satoshi Kon nasce il 12 ottobre 1963 a Kushiro, città situata nel nord-est del Giappone; finito il liceo si iscrive ad un'università artistica per rendere più professionale il suo disegno, nella quale si diplomerà nel 1987. Parallelamente ai suoi studi realizza il suo primo manga Toriko per la rivista Young Magazine, con il quale vince il premio come miglior debuttante e attira l'attenzione di Katsuhiro Otomo, uno degli artisti più apprezzati dal giovane Kon.
Uscito dalla scuola d'arte nel 1991 scrive e disegna La stirpe della sirena, oltre a collaborare con Otomo alla progettazione del film live-action "World Apartment Horror" che Otomo poi dirigerà lasciando a Kon il compito di curare l'adattamento a fumetti. Nello stesso anno avviene anche il suo esordio nel campo dell'animazione, come animatore e addetto ai fondali dell'OAV "Roujin Z" ispirato a un manga di Otomo; due anni dopo rivestirà lo stesso ruolo nel suo primo lavoro destinato al cinema, "Patlabor 2 – The Movie" sotto la direzione di Mamoru Oshii.
Esordisce come sceneggiatore per il quinto OAV de "Le bizzarre avventure di Jojo", ruolo che anche in questo caso dopo un paio d'anni potrà sperimentare anche per il grande schermo: è il 1995 e Otomo lo ricontatta per un altro progetto, il film a episodi "Memories" di cui Kon scrive l'episodio "Magnetic Rose" che sarà poi diretto da Koji Morimoto.

Nel 1997 Satoshi Kon può finalmente cominciare la sua carriera con opere interamente realizzate sotto la sua direzione artistica: il primo film da lui scritto e diretto è "Perfect Blue", adattamento animato inizialmente pensato per il mercato home video, ma che grazie alla qualità del prodotto finale ottiene l'onore della proiezione sul grande schermo. Il film ottiene un grande successo di pubblico e critica, assicurando al regista l'opportunità di dirigere un'altra opera: nei suoi desideri c'è la versione animata del romanzo "Paprika" di cui è un grande fan, ma la società di produzione fallisce interrompendo bruscamente il progetto. Uno dei produttori rimane però affascinato dal talento e dalle idee di Kon e gli propone di realizzare un altro film che sviluppi le stesse tematiche; nasce così "Millenium Actress", successo ancor più eclatante del suo film precedente.
Con la fama ottenuta, Satoshi Kon può permettersi una produzione più impegnativa e il suo terzo film ottiene un budget superiore alla somma dei budget dei suoi primi due lavori; sorprendendo tutti decide di abbandonare le tematiche oniriche e i toni crudi per una storia più leggera con risvolti di critica sociale, confezionando quello che ad oggi è considerato il suo capolavoro più riuscito, "Tokyo Godfathers". L'anno successivo dirige la sua unica serie televisiva "Paranoia Agent", in realtà un contenitore di tredici episodi nel quale Kon inserisce con un appropriato filo conduttore molte idee avute nel corso degli anni ma che non era riuscito a inserire nei suoi precedenti film.
Nel 2006 può finalmente ripescare il progetto abbandonato qualche anno prima e dirige "Paprika", questa volta su richiesta dello stesso autore del romanzo di cui Kon era fan, il quale era rimasto impressionato da "Millenium Actress"; il film va ad unirsi ai precedenti successi del regista e lo conferma come uno dei più importanti nomi dell'animazione giapponese anche sul mercato occidentale.
Forte di questo titolo, nel 2007 crea assieme ad alcuni dei suoi colleghi più celebri la Japan Animation Creators Association, un'associazione che vuole sensibilizzare le condizioni precarie di lavoro dei giovani animatori in Giappone.

"Chi fa il mestiere di regista e animatore oggi è figlio della generazione otaku degli anni Settanta: realizza anime e fumetti a immagine e somiglianza di quello che ha visto da ragazzo. Un assurdo circolo vizioso"; questa dichiarazione di Satoshi Kon è una bandiera del suo stile, originale e sperimentale, senza alcuna remora a criticare una produzione animata forse un po' troppo piatta ed omologata. I lavori di Kon di certo non corrono questo rischio, sempre impegnati a osare tanto nella narrazione quanto visivamente, impegnando lo spettatore in un costante processo di interpretazione e allenamento della fantasia.
Il suo spirito ribelle lo porta a fuggire da ogni categorizzazione, disattendendo le aspettative del pubblico: la sua, ahimè troppo breve, filmografia passa da horror a film onirici, spiazzando poi chiunque con una favola per adulti e addirittura dedicandosi al piccolo schermo dopo numerosi successi cinematografici, quando solitamente i registi televisivi farebbero carte false pur di avere l'opportunità di passare al grande schermo.
I film di Kon sono di sicuro titoli atipici, in alcuni casi non ci si spiega quasi perché siano stati realizzati in animazione quando sarebbero potuti benissimo essere girati dal vivo; non si dica però che Kon non sa come sfruttare al meglio l'animazione, basti guardare l'espressionismo esagerato dei personaggi di "Tokyo Godfathers" o il virtuosismo grafico raggiunto nei sogni di "Paprika".
Un autore in grado di rimettersi in gioca ogni volta e pronto a lanciarsi ogni volta in una nuova scommessa, un nuovo genere e un nuovo approccio alla regia; dopo aver avvicinato molti adulti all'animazione giapponese, il suo ultimo lavoro, "The Dream Machine", avrebbe dovuto essere una favola fantascientifica adatta anche per i più piccoli. Purtroppo la lavorazione è stata bruscamente interrotta dal triste lutto, ancora non si sa a che punto del processo creativo fossero arrivati, ma quando il film uscirà è con un pizzico di malinconia che gli appassionati di tutto il mondo potranno assistere all'ultima impronta che Satoshi Kon avrà lasciato nella storia del cinema.

In occasione dell'uscita americana di "Paprika", Satoshi Kon si recò a New York dove per l'occasione era stata organizzata una retrospettiva delle sue opere; in chiusura dichiarò: "Sono troppo giovane per avere una retrospettiva, forse dovreste invitarmi più avanti, quando avrò fatto qualche film in più". È un commento ironico e modesto, che purtroppo non potrà mai divenire realtà a causa della sua improvvisa morte.
La sua scomparsa ha sicuramente privato il mondo del cinema di uno dei registi di animazione più promettenti e immaginifici in circolazione (secondo chi scrive, il migliore in assoluto), che avrebbe potuto regalare ancora molto al campo dell'animazione giapponese.
Satoshi Kon è morto a soli 47 anni: per fare un parallelismo anagrafico, Hayao Miyazaki a quell'età aveva appena concluso "Il mio vicino Totoro", quindi si trovava nel pieno apice della sua carriera che da quel momento si avviò verso una costante crescita qualitativa e di popolarità. Il decesso di Kon è una perdita colossale per il mondo degli anime, che vedevano in lui la figura più importante della nuova generazione di cineasti e l'unico in grado di raccogliere l'eredità virtuale di Miyazaki anche nel mercato occidentale. Questa tragedia pone l'animazione giapponese di fronte all'evidente assenza di "giovani" registi con uno stile originale e moderno in grado di produrre film che possano affascinare anche platee di adulti, attirando gli elogi di critica e pubblico come solo i grandi nomi possono fare.

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